Che roba è ‘sta comfort zone produttiva? Ce lo spiega Riccardo Sada nella sua rubricona ormai (almeno, rubricona!) Sada Says!
Sono buie, piene di pericoli. Per uscire dalla comfort zone nella produzione musicale ci sono alcune strade da percorrere. Ma maledettamente interessanti. La prima è quella di sperimentare in nuovi generi musicali: se uno produce sempre lo stesso genere di musica è meglio che allarghi i propri orizzonti sperimentando con nuovi stili. Ascoltare artisti che ispirerebbero in generi diversi e provare a incorporare elementi di quei generi nella propria musica è cosa sana e giusta. Strumenti e tecnologie nuove allontanano dalla abitudine del produrre utilizzando le stesse routine e le stesse tecnologie.
Poi, si può collaborare con altri artisti e in differenti studi di registrazione per ampliare le proprie prospettive e stimolare la creatività in simbiosi con qualcuno che è uguale a noi e nello stesso tempo diverso. I feedback possono tornare utili ma spesso le persone di fiducia, nella propria cerchia, sono fin troppo tolleranti quando ascoltano prima e giudicano dopo la tua musica. Commenti, giudizi, reazioni non sempre sono disinteressati, quindi non è detto che uno scambio di idee con terzi sia poi così propositivo. Identificare i propri punti di forza e anche quelli di debolezza serve a mettere a fuoco la nostra identità.
E tu? Esci o non esci dalla tua comfort zone produttiva?
Serve? Non serve? Non si sa. Quello che importa è che la nostra musica migliori o comunque cambi o comunque si evolva in qualcosa di illuminante. È vero, esistono anche i contest e lì è un’altra pioggia di critiche, di sentenze, di giudici spesso improvvisati per degli encomi di cartapesta. Partecipare a competizioni legate alla produzione musicale può dare delle motivazioni ma può creare scompensi e frustrazioni se si è deboli di cuore. Non tutti amano mettersi alla prova cercando di produrre qualcosa di nuovo e originale che poi viene classificato da uno sparuto gruppo di persone che magari manco si conoscono. Il segreto per uscire dalla comfort zone in realtà non c’è. Sperimentare, questo si deve fare, magari elogiando la follia come degli Erasmo da Rotterdam. Nuove opportunità sono spesso all’orizzonte. Aver paura di provare corsi nuovi non ha senso, se si vive nel segmento delle sette notte. Lo show biz stesso richiede il colpo di genio. Vuoi fare una traccia che è una hit e che è lontana anni luce dagli standard in circolazione?
La soluzione è una: osa.
Osa. Pensa che tanti artisti pop per esempio hanno optato per la cassa in quattro dance per intraprendere viaggi che alla fine li hanno portati in nuovi ambiti sonori. Da una ricerca di PA Media, curata dal giornalista esperto in elaborazione di dati Ian Jones, è emerso che i brani che stazionano ai vertici delle classifiche stanno diventando sempre più brevi in fatto di durata e più lenti in fatto di bpm. Anche se ci sono delle eccezioni che a volte arrivano dai Paesi Bassi, dal Regno Unito o dall’Estremo Oriente. Anche la media della tonalità è ben definita: buona parte è composta in minore. I cambiamenti di tonalità sono sempre meno tollerati. Molti cambiamenti sono dovuti al progresso della tecnologia, che ha stravolto i precedenti modi di lavorare nella produzione e composizione musicale. Questo porta molti produttori, spesso impegnati in solitaria, ad abbandonare la comfort zone produttiva e a creare qualcosa di unico.
E tu come sei messo a Hook & dintorni? No. Non Peter Hook…
Quando si dà alla luce qualcosa di onesto e organico, suonando strumenti dal vivo, l’istinto è quello di cambiare un po’ le cose per evitare che una canzone diventi noiosa, melensa e poco vicina ai gusti dei giovani, che sono quelli che più ci danno dentro con la musica e più contribuiscono alla diffusione della stessa. Sposti le armoniche di un pezzo e magari hai fatto la magia. Le canzoni hanno perso le loro introduzioni e la colpa è solo delle DSP. Che pagano solo se l’ascolto dura più di 30 secondi, sennò zero, niente, nisba, wallet vuoto. La produzione è sempre più focalizzata per arrivare al climax, all’apice, al cuore, all’epicentro della canzone. E il più rapidamente possibile.
Per conquistare l’ascoltatore serve soprattutto un hook, un motivetto e tutto si sviluppa attorno a esso. La recessione economica e la crescita di generi elettronici come il dark pop e la trap sono invece il fattore trainante e cruciale per cui i pezzi in minore sono quelli che spopolano di più. Anche qui non ci sono regole ma solo casistica. E dalla presunta comfort zone fatta di statistiche comunque ci sarebbe da fuggire a gambe levate. Fate una cosa: non pensate. Fate.
(Riccardo Sada x AllaDisco)