L’artista bergamasco Komatsu San ha appena pubblicato su Spotify una cover decisamente energica e rumorosa di “Boys don’t Cry”, capolavoro anni ’90 dei Cure di Robert Smith. “Dopo 10 anni spaccati di elettronica, era per me il momento di cambiare genere. Ormai sentivo la musica dance più come un obbligo, un lavoro che uno sfogo artistico come all’inizio. Sono voluto tornare a un sound più spartano ed eccomi qui!”, spiega Aldo, questo il vero nome di Komatsu San, che non è un fan scatenato dei Cure.
“Sono stati un gruppo molto presente nella mia infanzia e ci sono delle canzoni che hanno un forte valore nostalgico per me, ma nulla di più”, continua. ” ‘Boys Don’t Cry’ mi è sempre sembrato un bellissimo pezzo e ho deciso di reinterpretarlo in questa vena più ironica”. In realtà oltre all’ironia, si sente forte un muro di chitarre distorte e batteria, in cui comunque passa una voce profonda e forse, solo forse, un po’ malinconica…
In realtà il sound delle più recenti produzioni di Komatsu San è via via cambiato. La recente “Se Loro” usa il linguaggio dell’elettronica da ballo per far sorridere e pensare, mentre “La Bulla di Bollate” è anch’essa in bilico tra divertimento ed elenco sofisticato di luoghi comuni… Probabilmente l’artista aveva propria la necessità di cambiare pelle… e tornare indietro fino agli anni ’90.
“Trovo che ormai le distanze tra i diversi generi musicali, ad esempio rock, elettronica e pop, si siano accorciate, se non azzerate. Le mescolanze fra tecniche di produzione e generi sono ormai pane quotidiano nel panorama musicale e sarebbe un peccato fare i puristi e non godersi queste differenze”, spiega Komatsu San.
La produzione del brano, come sempre curata in ogni dettaglio dall’artista è stata semplice, soprattutto per chi come Komatsu San ha una certa esperienza.
“Ho deciso di non darmi nessun paletto di tipo tecnico e sono andato dritto per la mia strada creando questa sonorità noise praticamente non mixata. Tanta saturazione e tanta attitudine do-it-yourself soprattutto”.
Non è stato un periodo facile, quello della pandemia, per Komatsu San, come per tutti gli artisti. Ma nelle sue parole si sente un certo equilibrio.
“In questo periodo ho trasceso la ‘peer pressure’ che deriva dal fare musica in generale. Ho 23 anni, è troppo tardi per la musica adolescenziale e troppo presto per fare il nonno burbero”, spiega. “Voglio solo fare della musica semplice e che soprattutto piaccia a me prima che agli altri. Voglio essere orgoglioso di quello che faccio al di la degli ascolti o dei potenziali nuovi ascoltatori, che si adattino loro, non io!”
Komatsu San – “Boys don’t Cry”
https://open.spotify.com/track/1Fg5uTT7OBcCu1xdz1CGfk?si=af1d76b66e0f428e
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