Sono in giro per l’Italia, in questo momento a Firenze e ho meno tempo, durante le Feste, come tutti di pensare e quindi curare questo blog sul divertimento. In realtà ho anche poca voglia. Perché il divertimento oggi sembra l’unico motivo del Covid-19. Niente supermercati in cui la gente si ammala, niente lavoro: solo divertimento. E chiaramente, soprattutto divertimento giovanile. Ristoranti (a cui si accede, ricordiamolo SENZA mascherina FFP2) e teatri: aperti. Discoteche (già al 50% di capienza): chiuse.
Se le disco son chiuse e bar e ristoranti poco controllati, vai con feste private, regno dell’illegalità da sempre? Quelle sono ben libere. Tanto lo stato, che quando si tratta di controllare le disco schiera decine e decine di agenti manco fosse di fronte alla Mafia (se avete qualche amico gestore di disco, sentitelo, io ne ho), non controlla le ville. Mai.
Il problema è quello della visibilità delle discoteche, che sono l’esempio perfetto, da chiudere. Lo stesso stato, così inefficiente, promulga poi leggi ridicole come l’obbligo di mascherina all’aperto… obbligo che tantissimi, giustamente, non rispettano. Tanto nessuno controlla. E sopratutto è una legge demenziale.
Riassumendo e non divagando oltre, la chiusura delle disco decisa dal governo italiano alle 21 del 24 dicembre a partire delle 24 dello stesso giorno (meno di tre ore agli operatori del settore per prendere atto della decisione) è un atto crimonogeno e quindi criminale. Non avviene, infatti, all’inizio di una emergenza. La guerra al Covid è iniziata nel febbraio 2020 con la chiusura delle disco e la chiusura delle disco di fine 2021 (così come certi provvedimenti su cinema e teatri) arrivano in questa modalità “emergenziale” solo per dare la mazzata finale ad un settore, l’intrattenimento, che semplicemente non esiste quasi più.
Sono parole forti? Sono le stesse che usa Frankie HNG e riguardano anche la musica dal vivo.
L’intrattenimento italiano, un tempo in qualche modo parente dello show biz internazionale, è sempre più parte integrante del sistema pizzerie, ristoranti, bar etc. Il Covid, anzi la gestione criminale che il governo italiano continua ad esercitare in pandemia, ha dato la mazzata finale. Il settore nel tempo ha perso gran parte della sua forza creativa e della sua capacità comunicativa. Non c’è niente di male, ma non lamentiamoci poi se il brand “intrattenimento italiano” fa sempre più schifo? No.. Ha perso però ogni attrattiva. Con qualche bella eccezione (Papeete Beach, Cocoricò), è noto solo agli appassionati, non fa fare chilometri manco a questi appassionati e i locali con musica da ballo elettronica vengono frequentati da chi abita in una certa zona. Proprio come pizzerie, bar e ristoranti (non stellati, etc).
Restano, sia chiaro, degli operatori del settore… ma faccio un esempio personale: nel 2019 circa l’80% degli incassi della mia attività lavorativa di ufficio stampa derivavano da clienti dell’intrattenimento italiano, ovvero dj e discoteche. Nel 2020 lo stato oppure lo “stato” (fate voi) mi ha dato gli stessi aiuti concreti dati ai notai. Ripeto: come operatore dell’intrattenimento ho avuto gli stessi aiuti dati ai notai. E quindi sono quasi del tutto un ex operatore dell’intrattenimento. Io come mille altri ho cambiato lavoro. Senza piangere, con ovvia concretezza.
I ristori se li sono presi i titolari delle discoteche. Io no ne avevo, di locali e non credo ne avrò mai.
In questi giorni, se volete, seguite anche Instagram, dove a volte scriviamo o copiamo e incolliamo qualcosa, sperando di essere almeno un po’ intelligenti. Non è facile.
Ci rasserena sapere che fa peggio del Corriere della Sera, che per giorni e giorni ha copiato e incollato il testo di un decreto governativo secondo il quale le disco restavano aperte con terza dose o tampone dandolo per certo (e non solo comunicandolo come una indiscrezione sia pure verificata) non è difficile. E’ quasi impossibile. Lo dico da lettore abbonato da decenni al giornale e da ‘operatore del settore comunicazione’.
Lorenzo Tiezzi x AllaDiscoteca
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