Se esistesse un multiverso nella musica dance elettronica,
ci sarebbero molte possibili conseguenze e scenari che potrebbero verificarsi. Avremmo meno clonatori e più creativi e quindi nuovi e diversi stili musicali. In ogni universo, potrebbero esistere stili diversi. Potremmo trovare un universo in cui domina la techno, mentre un altro potrebbe essere incentrato finalmente sulla trance. E la libertà sarebbe infinita e totale. Assisteremmo a una non musica e a discoteche silenziose e anche a sigle del Gabibbo prodotte da Aphex Twin in collaborazione con orchestre del liscio. Il nuovo di David Guetta sarebbe realizzato magari dai Black Sabbath.
Gli artisti sarebbero unici perché ogni universo potrebbe avere artisti speciali e distintivi, inclusivi e non, integralisti e non, che creano musica per dj.
I multiversi pullulerebbero di talenti eccezionali che non esistono nel nostro universo. E viceversa. È vero, andremmo oltre l’infodemia sui musici e le migliaia di tracce caricare quotidianamente sulle dsp: le produzioni sarebbero infinite. Avremmo una vasta varietà di artisti da scoprire e ascoltare e le collaborazioni sarebbero interdimensionali. Gli artisti di diversi universi potrebbero collaborare tra loro. Immaginiamo una collaborazione tra uno dei migliori produttori house del nostro universo e un talento jazz di un altro universo. Altro che i mash-up, il layering sarebbe non solo orizzontale ma anche verticale. Fantascienza? No, peggio, o meglio: multiverso. Che è meglio del metaverso.
Ma come sarebbe questo multiverso musicale / elettronico?
Tutti noi vorremmo sapere se viviamo in una simulazione, come rappresentato dal film “Matrix”. Per ora, però, molte domande rimangono senza risposta. Ma il solo pensarci ci porta a immaginare strade infinite.
“Tu che forse sei diverso, almeno tu nel multiverso”: remixiamo la canzone scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio per Mia Martini. E facciamoci trasportare. Ecco perché dovremmo provare a immaginare una musica senza confini.
Le influenze e le tecniche musicali si mescolano creando nuove tracce uniche e non solo, prendiamo i live. Potrebbero sorgere eventi e festival in cui artisti provenienti da diversi universi si esibiscono insieme. Questi appuntamenti potrebbero offrire un’esperienza musicale completamente nuova, con suoni, stili e atmosfere provenienti da universi alternativi. L’esistenza di un multiverso musicale potrebbe portare a una maggiore evoluzione della musica dance elettronica. Le influenze incrociate dei diversi universi potrebbero stimolare innovazioni e nuove tendenze nella produzione musicale.
In sostanza, l’esistenza di un multiverso nella musica dance elettronica potrebbe portare a una maggiore varietà, sperimentazione e collaborazione, spingendo la musica verso direzioni mai sperimentate prima.
Secondo alcune stime, l’universo conosciuto può contenere fino a due trilioni di galassie, con una galassia media che contiene circa cento milioni di stelle e un numero incalcolabile di pianeti. Ma potrebbero esserci più copie dell’intero universo come lo intendiamo noi. Il concetto di multiverso musicale, mondi sonori che coesistono invisibilmente accanto a noi, forse rappresenta le versioni della realtà quasi identiche alla nostra – è un’idea pervasiva nella fantascienza e che ha incuriosito generazioni di fisici e dell’immaginario. Mentre gli scienziati devono ancora trovare prove dell’esistenza dei multiversi (…), ci sono una serie di ipotesi che utilizzano le leggi della fisica per esplorare la possibilità di universi multipli soprattutto di carattere quantistico.