Beaches Brew, sulla spiaggia dell’Hana-Bi di Marina di Ravenna dal 5 all’8 giugno l’edizione del decennale / con ingresso libero! Mica male. E mancano ancora gli artisti italiani presenti.
E’ IL PRIMO CAPITOLO DI UNA SERIE DI ARTICOLETTI CHE DEDICHIAMO ai festival e ai party dell’estate ’23 di riferimento. Questo è dannatamente COOL. Poco ma sicuro.
Partiamo dal titolo del festival, ispirato ovviamente al capolavoro di Miles Davis chiamato Bitches Brew (sì certo, voleva dire qualcosa come brodo di zo****a. Un tempo per fortuna gli artisti sapevano osare, oggi siamo tutto così corretti).
Vi mettiamo qui sotto tutto quanto il comunicatone.
E quindi eccoci. Torna da lunedì 5 a giovedì 8 giugno 2023 l’appuntamento che inaugura (per alcuni) l’estate della musica sperimentale in Italia e quest’anno celebra la Decima Edizione. Nato nel 2012 sulla spiaggia dell’Hana-Bi, stabilimento balneare sul litorale di Marina di Ravenna, dalla sinergia del team di Bronson con un pool di curatori diviso tra Olanda e Stati Uniti, il festival piace. Beaches Brew ha saputo affermarsi negli anni come uno dei boutique festival più amati e partecipati. Punto di riferimento per quanto riguarda la sperimentazione e i nuovi suoni nel panorama italiano e internazionale.
Sul palco di Beaches Brew si sono esibiti tra gli altri, spesso per la prima volta nel nostro paese. Ad esempio King Gizzard, Courtney Burnett, Big Thief, Khruangbin, Comet is Coming, Neutral Milk Hotel, Ty Segall, The War on Drugs e Elijah Wood.
Ecco i nomi dei protagonisti della decima edizione del festival, anche quest’anno interamente a ingresso gratuito. Perché Beaches Brew spacca, parecchio anche.
12 artisti (molti dei quali in prima italiana), 10 diversi paesi del mondo, per una line-up tutta internazionale. Tutto questo in attesa di un secondo lancio che includerà anche il contingente di artisti italiani. Tutto questo riflette perfettamente l’approccio di ricerca trasversale, inclusivo e “boundary crossing” (vuol dire che il festival attraversa i confini) del progetto Beaches Brew. Mai concentrato su un solo genere o espressione ma sempre aperto all’esplorazione delle diverse direttrici sonore del contemporaneo: dall’R&B intimo e sperimentale della producer losangelina Liv.e, il cui secondo disco Girl in the Half Pearlè Best new album di febbraio per Pitchfork, alle sperimentazioni tra calypso, soca e elettronica occidentale dell’angolana Pongo, nuova diva del Kuduro (genere di musica dance elettronica nato negli anni 80 in Angola dal mix tra musica locale e europea).
Beaches Brew è strapieno di artisti di qualità.
Non basta: c’è l’alt-folk rituale contaminato con la drone music degli irlandesi Lankum, prodotti da Rough Trade, all’icona del rap underground dell’east coast Billy Woods, fondatore dell’etichetta discografica Backwoodz Studioz e già membro di Armand Hammer, Super Chron Flight Brothers e The Reavers, oltre che autore di un album in coppia con Moor Mother.
E ancora la miscela di pop, ambient e sperimentazioni della violoncellista guatemaleteca Mabe Fratti, che dal sorprendente esordio di Pies Sobre la Tierra (2019) al più recente Se Ve Desde Aquí (2022) ha saputo valorizzare in maniera straordinaria la lunga esperienza nella scena impro di Città del Messico.
C’è poi l’innovativo progetto Slauson Malone 1, a cavallo tra pop music e performance, firmato dall’artista e musicista americano Jasper Marsalis, figlio del grande trombettista jazz Wynton. Non manca il country rock psichedelico della Rose City Band, creatura del visionario chitarrista di Portland Ripley Johnson, capace di evocare in maniera unica gli spazi aperti dell’ovest americano.
Non è mica finita qui. Il festival è perfetto per scoprire nuovi talenti internazionali
Eccoci poi con gli olandesi Nusantara Beat, con la freschezza del loro approccio psych folk band ispirato alle canzoni tradizionali indonesiane degli anni 60 e 70. C’è anche il beat propulsivo del trio sudafricano Phelimuncasi e del loro gqom, una potente miscela di house music nata nelle periferie di Durban nei primi anni 2010, magistralmente sintetizzata nel loro ultimo disco Ama Gogela (NyegeNyege 2022).
Ecco pure il duo londinese O., che dalla sua base-studio diPeckham (sede di una delle comunità artistiche più attive della capitale inglese) ha portato a nuova forma l’accoppiata sax/batteria grazie all’utilizzo di pedali, amplificatori e strumenti digitali. Infine, arrivano le sperimentazioni tra garage, post-punk e shoegaze del neozelandese Dion Lunadon, chitarrista e cantante dei The D4 e istrionico bassista degli A Place To Bury Strangers, e il songwriting a tinte classiche, tra vene dark e aperture melodiche luminose, della cantautrice di Philadelphia Rosali.