Sugli A&R e dove siano finiti / Sada Says 210125

Sugli A&R e dove siano finiti –  Riccardo Sada Sada Says x AllaDisco ecco Sada Says 210125

La musica è una componente essenziale della vita comunitaria, arricchendo le esperienze delle persone e consentendo la condivisione di diverse narrazioni culturali attraverso le espressioni creative di artisti di talento. L’evoluzione della musica da una tradizione incentrata sulla comunità a un’industria guidata dal consumatore ha trasformato radicalmente il panorama in cui artisti e appassionati dal vivo. La musica è diventata più accessibile che mai grazie alla digitalizzazione processi e la rapida diffusione di piattaforme di social media altamente coinvolgenti. Tuttavia, questa maggiore accessibilità non è avvenuta senza conseguenze sostanziali sia per le etichette discografiche che per gli artisti, che hanno portato ad un’emblematica revisione del business musicale.

L’attuale modello di business dello streaming adottato ha sconvolto il modello convenzionale metodi di acquisizione, produzione, distribuzione e vendita della musica. I consumatori possono ora accedere a un vasto catalogo musicale tramite servizi di abbonamento anziché acquistandolo copie cartacee. La transizione verso un modello di business più intricato e basato sui dati in la natura ha permesso all’intersezione tra arte e consumismo di evolversi radicalmente, alterando così le dinamiche del successo nel mondo della musica. Definiti da molti come i guardiani del talento musicale nel mondo della musica industria, gli A&R agiscono come i punti di confine tra artisti e discografici etichette. Inoltre, sono attori chiave nello scouting e nella scoperta di nuovi talenti vari mezzi.

Il loro ruolo è sempre stato coerente nel tempo; tuttavia, a causa dell’aumento dei social media e l’integrazione dell’analisi dei dati nelle attività di A&R, la metodologia e i criteri con cui i professionisti A&R valutano i potenziali nuovi artisti hanno subito trasformazioni significative. Non solo l’innovazione digitale ha modificato il talent scouting processo, ma ha anche influenzato il modo in cui le etichette discografiche indipendenti e major si avvicinano il ruolo di A&R.

Poiché i rappresentanti A&R sperimentano contemporaneamente cambiamenti sia all’interno della registrazione nell’industria e nel mondo più ampio della musica, una delle loro competenze più preziose è la capacità di adattarsi al mercato in cui operano. Tuttavia, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, La professione di A&R affronta potenziali rischi, poiché l’apprendimento automatico potrebbe alla fine sostituirli ruolo all’interno della filiera dell’industria musicale. Attraverso la conduzione di una ricerca qualitativa, questa tesi mira a determinare se il ruolo di A&R è ancora rilevante nell’industria discografica, anche perché determina qual è il valore che creano all’interno dell’industria discografica. Inoltre, la ricerca analizza le implicazioni derivanti dall’uso dell’analisi dei dati e dei social media nell’A&R professione, insieme alle metriche utilizzate per scovare nuovi talenti.

Più specificamente conducendo un’analisi comparativa, lo studio accerta il grado in cui l’indipendenza le etichette si sono adattate al nuovo approccio A&R. Un’analisi tematica è utile per identificare i modelli che definiscono la struttura del nuovo approccio A&R nell’industria musicale italiana. Infine, la conclusione delinea i risultati della ricerca e fornisce inoltre spunti di carattere manageriale per le aziende che operano nel settore studiato.

Uno degli obiettivi della tesi è esplorare come il ruolo di A&R. I rappresentanti delle etichette discografiche si sono evoluti con l’avvento della digitalizzazione e dei social media. In particolare, la ricerca mira a comprendere come le divisioni A&R utilizzano i dati analisi nei processi di talent scouting. Analizzando sistematicamente gli strumenti e metriche impiegate per valutare e individuare nuovi talenti, questo studio cerca di svelare i principali elementi sfruttati dai rappresentanti A&R per identificare artisti promettenti.

