Cari discotecari, eccomi con un editorialino non poi poi così ino. Il tema lo leggete nel titolo: lo stop dovuto al Covid-19 ha unito il clubbing italiano? Gigi Dag è almeno un pochino vicino a Ralf?
La mia conclusione è una sola ed è veloce. Ve la dico subito, così vi tolgo ogni suspense: no. Non siamo più uniti di prima, noi addetti ai lavori. Manco per niente. Siamo forse ancora più divisi. E ora vi spiego perché. Comincio con Capriati.
Joseph Capriati è tornato. E guarda caso suona da solo. Come tutti.
Joseph Capriati che suona da solo alla Reggia di Caserta è prima di tutto uno spettacolo positivo. Significa che Joseph, dopo la tragedia familiare di cui è stato vittima (suo padre l’ha accoltellato al culmine di una lite LEGGI QUI SE VUOI) sta bene. E’ anche bellissimo che finalmente, dopo grandi dj set come quelli di Cercle ed altri operatori, anche le bellezze italiane siano ormai location abituale per dj set di musica elettronica. Joe T Vannelli suona ogni weekend in giro per l’Italia, anche lui da solo. La stessa cosa, più o meno, fa o ha fatto Benny Benassi.
Ma perché ‘sti dj suonano sempre da soli? Il Covid-19 ha cambiato qualcosa?
E poi, “dj set con droni in location di cultura” è ormai uno standard. C’è già omologazione. Lo sforzo maggiore di questo tipo di eventi, con pochissime eccezioni, è l’auto promozione. E’ lo stesso, sai chiaro, di sua maestà Guetta al Louvre (perché Guetta mai e poi mai si mescola ai colleghi dj se può).
Esibizioni di questo tipo ben rappresentano il clubbing, soprattutto quello italiano. Ognuno per sé. Il settore? Beh, è mai esistito ‘il settore?’?
Tutto questo succede mentre il mondo riparte. Ma il futuro del clubbing è incerto. Mentre scrivo, domenica 30 maggio 2021, non c’è un protocollo per poter riaprire le disco italiane. sono in teoria previsti party pilota per testare questi protocolli, ma non si sa quando ci saranno. Siamo fermi a Ferragosto 2020, quando le disco erano “il simbolo del contagio”.
La prevista riapertura senza ballo in zona bianca ha una sola definizione tecnica: è una presa in giro per non dare più ristori ai titolari delle disco.
Non sarebbe l’ora di unirsi, tutti quanti noi ‘discotecari’, per farci sentire, tutti insieme? Il rock con Fedez e Agnelli con Scena Unita (LEGGI QUI) ha raccolto soldi per i proprio tecnici già tanti mesi fa. Noi siamo ancora all’attesa e alla self promotion.
Non discuto la strategia del SILB (il principale sindacato dei locali) che proprio oggi è quella dell’attesa. Arriva dopo una grande mossa di comunicazione fatta qualche settimana fa, quando il sindacato con i sindaci di Gallipoli e Milano ha fatto sapere di poter organizzare party pilota con i suoi protocolli e così si parla ancora molto delle discoteche sui media, anche perché il tema fa opinione.
E so come girano i media. I media editoriali (tv, radio giornali) dall’inizio della pandemia sono in crescita. Per loro un miracolo. Per questo soffiano sul fuoco per fare click e vendere qualche copia in più, visto che i loro anziani utenti o lettori o telespettatori sono per lo più contrari a ogni tipo di riapertura delle disco. Gli italiani come massa forse no, ma che conta? Il corto circuito politica / media funziona così e ignora spesso la sostanza… e soprattutto ignora le altre vittime di questa pandemia oltre ai troppi morti: i ragazzi.
Ma sto divagando, torniamo o veniamo al punto.
Il mio sogno era che questa infinita pandemia di Covid-19 unisse ‘sto disastrato clubbing italiano. Ma sta succedendo?
