Chi sono i veri DJ? E i DJ sono artisti? E gli artisti, quelli che creano le opere che segnano la storia e il cuore, sono anche artigiani? Oppure sono ad un altro livello, infinitamente superiore? E Victoria De Angelis dei Måneskin è una vera DJ? Oppure no? Oppure monetizza soltanto?
Partiamo dai soldini. Ogni artista è anche un artigiano. Se fai una professione ‘creativa’ i soldini li vuoi e contano. I veri DJ giustamente campano mixando e i DJ “non veri” fanno lo stesso.
Passiamo a faccende più complicate, tipo capire il ruolo nella storia e nella società di artisti, attori, DJ e simili. Sono personaggi che vediamo ogni ora sul nostro telefonino e in tv, ma capire che fanno nella nostra società non è un tema che interessi i più. A me invece è sempre interessato.
Ho studiato al DAMS di Bologna (solo un po’, sia chiaro), Antropologia della musica, ovvero come funziona la faccenda di arte, musica & co nelle società diverse dalla nostra. Ricordo bene una cosa, che può essere applicata pure nei club o nei musei d’arte contemporanea oggi.
Per distinguere tra un vero artista (attore, DJ, etc) e un cialtrone, presso i Boscimani o nella nostra società, dobbiamo capire se ciò che fa ha un pubblico oppure no.
Tutto qui. Distinzioni oggettive, tra musica e rumore senza senso, per dire, non ce ne sono, o quasi. Ecco perché mi è sempre piaciuta l’elettronica rumorosa o il punk estremo. C’è gente che ascolta certa musica per 5 minuti ed è convinta che sia ‘solo rumore’, quando non è così. Per molti, almeno.
Cattelan e Manzoni sono artisti perché le loro opere, che io adoro (il primo è quello della mitica banana, il Manzoni vero, Piero, confezionò la sua geniale ‘Merda d’Artista” nel 1961) sono piaciuti al pubblico. Certo, a qualcuno la techno di Villalobos non piace, né piace a molti la banana di Cattelan. Può capitare. Ma che conta? Che conta il parere di uno che non sa che Cattelan ha usato la stessa banana su sfondo bianco che usò Warhol per la copertina di quel mitico disco dei Velvet Underground? E cosa conta se a noi, che non siamo di Bali e ascoltiamo poco Gamelan, se un’orchestra balinese sembri ‘stonata’? Siamo noi, che non capendo niente di quella musica, non ce la godiamo. Non sappiamo godercela. Non parliamo quella musica.
E’ un po’ come con le lingue. Non è che mi si può chiedere se amo il giapponese. Io il giapponese mica lo parlo. Prima di avere una opinione e sputarla fuori, dovrei studiarlo almeno per un paio d’anni e paragonarlo all’inglese…
Ma torniamo alle domandine iniziali e risolviamo subito anche la seconda, che ci vuol poco. Certo che i DJ sono artisti, sono musicisti specializzati in ritmi e musica da ballo, per lo più. Per la precisione, sono soprattutto percussionisti, come mi disse in una bellissima intervista Karl Bartos, non batterista dei Kraftwerk (che andò a non suonare con i K. dopo essersi laureato in un Conservatorio tedesco e avendo già il posto in una orchestra come percussionista)…
E ovviamente, tra i musicisti, i DJ sono tra i più interessanti, oggi, perché come i direttori d’orchestra nella classica, sul palco sembrano fare ‘pochissimo’. Come dice un mio amico che gestisce un club, i dischi girano da soli. Eppure fanno i DJ tutto ciò che conta.
Perché un buon DJ mette musica, un pessimo DJ manco sa fare il juke box, un grande DJ si annulla per trovare musica che resti nel cuore e non solo nella pancia di chi ascolta…
E ora passiamo alla domanda più difficile, chi sono i veri DJ? Tranquilli che siamo già quasi alla fine, perché la risposta ora è facile.
I veri DJ sono tutti i DJ che hanno un pubblico. Tutti.
Primi tra tutti quelli che non ci piacciono. I gusti contano infinitamente meno della sostanza, ovvero della gente che balla. I bedroom DJ che suonano da soli solo in casa certo che DJ anche loro, sia chiaro. Ma se passano la giornata a fare gli hater su Facebook contro le star del mixer del momento (e i momenti passano, magari 10 o 15 anni fa c’erano loro, tra le stelle), probabilmente perdono tempo.
Hater, oggi, spesso diventano anche i DJ che non riescono più a fare i DJ perché ‘passano di moda’ o chi in discoteca oggi, cresciuto, non si diverte più. E’ una faccenda che mi fa arrabbiare, perché clubbing e arte e musica sono così belli appunto perché cambiano. Sbaglio di grosso. Ognuno ha i passatempi che si merita e si sceglie. Fare l’hater sulla pagina di Marco Cariola o altrove probabilmente diverte e fa passare il tempo. Lì lascerò nel loro brodo, per sempre.
Per gusti ed età e mille altri cose, tra cui, con molti, una lunga frequentazione magica e comunione artistica, per me veri DJ saranno sempre Intrallazzi, The Cube Guys, Ralf, Claudio Coccoluto, Daft Punk, The Chemical Brothers e pochi altri. Invecchio anch’io, spero meglio degli hater. Infatti adoro anche I Hate Models e preferisco di gran lunga gli Underworld e i Prodigy ai dj anni ’80 (sinceri dopolavoristi del mixer) che ascoltavo a 15 anni al Disco Antella, vicino a Firenze.
Sono meno vicino, per età e per caso, a DJ come Enzo Persueder, Claudio Cecchetto (che torna in tour in questo periodo) o Martin Garrix. Ascolto più Nina Kraviz che Deborah De Luca, ma so bene che il successo della seconda non deriva da sex appeal e PR. E’ una grande artista, forse l’unica in ambito techno ad avere la stessa immediatezza di un altro grande immenso DJ italiano, Gabry Ponte. Io però, per mille motivi, sono molto più vicino a Gigi D’Agostino. Perché capisco benissimo perché Ponte e De Luca funzionino. Sono grandi DJ.
Le mode cambiano e in certi periodi i ‘veri DJ’ sono quelli che fanno performance e non solo musica, in altri periodi è il contrario. Ma che conta?
Ognuno ha i suoi gusti, ma ogni artista ed ogni DJ che abbia un pubblico (o provi a trovarlo senza fare l’hater verso chi ha successo) ha il diritto di fare ciò che vuole.
Io su questo tema ogni tanto scherzo, ma non sempre riesco a far capire perché lo faccio e come. La mia ironia nasce da tante ore di riflessione sul tema. E dal rispetto di ogni artista, DJ, artigiano… e presunto tale.