Uno degli obiettivi principali di questa tesi è esaminare la misura in cui l’indipendenza le etichette discografiche hanno adattato il loro approccio al ruolo di A&R rispetto alle major discografiche etichette. Ponendo le etichette indipendenti (indie) in prima linea in questo studio, questa ricerca fornisce un’analisi comparativa dell’efficacia e dell’adattabilità delle etichette indipendenti in integrando nuove tecnologie e metodologie nei loro processi di talent scouting. Nonostante le ampie ricerche sulla trasformazione digitale e le sue conseguenze sull’industria musicale, molti aspetti riguardanti il ruolo di A&R restano inesplorati. Per amplificare la letteratura disponibile, definire il nuovo approccio A&R allo scouting dei talenti e valutare l’efficacia degli strumenti moderni impiegati dai professionisti A&R, questo la tesi mira a rispondere alle seguenti domande di ricerca. Il ruolo dei rappresentanti A&R nelle etichette discografiche con l’avvento dei social media e dell’analisi dei dati è cambiato. 

L’industria musicale è un mercato a due facce che comprende tutti gli attori coinvolti il processo di creazione, registrazione, promozione, esecuzione e vendita di musica. La funzione specifica di A&R dipartimenti all’interno delle etichette discografiche è vaga? I moderni custodi dell’industria musicale, chi sono? La costruzione dell’industria musicale può essere visualizzata da distinguendo le due principali economie nel settore: il settore dell’industria della musica dal vivo e il settore dell’industria musicale registrata. Entrambe le economie sono strettamente interconnesse, poiché entrambe alimentano a vicenda. Oltre a queste due dimensioni principali, l’industria musicale comprende un insieme intricato di altri attori come l’editoria musicale, la gestione e il supporto aziendale organizzazioni.

Per comprendere appieno il funzionamento dell’industria musicale, che prende parte a industrie culturali e creative più ampie, è necessario condurre uno studio che intersechi varie discipline delle scienze sociali come la sociologia e l’economia, così come comunicazione e studi culturali. Poiché l’obiettivo della tesi è quello di avere una comprensione più approfondita dei cambiamenti che hanno avuto un impatto sul ruolo dell’A&R nell’industria musicale e per comprendere in che misura le etichette discografiche indipendenti sono state in grado di adattarsi al nuovo approccio allo scouting dei talenti, è stato scelto un approccio di ricerca qualitativo.

L’età media di chi occupa il ruolo dell’A&R si sia abbassata. Viene richiesto che siano giovani e che siano trasversali, che operino ad ampio raggio oppure che siano verticalizzati in una nicchia. Nel senso che se prendo l’A&R di ventiquattro anni, è probabile che sappia poco di Chopin ma che sappia tutto su Sfera Ebbasta o sui trapper. Quelli che tutto sanno di tutti sono pochi, quelli che hanno vissuto tutti i vari cambiamenti, e ci viene in mente Pico Cibelli, lontano amico e presidente di Warner Music Italia. Lui sa davvero di tutto, ed è quello che ha in un certo senso inventato i Måneskin. Poi è una persona eccezionale, atipica in questo settore specialmente in quello delle major, che sono complicate e lente. Le major cercano di fare le veloci ma alla fine sono grosse e fanno fatica a muoversi. Da quando Warner ha cambiato presidenza ha preso un ritmo molto accelerato con tanti investimenti e nuovi artisti che sono entrati nella major. Già Marco Alboni aveva fatto un ottimo lavoro però Pico ha portato questo sapore innovativo e quasi da dj, smart.

L’approccio all’A&R è cambiato totalmente. Sicuramente c’è un discorso legato alla infodemia. C’è una sovraesposizione di informazione e una sovrapproduzione di brani, che se non vengono comunicati è come e non fossero stati generati, composti o creati. Con questo flusso continuo è cambiato il ruolo dell’A&R perché prima era a caccia dell’artista. A&R vuol dire Artista e Repertorio? Allora vuol dire che questa figura andava a curare la figura dell’artista e la gestione del repertorio. Quest’ultima non è cambiata, anzi deve essere valorizzata e incanalata. Se rispetto al passato ci si chiede cosa sia il vecchio A&R e cos’è l’A&R contemporaneo, a livello di repertorio adesso si intuisce che si debba lavorare sull’etichettatura, sul catalogare i brani in maniera ancora più approfondita. Se prima si diceva che una determinata etichetta è specializzata in un genere in particolare, dance o funky ad esempio, oggi invece ci si chiede su che genere e sottogenere di funky è specializzato.