Il mio ‘wildest dream‘ che posso raccontarvi qui (ne avrei anche altri, ma riguardano prodezze sportive o sessuali che mi vergogno troppo a scrivere), è molto semplice e mette insieme dj diversi, party diversi, intrattenimento di tipo diverso. Tutto insieme, appassionatamente.
Sogno Gigi D’Agostino e Ralf, non solo artisti ma persone intelligenti che almeno un po’ conosco (il primo bene, il secondo un po’ meno, ma ci si stima da lontano) che, in pandemia, insieme non entrano solo in un sindacato / albo (LEGGI QUI) che diventa i diritti dei dj.
Sia chiaro, quello possono farlo e mi farebbe piacere, ma è un po’ il minimo (sindacale e non), visto che sono colleghi. Fanno entrambi i dj mettendo musica che fa la stessa cosa: emozionare e ballare.
Io sogno di più: sogno Ralf & Gigi Dag che fanno qualcosa insieme per far capire che sono dalla stessa parte. Quella della musica e dei ragazzi e del nostro ‘settore’.
Io sogno in grande, sogno male, sogno troppo.
Sogno loro due, Gigi Dag e Ralf, insieme al già citato Joseph Capriati, Marco Carola, Deborah De Luca, Joe T Vanelli, Albertino, Cristian Marchi e a mille giovani talenti, alle ballerine di Vida Loca + Mamacita, a Principe Maurice, agli artisti trap che spesso si esibiscono in discoteca, agli staff del Cocoricò e della Villa delle Rose, alle dance di Royal Management…
TUTTI INSIEME, a far vedere che ci siamo. Che esistiamo ancora. Anche con il Covid-19. Che chi fa parte di questo settore non passa il tempo a pensare e a parlare solo al singolare.
Io sogno coloro che ho citato prima, insieme agli staff artistici di tanti ristoranti che fanno un po’ ballare (anche senza essere discoteche), ai dj del Samsara, del Papeete, a quelli del Nameless, del Pineta, del Country di Palermo e dei locali top di Bolzano, ai vocalist ‘techno’, ai performer reggaeton o revival. E ovviamente sogno pure lo staff di Club to Club e quello del Deejay Time e quello dello Zoo di 105.
E che diavolo dovrebbe fare tutta questa gente, tutta insieme? Beh. Conta poco. Solo farsi vedere tutti insieme e dire: ci siamo, siamo ancora qui. Non vediamo l’ora di farvi ballare di nuovo. Sarebbe abbastanza.
Se aprissimo solo i posteggi delle disco per una sera senza pubblico mettendo però fuori un po’ di impianti audio e un po’ di musica, sarebbe una cosa così folle? Con tanti artisti insieme negli stessi posti, non da soli? Artisti davvero conosciuti dico. Tanti.
E se facessimo semplicemente qualche video, qualche intervista? Una cosa collettiva tipo:
I top dj italiani e i top party italiani e le disco top italiane sono qui e non vedono l’ora di farvi ballare di nuovo? Noi ci siamo. Potremmo presto farlo, in sicurezza. Ce li date ‘sti protocolli? Senza polemica. Ma detto chiaro. E forte.
A questo punto, senza protocolli e senza prospettive, unirsi davvero a me sembra, oltre che un sogno quasi irrealizzabile anche l’unica cosa da fare. E per questo, come posso, continuerò a scriverlo e a sognare (mentre scrivo e provo a fare qualcosa).
Lorenzo Tiezzi x AllaDiscoteca
Ma voi, che ne pensate? Se avete voglia pensate alla faccenda e fateci sapere a lt@lorenzotiezzi.it. E prima di tutto, se volete, leggete tutto. Perché leggere significa iniziare a pensare. Se non siete d’accordo con noi, che conta? Siamo tutti discotecari, in fondo in fondo (a volte troppo in fondo) ci vogliamo bene lo stesso. E spesso speriamo di ritrovarci sul dancefloor.
1 thought on “Il Covid-19 ha unito il clubbing?”
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