Cosa farà il dj un domani?
Riccardo Sada x Sada Says x AllaDisco
Prendiamola larga, partiamo quasi a monte, per fare capire cosa facciano (anche) i dj negli ultimi anni a valle. Lo Slowjamastan è un terreno di di quasi cinque ettari nel deserto della California ed è stata proclamato come nazione sovrana dal suo nuovo definitivo proprietario, il dj Randy “R Dub!” Williams. Dj specializzato in reagge e dub e ideatore della trasmissione Slow Jam in onda su un’emittente radiofonica di San Diego, in una fascia oraria posizionata verso tarda notte, Williams ha creato questa micronazione del quale è stato nominato anche Sultano.
Secondo la CNN, Williams ha passato tutta la sua vita nel tentare di visitare tutti i paesi del mondo battendo davvero ogni primato.
Con una sola nazione riconosciuta dalle Nazioni Unite rimasta da visitare, ha deciso di acquistare un terreno arido e vuoto esattamente di 11,07 acri per costruire un nuovo Paese che prende il nome dal suo programma radiofonico.
Il leader di questa nazione lo chiama “territori uniti della nazione sovrana della Repubblica popolare di Slowjamastan”. Nonostante i confini del paese siano all’interno del territorio degli Stati Uniti, secondo i suoi siti web ufficiali, Williams ha dichiarato formalmente l’indipendenza dagli States alle 12 e 26 del primo dicembre del 2021. La Repubblica dello Slowjamastan rivendica oltre 500 cittadini registrati, mentre 4500 sono in attesa di essere integrati.
Qui, l’uso dei sandali di gomma Crocs è proibito. Questo è uno dei tanti e strani regolamenti che esistono in questa nazione. L’aggressivo Border Patrol ha sequestrato un migliaio di Crocs, fermato un centinaio di conducenti che avevano i piedi sul cruscotto e costruito una nuova recinzione di confine per tutelarsi.
E allora tutto cambia e risorge la domanda: spariranno anche i dj, oltre a tante altre mansioni, con l’avvento delle AI? Un intrattenitore che fa da jukebox a volte lo avrai bisogno. Dipende da chi hai davanti. Non dimentichiamo che molti vanno a ballare per scopare, drogarsi, relazionarsi, scattare foto e alcuni per tutto questo. Dipende da chi sei e cosa vuoi. Ormai la maggior parte sono jukebox diventano molto sostituibili tranne i big che hanno la fanbase e quelli di nicchia che fan cose per pochi ma particolari e hanno il loro recinto. Gli altri non portano niente di personale e quindi risultano sostituibili.
Come il dj è uscito dall’angolo ed è finito sotto i riflettori, come potrebbe tornare nel buio e rimanere isolato nel suo mondo? Cosa farà il dj domani?
Dipende: da che dj. Dj pagliaccio intrattenitore tipo conduttore televisivo “alzate le mani” e via di co2? O dj che se la mena con i vinili da buon assolutista? Personaggi forte nelle produzioni e salito alla ribalta grazie alle classifiche di vendita?
O dj che si apre alle nuove tecnologie costantemente? Un dj che verrà chiamato dj? Non mi preoccupa il dj nello stato dell’arte ma come invece possa cambiare lo show in fatto di domanda e offerta. Che cazzo vuole la gente davvero? Cosa possiamo dare in pasto ai leoni. Panem et circenses è da tempi non sospetti, no? Non sto divagando. Sto lentamente smontando un mito e un ruolo che, in questo caso hai ragione tu, magari è sempre meno adatto al contemporaneo.
L’era rivoluzionaria del djing sta attraversando una svolta significativa grazie ai progressi nella musica generata dall’intelligenza artificiale.
Questo cambiamento imminente potrebbe sembrare incredibile, ma in realtà è molto più vicino di quanto si possa immaginare. Già oggi possiamo constatare la presenza di diversi strumenti proof-of-concept che dimostrano quanto sia prossimo questo “futuro”. I risultati, seppur approssimativi inizialmente, sono indubbiamente convincenti.
I rapidi sviluppi nella tecnologia AI non stanno solo rivoluzionando le arti visive, il cinema e i giochi, ma stanno facendo passi da gigante anche nel campo della musica, della produzione e della riproduzione. Ne ho discusso ampiamente nel mio ultimo libro. Nonostante sia ancora nelle fasi iniziali, molti strumenti innovativi stanno plasmando il futuro del djing guidato dall’intelligenza artificiale. Al momento, essi sono più “prova di concetto” che “pronti per il palcoscenico”. L’intelligenza artificiale si sta affermando al centro della scena, non solo nell’intrattenimento, ma in tutte le forme artistiche.
Ma come funzionerà questo processo e come lo useremo nei dj set? Cosa fare il dj domani?
Immaginiamo di poter dire all’IA: “Riproduci una traccia di Fred again..” e questa verrà eseguita in tempo reale. Ma le possibilità non finiscono qui: potremmo richiedere modifiche come “accelerala e aggiungi un tocco disco” o “passa a una tonalità minore”, e l’IA si conformerà alle nostre richieste. Ma l’AI potrà andare oltre, anche mentre la traccia è in riproduzione. Potremmo chiederle: “Dopo una pausa, porta la canzone a un ritmo medio e fallo suonare come se fosse stato realizzato da Eminem”.
Sembra incredibile, ma questa realtà è già qui, non in un futuro troppo lontano. La tecnologia AI ha già il potenziale per mixare in modo fluido e generare brani senza soluzione di continuità, che suonano familiari ma adattati a contesti completamente nuovi. Così, andremo oltre il semplice mixaggio classico e la riproduzione generativa dal vivo, unendo queste due pratiche in una sola. Il potenziale della tecnologia text-to-dj è infinito. Teoricamente, gli artisti potrebbero persino ricevere royalties per la musica generata non da loro, ma in un set live creato dall’intelligenza artificiale. Potremmo ascoltare non più la musica di un artista specifico, ma quella generata dall’intelligenza artificiale ispirata.
Coloro che, alla fine degli anni Duemila, hanno respinto i primi file mp3, saranno gli stessi che mostreranno scetticismo nei confronti dell’AI? È possibile. Tuttavia, sappiamo tutti come è finita quella storia e che opporsi ai cambiamenti tecnologici è da folli. Con la tecnologia che si evolve a un ritmo esponenziale, dobbiamo aspettarci grandi sorprese.
Quest’urgenza di esaltare chi completa prima le cose, chi brucia tutte le tappe, è innanzitutto un modo per spingere le persone a competere brutalmente e a considerare la vita come una gara. Ma è anche un enorme desiderio di morte collettivo, legato all’ansia di esaurire tutto al più presto. In mancanza di senso, resta soltanto la velocità. “Perché lo sto facendo? Non lo so. Ma ho fatto molto presto”. Oggi chi non si ferma è perduto. È uno di quei casi in cui “ci vuole più coraggio e forza di carattere per fermarsi o addirittura per volgersi indietro che per andare avanti”.
Riccardo Sada x Sada Says x AllaDisco
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