Devi andare a verticalizzare ancora di più, e quando acquisisci dei brani devi porre attenzione al posizionamento del brano. Per un discorso di artista, prima andavi a caccia del personaggio. Non solo le major, ma anche le indipendenti aspettano e non cerchiamo più proprio perché siamo in sovrapproduzione. È una serie continua di bussare alle porte di indie e multinazionali per chiedere spazio al loro interno. Succede però che il mercato ha un limite, ci sono delle risorse limitate in radio, nelle playlist delle DSP. E quindi il problema è che oggi aspetti la hit. In un certo senso oggi l’A&R è l’etichetta indipendente che fa un lavoro di ricerca, di pazienza e che spesso se non riesce da sola a mettere la ciliegina sulla torta, va dalla major. Ci sono una marea di accordi tra società di produzione, etichette indipendenti e artisti forti.

Fedez ha la sua società DOOM Entertainment che parla direttamente con Warner e prima parlava con Sony. Se deve chiudere un determinato lavoro, l’artista indipendente deve chiaramente andare da chi ha risorse. Nel paradosso, l’A&R per le multinazionali è l’etichetta indipendente; mentre l’A&R per l’etichetta indipendente spesso è il proprietario stesso dell’etichetta, o magari sono manager o produttori che hanno il polso del mercato che vanno a spingere nelle case discografiche, che non sono altro che contenitori. Anzi, proprio perché sono contenitori diversificati e diversificabili, le etichette sono società di servizi. Universal Music Italia ha dedicato società di servizi interni anche per artisti che il loro prodotto lo danno alla concorrenza. Tutti si stanno organizzando in questo versante perché le società di servizi sono quelle che mancano in questo settore. Servi qualcuno che ottimizza il tuo engagement sui social, che ti trova il brand giusto per vestirti e curare la propria immagine. Per tornare al discorso di come è cambiato l’A&R, in soldoni è che oggi tanto aspetti e poco cerchi.

Quelli che però, nonostante arrivi tutto questo flusso di musica e di i personaggi che bussano alla porta, cercano artisti emergenti sono un valore aggiunto per l’industria stessa. Banalmente perché fanno un lavoro di ricerca. Cambiano le dinamiche e cambiano i risultati. Stiamo passando dai vecchi A&R, ai contemporanei A&R a quelli del futuro, che sarà l’algoritmo. Se non vogliamo essere schiavi dell’algoritmo, allora dobbiamo fare un certo tipo di ricerca, di aggiungere della pazzia e dell’invenzione alla formula. Diciamo che le indipendenti, ma soprattutto le major non rischiano. Tutti sono nella zona di comfort. L’A&R che sta dentro alla comfort zone mi spiace dirtelo ma te lo dico da giornalista, o comunque mi prendo le mie responsabilità nel dirlo, fa un ruolo da bancario: gli arriva una roba, la gestisce, le dà un posizionamento sotto l’aspetto del marketing però non è innovativo. Il settore dell’intrattenimento, e la nicchia che è la musica ha invece bisogno di innovazione; altrimenti è un gioco di cloni e non ha senso.

La ricerca passiva è un discorso sedentario, di comfort zone di determinati generi musicali e trend. Cosa faccio, rischio e mi invento un genere e un nuovo mondo, oppure mi misuro con tutti gli altri e mi inserisco in quella che non è più una nicchia, la trap o la musica dance? Firmo l’artista pop italiana, stacco il numerino e vado a Sanremo, oppure cerco un evento diverso perché voglio provare altre strade? Lì sta la personalità delle persone; chi ha un certo tipo di vocazione e originalità se viene messo a fare quello che fanno tutti è sprecato. Facciamo sempre metafore culinarie: prendiamo Gordon Ramsey e gli facciamo fare i panini? Certo, confezionerà panini gourmet, però vorremmo vederlo alle prese su fronti maggiormente impegnativi. Allora, le indipendenti sono ovviamente più coraggiose perché più snelle, veloci e rapide. Il loro risultato lo ottenere da sole, oppure andando da una major o da qualcuno che mi può aiutare a livello economico o strategico. Sennò nessuno rischia niente, e questo perché nessuno vuole rischiare niente. Tutti vogliamo la garanzia di un piatto caldo sulla tavola.

