Dave Clarke è Dave Clarke, mica un dj qualunque.Non guardate la foto in cui non sorride e non sentite troppi pettegolezzi sul suo caratteraccio. Dave Clarke, top dj elettronico di quelli tosti, che non fanno compromessi, è uno che ama scherzare, sicuro che è così. L’abbiamo intervistato per l’uscita del suo nuovo album “Archive One” e della serie “Red”, uscite che arrivano dopo una lunga battaglia legale… Su AllaDisco abbiamo intervistato David Guetta, che è un po’ l’opposto di Clarke, perché siamo fatti così. Amiamo tutta la musica, di tutti i tipi. Pure Mozart.
Come ti senti oggi che possiedi di nuovo la musica della serie “Red” e il tuo album “Archive One”?
C’è voluto troppo tempo per riaverli, è stato ingiusto non poter gestire la mia musica per così tanto tempo. Non sono oerò l’unico artista che ha dovuto affrontare questa situazione. Ora va tutto bene e sono davvero contento.
Come definiresti la musica che hai pubblicato 30 anni fa e che ora riproponi in questo nuovo cofanetto?
Mi sembra un ottimo punto di riferimento storico. E il momento di pubblicare tutto di nuovo è quello giusto.
La scena della musica elettronica sembra essere molto diversa da quella degli anni ’80, quando tu ad ed altri artisti avete iniziato a sperimentare. E’ meno sperimentale e underground, probabilmente… oppure no?
Meno underground di sicuro, la controcultura in molti formati è stata distrutta dal denaro. Tutto questo è stato anche permesso da artisti che hanno messo la fama al di sopra dei risultati.
Dave Clarke, come hai scelto i remixer del tuo cofanetto di novità?
Mi hanno scelto loro, non il contrario. Tutti i nuovi remix mi sono stati proposti da artisti che amavano la musica, le versioni originali.
Hai pubblicato “Archive One” come album di debutto nel 1996… e anche il decennio degli anni ’90 era molto diverso da oggi. In quel periodo artisti di musica elettronica come i Chemical Brothers (che hanno remixato la tua “No One’s Driving”), gli Underworld o Aphex Twin erano mainstream… mentre ora non potrebbe accadere, probabilmente. Cosa ne pensi?
Non sono sicuro che li considererei mainstream, né allora né oggi: avere successo commerciale ed essere “commerciali” sono due cose diverse.
Sei uno dei pochi artisti che non ha paura di parlare delle distorsioni del sistema musicale sui social media. Ti ha creato problemi l’essere così diretto?
Certo, liste nere, lettere minatorie, minacce. Il denaro è più importante della verità, a quanto pare.
Mi piace la tua “amara” ironia. “Cose come: “se potessi eliminare una cosa dalla techno quale sarebbe? I DJ” è incredibile… Perché pensi che il clubbing e il DJing stiano diventando una cosa seria (e noiosa)?
Ormai è così normale andare agli eventi “techno”, che quello dell’elettronica è trasformato da un ambiente underground educativo ad una situazione in cui la mentalità è affine a quella dei parchi Disney. Come? Attraverso il venture capitalism.
A cosa stai lavorando al momento nel tuo studio?
Sto attualmente risolvendo un problema di permessi con Apogee e Steinberg si tratta di plugin e synth virtuali molto utilizzati dagli artisti della scena elettronica, NDR)
Molti club stanno chiudendo in tutto il mondo… cosa pensi che potremmo fare per salvarli?
Niente, ormai è fatta. Bisogna aspettare il nuovo volo della Fenice, per far risorgere qualcosa dalle ceneri.
Un’ultima domanda, Dave Clarke, te la facciamo sui giovani artisti. Che cosa ha imparato durante la tua carriera che non sapevi all’inizio?
Ho capito che bisogna fidarsi sempre del proprio istinto nei confronti delle persone. E poi ho capito che bisogna reagire più velocemente, sia nel dare fiducia e sia nel credere nelle persone.
Lorenzo Tiezzi x AllaDisco