Chi è un po’ Zappa e chi può andare a zappare. Il titolo del nuovo capitolo della saga Sada Says spacca…
Riccardo Sada x Sada Says x AllaDisco
Il declino dell’industria musicale secondo Frank Vincent Zappa (nato il 21 dicembre 1940 a Baltimora e morto il 4 dicembre 1993 ad Hollywood Hills)? In una sua dichiarazione rilasciata durante un’intervista datata 1987 analizzò quello che è successo negli anni settanta: “Che la musica più inusuale e eclettica registrata e pubblicata. Ora, prova a dare un’occhiata a chi erano i produttori a quei tempi. Non erano giovani alla moda. Erano vecchi col sigaro, che guardavano il prodotto e dicevano: ‘Che ne so! Non ho idea di che cosa sia, registriamolo e pubblichiamolo, poi se si vende, va bene’.
Stavamo molto meglio con quei tizi, invece che con questi produttori esperti, che decidono cosa le persone devono ascoltare. I giovani sono più conservatori e più pericolosi per l’arte che i vecchi col sigaro. E sai come li hanno rimpiazzati? Un giorno il vecchio col sigaro dice: ‘Abbiamo corso un rischio, ma è stato pubblicato e ha venduto qualche milione di copie. Non ho idea di cosa sia, ma dobbiamo farne di più. Mi servono dei consigli, assumiamo un hippie!’. Così assumono un hippie e arriva un ragazzo con i capelli lunghi. Non gli fanno fare altro che portare il caffè e la posta. ‘Beh possiamo fidarci di lui, ha portato il caffè 4 volte puntualmente, diamogli un vero lavoro’ e diventa talent scout.
Da lì inizia a salire piano piano e dopo poco tempo, ha i piedi sulla scrivania e dice: ‘Non possiamo permetterci di rischiare, perché questo non è ciò che vogliono i ragazzi e io lo so bene’. Hanno tutti quel modo di fare e solo quando ci libereremo di quel modo di fare e torneremo al ‘Che ne so, possiamo provarci’. Quello spirito imprenditoriale che anche se non ti piace o non capisci il valore dell’album lo pubblichi, gli dai una chance. La persona che è a capo della produzione, non è necessariamente il rappresentante dei gusti dell’intera popolazione…”.
Bene, negli anni ’70 la musica sperimentale trovava spazio nelle case discografiche grazie a produttori lontani dagli stereotipi moderni. Zappa, icona dell’anti-conformismo musicale, denunciò attraverso quelle dichiarazioni come l’industria fosse implosa a causa del passaggio da una mentalità aperta al rischio a una logica commerciale miope. I produttori di quell’epoca erano secondo Zappa “vecchi col sigaro”, una immagine per evidenziare la loro visione obsoleta delle cose; insomma, erano individui che, pur non capendo appieno il valore di un brano, decidevano di pubblicarlo lo stesso dicendo “che ne so, proviamo”.
Questa apertura mentale ha permesso alla musica più originale ed eclettica di vedere la luce. La situazione è peggiorata con l’avvento dei giovani talent scout, definiti da Zappa come più conservatori e pericolosi per l’arte rispetto ai loro predecessori. Assunti inizialmente come garzoni, inservieni certo non qualificati per il comparto musicale, questi giovani rampanti sono saliti di grado fino a influenzare le scelte creative. Convinti di sapere cosa volessero i ragazzi, hanno imposto una selezione musicale sempre più omologata e priva di rischi. Il declino dell’industria musicale è iniziato proprio quando si è abbandonato lo spirito del possiamo provarci, dando spazio a una mentalità dove si produce solo ciò che è sicuro e prevedibile.
Secondo Zappa, solo il ritorno a un approccio imprenditoriale aperto al rischio potrebbe restituire alla musica quella diversità che oggi manca. L’analisi del musicista è ancora valida: oggi l’industria punta su formule di successo ripetute fino alla noia, guidata da algoritmi e trend virali. La creatività si sta spostando nelle piattaforme indipendenti, ma la grande produzione rimane incatenata a logiche di mercato. Se non si cambia rotta, la musica continuerà a perdere la sua anima sperimentale. Frank Zappa aveva già visto tutto questo decenni fa e le sue parole restano un monito: il rischio e l’apertura mentale sono le vere chiavi per un’industria musicale sana e innovativa.
Ora, Zappa ci porta dritti al metodo “spray and pray” nel marketing e spesso adottato dalle case discografiche e paragonabile all’uso di un fucile a pallettoni contro un bersaglio distante, rispetto a un fucile di precisione.
Nel primo caso, si spara ovunque sperando di colpire qualcosa, mentre nel secondo si punta dritti al bersaglio. Ecco perché questo approccio è tanto inefficace quanto dispendioso. Per chiunque non abbia un budget illimitato, è fondamentale adottare strategie mirate che massimizzino i risultati. Lanciare messaggi promozionali indiscriminati nella speranza di attirare l’attenzione non funziona: i costi aumentano, i risultati scarseggiano e la frustrazione cresce. I sintomi dello “spray and pray” sono facili da individuare.
Innanzitutto, c’è una mancanza di targetizzazione: campagne lanciate senza un pubblico definito portano a un basso ritorno sull’investimento. Poi, la comunicazione risulta incoerente, danneggiando la riconoscibilità del marchio e creando confusione tra i consumatori. Infine, l’assenza di obiettivi chiari e metriche precise rende difficile misurare il successo e comprendere cosa funziona realmente. Esempi concreti se ne sprecano e non serve Zappa per capire che molto parte dai social media, gestiti senza senso e piani strategici, con post creativi ma inefficaci nel raggiungere il pubblico giusto. Oppure le campagne email inviate a migliaia di destinatari senza personalizzazione: il risultato è un tasso di apertura minimo e un engagement quasi nullo.
Le conseguenze sono gravi: l’incapacità di raggiungere il pubblico ideale, spreco di risorse e danni all’immagine del brand.
Per evitare questi errori, è necessario adottare una metodologia precisa in tre fasi. Prima di tutto, bisogna sapere esattamente cosa si vuole ottenere: definire obiettivi chiari e misurabili è fondamentale. In secondo luogo, occorre identificare il pubblico giusto rispondendo a domande come: “Chi voglio raggiungere?” e “Quali sono i loro bisogni?” Infine, bisogna agire con precisione, come un tiratore scelto, concentrandosi esclusivamente sul bersaglio e minimizzando gli sprechi. Ogni risorsa sprecata è un costo aggiuntivo e un passo indietro rispetto alla concorrenza.
Riccardo Sada x Sada Says x AllaDisco