Le indipendenti non sono in mano a delle corporazioni, sono snelle e spesso si identificano in una persona, hanno mission uniche e cercano il fatturato. Prendiamo Kdope, brand identificato nel suo fondatore, Paolo Pozzi. In questo caso, Pozzi è libero di fare quello che vuole, e scendere un compromesso è facilissimo, non sulla carta macchinoso perché la sia struttura è snella, il contrario di macchinosa. È un discorso puramente di affari. Diciamo che molte indipendenti fanno intanto qualcosa che le permette di vivere bene, e fanno anche compromessi che ti danno una garanzia, una base a livello economico. Dall’altra parte, loro sperimentano e vanno verso strade che possono dare quel valore aggiunto, quella unicità e riconoscibilità. Diciamo che oggi vince la specializzazione. Sei specializzato in una via e verrai riconosciuto e classificato come quello che fa “quella roba lì”. Viene in mente Machete: sono gli integralisti di una certa trap. Quelli che fanno un po’ tutto lo fanno perché hanno delle spalle molto larghe e se ne fregano o sono degli incoscienti.

L’organizzazione è fondamentale. Non possiamo andare da Machete e trovare che non hanno un contratto 360, è impossibile. Sono forti sul merchandising loro e ovviamente sfruttano questo. Il meglio organizzato vince, su tutti i versanti. L’Amsterdam Dance Event è un po’ come un Salone del Mobile della musica, ha diverse attività organizzate che sono svolte dall’interno. Ci sarà poi l’etichetta, mi viene in mente l’indipendente olandese Armada Music, che proprio durante l’ADE fa una serie di attività bellissime. Ti portano in un party dove davanti a delle birre ascolti dei brani e fai delle specie di speed date. Sai che quando vai lì troverai quello, sai che quando vai in Warner a Milano e sei tra quelli a cui piace il virale ti aspetta l’aperitivo sul terrazzo perché loro ne sono orgogliosi di quel posto. Ecco, un esempio banale però esplicativo del fatto che quando entri in contatto con un brand discografico, sai di entrare in un mondo iper organizzato.

Questo sono le certezze che vuole l’artista; vuole entrare in un mondo che lo rassicura. Questo nostro mondo è fatto di beat, c’è poco di fisico ormai è tutto digitale. Torniamo al discorso degli algoritmi, in futuro potrebbe essere un problema perché magari quell’errore ha evitato una magia, un elemento unico che viene meno. Si omologherebbe tutto. Per collegarsi quindi al discorso A&R, siamo di fronte a un futuro dove le tecnologie saranno ancora più verticalizzanti. Pensala così, una volta la discografia non c’era. Quando è nata la discografia, gli spartiti, la proprietà delle case discografiche, con Tin Pan Alley a New York, si è creato un mondo strettamente collegato alla musica che però non è la musica. Con la digitalizzazione e le nuove tecnologie l’illusione è un’integrazione di questi mondi. In realtà la discografia sta diventando sempre di più una banca, un argomento di gestione e analisi di dati. La prossima tendenza che influenzerà i brani saranno i jingle e lo si denota dal fatto che si stanno riducendo le durate dei brani. La società è nevrotica, la soglia dell’attenzione si è ridotto drasticamente. Dobbiamo inoltre considerare i social, in particolare TikTok, come dei megafoni.

TikTok è uno strumento di amplificazione, che viene utilizzato bene dagli input possono generare un momento di viralità. Se non ci fosse stato “Stranger Things” a promuovere “Running Up That Hill” di Kate Bush quel brano non sarebbe andato così virale. Su TikTok i momenti di viralità vengono aiutati dalle versioni speed-up. Vedasi anche la canzone utilizzata in “Wednesday” di Lady Gaga, “Bloody Mary”. Si torna al discorso compulsivo e nevrotico della società a cui l’industria musicale si piega. Quindi, in sintesi, TikTok non è uno scouter ma uno strumento di scouting, un mezzo per accelerare quello che è il processo di scouting. Il dramma principale è che non sembrano esserci dei veri visionari nel settore dell’intrattenimento. In questo settore, il ruolo dell’A&R ha un potenziale incredibile e che non viene sfruttato. Svolgono una funzione da impiegato. Le innovazioni che portano è dovuta al fatto che le nuove generazioni non cosa è accaduto cinquanta anni fa. I Måneskin sono stati acclamati perché suonano nuovo, ma ci sono band di trenta, quaranta anni fa che hanno il loro stesso suono. Però appunto, per le nuove generazioni è nuovo.

 Riccardo Sada Sada Says x AllaDisco