Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente e incontrare più volte Andrea Pellizzari, 55 anni, dj dall’esperienza infinita. Già MR. Brown e conduttore tv a lungo a Le Iene su Italia Uno, tra i creatori di Radio Italia Network (tra le emittenti più importanti di sempre per la dance, italiana e non) e oggi con l’urban pop party Mamacita (che ha creato e fatto crescere con Gianluigi Ottomeni), è una persona intelligente, che si prepara tanto prima di fare e parlare.
Più volte, Andrea Pellizzari l’ho ascoltato live e in streaming sul palco del Meet Music, a Follonica (GR), il meeting dedicato a nuovi talenti e addetti ai lavori del music businesse creato da Luca Guerrieri. Quando parla sul palco, ovviamente, è perfetto. Quello che so è che prima di essere perfetto, si prepara. Come tutti dovremmo fare e spesso non facciamo. Ho visto la sua agenda, che da ex disordinato cronico quale sono, l’ho invidiato molto. Deve essere anche uno molto preciso. Forse per questo è anche molto temuto, o almeno, così mi ha confidato durante la bella chiacchierata telefonica che ci siamo fatti qualche giorno fa.
Ho riascoltato ben due volte la registrazione, perché quando ti dicono cose molto intelligenti a cui non avevi pensato, su temi a cui pensi spesso (la fama, i media, la musica dance non sono novità per me), spesso hai bisogno di ripensarci. Perché la verità arriva subito, ma la tua impreparazione a volte non te la rende subito chiara. Quando parla uno come Pellizzari, quando parla uno come Tommy Vee, a me viene in mente Umberto Eco, con cui ho studiato.
Succede perché tutti e tre sanno molto di comunicazione: Eco perché era un genio, Tommy ed Andrea perché hanno visto la fama da protagonisti (e non solo da spettatori / analisti come me) e ci hanno riflettuto.
Non voglio mettere giù la mia chiacchierata con Pellizzari con la formula domanda risposta, ma riassumerne il succo, che poi magari non è manco il succo, ma è quel che ho capito io. Sono certo che farà accendere diverse lampadine nella testa di addetti ai lavori ed appassionati. Le idee e gli spunti li butto lì un po’ a caso, così ognuno pensa con la testa sua.
La famosa “crisi” del “reggaeton” che poi si chiama urban? Non c’è.
E’ vero, dice Pellizzari, la musica urban (che qui in Italia chiamiamo reggaeton) è un po’ in calo. Ci sono state, nei mesi scorsi, in Italia e non solo, meno hit urban… ma come l’hip hop, questo genere cambia sempre. E’ improbabile che questo “macro genere” (perché mai manco è un genere, è troppo ampio) tramonti del tutto, visto che si mescola così bene, ad esempio, con la house (come dimostrano i begli esempi “pop urban house” di Beyonce e Drake). L’EDM di Garrix & co è andato ‘fuori mercato’ per colpa dei cachet dei dj e per colpa del fatto che le strutture dei brani erano sempre simili tra loro. Intro, rullatona, drop, pausa… Che noia! La musica urban questo problema non ce l’ha e sta infatti andando anche nella direzione dell’afro beat. Pellizzari dice che suona canzoni e tracce molto diverse tra loro in disco: va dai 60 ai 140 – 150 BPM… i saliscendi sono impressionanti.
Perché Mamacita continua ad avere un successo assoluto?
Perché non è solo musica ma uno show itinerante con performer, ballerini… Mamacita è una cosa dannatamente seria, organizzata, curata (come l’agenda di Pellizzari). Se è possibile scopiazzare Mamacita dal punto di vista musicale, cosa che TROPPI fanno (lo dico io, non Pellizzari), l’approccio complessivo serio (come l’agenda di Pellizzari, ricordate?) e collettivo è molto più difficile da replicare.
Anche perché quando Ottomeni e Pellizzari hanno creato Mamacita non hanno mica copiato nessuno. L’Amnesia di Ibiza l’hanno conquistata anche dal punto di vista creativo, insieme a centinaia di date nei club italiani. L’universo urban potrebbe prevedere mille altri party / format che niente hanno a che fare con Mamacita, se non succede è perché troppo spesso in Italia copiamo ‘ciò che funziona’. Pellizzari mi fa notare che succede anche in tv, dove quiz e programmi sono spesso tutti uguali… Contenti noi, contenti tutti.
Quali sono le hit in disco in questo periodo?
Le hit sono canzoni trap in italiano, ad esempio quelle di Sfera Ebbasta e Rhove. Il pubblico conosce tutte le parole. Perché la musica urban oggi è musica pop. Alcuni dj della vecchia scuola questa rivoluzione non se l’aspettavano e ancora non la capiscono (non certo Pellizzari, che ha suonato di tutto), ma questa è: una sorta rivoluzione. Era dagli anni ’80 che non si ballava musica in italiano in discoteca. E oggi funziona questo. E’ terribile? Sarà meglio questo o risentire i bootleg con i pezzi anni ’90?
Qual è l’approccio di Pellizzari al business e alla musica?
“Non sono solo un ‘creativo’ e non sempre ho successo”, dice Pellizzari “Infatti le cose le faccio perché mi piacciono, poi se funzionano continuo. Cerco di metterci sempre forza e qualità, ovviamente. Quando riesco, come è successo a Le Iene, con Mamacita e con Radio Italia Network, allora mi accorgo che le cose che ho fatto davvero hanno dato una svolta”.
“Oggi mi occupo anche di discografia. Anche se ancora non ho raggiunto il livello che vorrei, sto imparando un mestiere che non era il mio. Spessissimo Black Coffee negli ultimi mesi ha aperto i suoi set con questo pezzo, prodotto da noi. Probabilmente era il tipo di brano che averebbe voluto produrre lui”.
Giudizio di AD su questo pezzo 10/10… Se non vi piace cambiate sito. SUBITO.
Come vedi i famosi oggi?
“Non li vedo bene. Io oggi ho un notorietà ‘di ritorno’ piacevole. Molti si ricordano di me in tv e mi salutano. Quello che facevo gli piaceva. Ho un dialogo con le persone. E anche quando ero all’apice della fama, era un’era analogica. Oggi siamo nel digitale dei social. E gestire la notorietà per le star è un lavoro in più, totalmente negativo.
Chi infatti oggi è una star è continuamente circondato da persone che vogliono foto e video per poi postarli sui propri social. Una volta si voleva la foto per sé, oggi si vuole ‘un pezzo’ del famoso per la propria vita social. Blanco è venuto ad una nostra serata e ho visto persone in fila per farsi una foto con lui quando erano venute per ballare… non mi è una cosa positiva, né per lui, né per le persone. Anche perché uno scambio non è possibile.
Quando un dj sta in console per ore ed ore, ad esempio, riesce ad avere uno scambio con le persone, soprattutto con quelle che restano fino a fine serata. Le star ed i loro fan oggi non ce l’hanno più”.
PS come vedete alla fine ho usato la formula domanda risposta… spero si sia capito.