Gli 883 hanno ucciso il vecchio / Sada Says affronta il tema del momento, in occasione della serie Sky di enorme successo.
Gli 883 sono stati pionieri di un tipo di produzione musicale che, oggi familiare, negli anni ’90 era risultata del tutto inedito: la musica realizzata in uno studio di registrazione casalingo. Max Pezzali e Mauro Repetto, senza attrezzature sofisticate all’inizio, ma studio costoso in via Massena poi, hanno dato vita a un suono inconfondibile, fondamentalmente ricavato dal loro ambiente domestico.
Quella che avrebbe potuto sembrare una limitazione è stata in realtà una delle chiavi del loro successo. La loro musica è stata diversa, autentica e ha rispecchiato la realtà di due ragazzi di provincia che sono riusciti a raggiungere un pubblico vastissimo. Come? Con strumenti minimi e idee creative. Era bedroom music, la loro. A parte qualche chitarra presa in prestito, Max e Mauro hanno puntato su batterie elettroniche, campionatori e tastiere Midi non limitandosi a seguire le tendenze ma inventando un loro stile unico, informale e diretto.
Gli 883 hanno ucciso il vecchio…
Lontani dagli studi tradizionali e dalla produzione standardizzata, il loro modo di fare musica è stato quasi punk, una sfida al sistema solo poi sfociata nel mainstream: una dichiarazione di indipendenza che si è fatta strada nel panorama musicale italiano. Le loro canzoni sono nate tra le mura domestiche, alimentate da melodie semplici e testi quotidiani che hanno parlato delle esperienze comuni di una generazione. Non hanno avuto l’intenzione di essere rivoluzionari per moda, lo sono stati per esigenza. Proprio per questo, forse, lo sono stati, punk dentro. Attraverso testi genuini e ritmi accattivanti, la loro musica ha rappresentato un linguaggio universale e immediato, accessibile a tutti.
Gli 883 non hanno ucciso l’uomo ragno, hanno fatto fuori il vecchio modo di fare musica. Partendo dagli home studio.
L’elemento del “fatto in casa” non è stato solo un aspetto tecnico bensì anche una parte integrante dell’identità del duo. “Non Me La Menare” è un segno del loro passaggio dal rap come I Pop a qualcosa di già più complicato a livello di scrittura e composizione. La scelta di registrare e sperimentare senza l’aiuto di esperti o grandi produttori, sino all’intervento di Pierpaolo Peroni, ha conferito inoltre alla loro musica una dimensione intima e personale.
Ascoltare gli 883 era come entrare in quella casa di provincia dove due amici condividevano le loro aspirazioni e i loro sogni, spalancando una finestra su un mondo fatto di esperienze comuni. Con l’ausilio di campionatori e musica elettronica basilare e sofisticata ai tempi, e maledettamente costosa, Max e Mauro si sono affidati alle loro visioni riuscendo a ottenere risultati sorprendenti anche nei live, dove la loro energia e spontaneità hanno compensato le limitazioni tecniche.
La serie televisiva dedicata agli 883, creata da Sidney Sibilia, Alice Filippi e Francesco Ebbasta, ha enfatizzato magistralmente questo aspetto. Lo ha esaltato.
Non è stata solo la storia di un successo musicale, è stato il racconto di una generazione che in qualche modo si è rivista in quei ragazzi che suonavano e cantavano come se fossero nel loro salotto. Il fatto che la musica degli 883 sia stata prodotta in un ambiente domestico è diventato così un simbolo di autenticità e di ribellione contro le aspettative dell’industria musicale, che a quel tempo puntava su produzioni pulite e perfezionate in studio. Invece, loro hanno proposto una musica grezza, vera, e forse proprio per questo così avvincente. Il personaggio di Silvia “Atene”, figura centrale e inventata della serie, ha rappresentato bene l’idea di questa produzione casalinga.
Non è stata solo la musa ispiratrice, ma l’incarnazione di quelle emozioni genuine che sono nate nelle canzoni “fatte in casa” degli 883. Silvia è stata una metafora del possibilismo, l’anima delle melodie e dei testi scritti a quattro mani, senza preoccupazioni per la perfezione tecnica o la qualità sonora, successivamente affinata da Pierpa in studio e Cecchetto in ufficio. Silvia è stata l’amica di sempre, come la musica, compagna di vita, simbolo di un’epoca. Cisco, invece, è stato il sunto tra costanza e possibilismo, semplicità e spontaneità, amico e supporto che ha fatto parte della famiglia allargata degli 883, troppo pesante sulle colonne portanti di Max e Mauro.
Eccoci. Gli 883. Ecco, la produzione televisiva è riuscita a trasmettere tutta l’essenza di questo modo casalingo di fare musica, di spezzare i tempi con una cena a base di lesso, portando lo spettatore a un’epoca in cui è stato possibile avere successo senza compromettere la propria autenticità.
Gli anni ’90 sono diventati così il palcoscenico perfetto per raccontare la storia degli 883, con la loro estetica do it yourself e il loro approccio diretto e sincero. Una celebrazione di un tempo in cui la musica è stata alla portata di tutti e anche un omaggio alla semplicità che a volte è più potente della tecnologia più avanzata. Il mondo che ha circondato gli 883 è stato caratterizzato da elementi iconici come il Walkman, le cassette e le autoradio. In questo contesto, la loro musica “fatta in casa” si è sposata perfettamente con la cultura popolare del tempo, quando l’importante non è stato avere un prodotto perfetto ma un messaggio da condividere.
(Riccardo Sada)