Assembramenti? Se non vi assembrate voi, ricordate l’ovvio: gli assembramenti continuano, più o meno ovunque. Quindi, se anche le disco fossero chiuse per sempre, si spera che il Covid-19 se ne vada di sua iniziativa. Perché si continua a stare vicini vicini. Ovunque.
Facciamo copia e incolla qui sotto dei pensieri di Alberto Fumagalli (ceo Nameless ), che ha purtroppo dovuto rimandare il suo festival in programma nei pressi di Lecco a giugno 2022. Decibel Open Air Firenze, mentre scriviamo (22 luglio 2021 prende tempo, ma lo fa con dichiarazioni piuttosto pessimiste. Non c’è niente di strano: anche Tomorrowland in Belgio ha dovuto annullare ogni evento. Solo in UK il clubbing è tornato alla normalità (fino a fine settembre, poi Green Pass, forse), come in USA o nella vicina Croazia, dove tanti artisti italiani stanno suonando…
Che dire? Diciamo che le disco aperte come dinner show o lounge bar non sono poche, che in tutte un po’ di assembramento c’è (anche se niente in confronto a quello ‘legale’ post partite degli Europei di calcio), come del resto altrove.
Ho visto personalmente assembramenti anche tra bambini e ragazzini e famiglie in luoghi al chiuso in cui dovrebbero stare sicuri ovvero lontani. Ma siamo tutti stanchi. Non ne possiamo più. La tiritera della sicurezza semplicemente siamo certi che riguardi LA GENTE. Noi siamo buoni. NOI non vediamo l’ora di tornare alla normalità. Anzi ci siamo già tornati.
Diciamo pure, per l’ultima volta, che ‘sto piffero di Green Pass per le disco con 50% di capienza meno il personale, se verrà adottato, verrà adottato troppo tardi.
Non siamo solo un paese per vecchi come dice Alberto di Nameless qui sotto. Siamo un paese ridicolo. Siamo un paese ancora oggi degno delle battute di Ugo Tognazzi, tapioca, scappellamento a destra, Green Paz dappertutto (ma non in parlamento).
La sostanza è che gli assembramenti, anche in questo periodo, continuano ovunque.
Ecco che dice Alberto Fumagalli (CEO NAMELESS): «Ci abbiamo provato, ci abbiamo sperato, ma oggi dobbiamo arrenderci»
Dobbiamo arrenderci ancora una volta davanti all’evidenza che nel nostro paese non siamo considerati un’attività necessaria. In tutto il mondo da mesi si svolgono eventi con migliaia di partecipanti in un clima di graduale ritorno alla normalità, ed il tutto è reso possibile da governi che decidono regole chiare ed applicabili, e si assumono la responsabilità di scelte difficili, ma necessarie dopo 18 mesi.
In Italia dopo mille protocolli presentati, discussi e talvolta approvati, siamo ancora avvolti da un imbarazzante silenzio. Ogni proposta si infrange contro il muro di gomma delle istituzioni che ai più giovani non pensano. O meglio, ci pensano quando hanno bisogno di cercare un capro espiatorio per accusare qualcuno della risalita dei contagi.
Perché è facile accusare i giovani di essere quelli che diffondono la variante delta se gli si concede di ritrovarsi e socializzare solo in contesti abusivi e fuorilegge. E’ facile accusarli di essere rissosi e pericolosi nei centri città se non si è in grado di rendersi conto che tutto ciò è ancora colpa della miopia della nostra classe politica.
Eventi, concerti e discoteche possono e devono essere un importante spazio di crescita personale e culturale per le nuove generazioni. Na tutto questo passa attraverso una presa di coscienza delle amministrazioni del fatto che questo settore è un settore produttivo al pari di tanti altri, e a differenza degli altri già solo con la sua esistenza svolge importanti funzioni di responsabilità sociale.
In Italia dopo 18 mesi di chiusure, tutto il comparto intrattenimento e cultura non hanno ancora nemmeno una prospettiva per il domani, ed oggi per aziende come la nostra la tentazione di percorrere quell’ora di strada che ci separa dal confine con la Svizzera è tanta. Perché ci sentiamo presi in giro, ci sentiamo traditi da un paese per cui crediamo di aver fatto tanto, e siamo convinti che in altri paesi sarebbero ben felici di ritrovarsi gli oltre 7 milioni di € di ricaduta economica che Nameless ha dimostrato di portare al territorio che lo ospita.
Oggi è un giorno triste, il giorno in cui per la terza volta in meno di 2 anni buttiamo via lavoro di una squadra bellissima e distruggiamo i sogni di migliaia di ragazzi.
Per questo motivo non ci limitiamo a dirvi che ci auguriamo di vedervi a Giugno 2022, ma vi promettiamo che ogni giorno continueremo a combattere per veder garantito il diritto sacrosanto di ogni persona di vivere la propria vita in sicurezza.
Si può fare, ed è ora che anche la settima potenza industriale al mondo se ne renda conto, perché di questo passo l’Italia rischia di perdere l’ultima occasione per togliersi di dosso l’etichetta di paese per vecchi».