Jazz:Re:Found forse non rifonda il jazz, ma funziona. Molto. No. Moltissimo. Ma andiamo con ordine, almeno un po’.
Una signora anziana con dei begli occhi azzurri (come i miei) attraversa la strada non troppo sicura. Sembra lamentarsi delle bici che passano e soprattutto dei quad. Che ci faranno col quad, a Cella Monte, nel bel Monferrato (patrimonio UNESCO)? Non potrebbero andare a piedi, che diamine? C’ha ragione, la signora. Eccome.
Mi avvicino, perché dopo aver attraversato la signora non sembra avere le idee chiare su dove andare. Mi dice che il festival che sono venuto a vedere / vivere un po’ Jazz:Re:Found, sabato 31 agosto ’24, non è che le piaccia tanto. “Troppa confusione, tutti questi ragazzi, poi”, mi dice. Capisco che ha bisogno di un aiuto per tornare verso casa e mentre la aiuto a braccetto ad attraversare di nuovo, vedo un’altra signora, più giovane, che la rimprovera dolcemente. “Ci piace il festival, certo, valorizza il paese. Certo, domani finisce e siamo tutti contenti”, mi dice.
Non sono ancora entrato nel vivo del festival e già sono tornato all’auto del mio amico Roberto di Rubrasonic due volte: la prima perché ci avevo lasciato il portafoglio, la seconda perché Luca Bernascone di Reparto Vinile mi ha regalato un 45 giri. Ecco Luca potrebbe essere l’artista simbolo di questo festival così strambo. DJ alternativo ‘modaiolo e trendy’ (ne capisce di tendenze, ne capisce, Luca), rilassato, tranquillo e pure piemontese. Reparto Vinile, con dischi, libri e abbigliamento selezionato da Luca, potresti trovarlo a Berlino e invece è in giro per mercatini. Che bello.
Jazz:Re:Found non poteva che nascere in Piemonte
Un po’ di Piemonte e di Torino ne so, pur fiorentino poi emigrato a Brescia dopo varie residenze altrove. A Torino ci ho vissuto e ci ho frequentato il D’Azeglio, Liceo Classico “top”. So che i piemontesi, molti, sono molto più internazionali e legati alla terra di chi comanda in Italia (Roma e Milano). Non è un caso che Jazz:Re:Found sia oggi qui nel verde, a far mangiare prodotti incredibili. A Cella Monte ho mangiato uno ‘sfincione’ che levati bevendo bollicine italiane rosè molto particolari, nella location Casaccia (queste ultime prodotte dall’Azienda Agricola Casca Daniele… una bottiglia venduta al festival a 21 euro, un prezzo onesto).
Mi sto ovviamente perdendo in chiacchiere, perché raccontare l’atmosfera di Jazz:Re:Found vuol dire perdersi. Nel borgo, che è bellissimo e pieno di panorami mozzafiato. Uno dei palchi del festival si chiama San Quirico come credo una chiesa… e a me ha ricordato uno dei mille paesi con chiese annesse della ‘mia’ Val D’Orcia, anch’essa costellata di borghi e panorami.
Il pubblico lo ama questo festival e ha età molto diverse. Ci sono bei ragazzi e belle ragazze, 20enni e qualche vecchietto 50 – 60 enne (come me) e c’è pure chi arriva per andare in mountain bike…
Vanno in bici, veramente. Ho visto un attimo prima tutte le bici appoggiate ad una sbarra e poi ZERO bici. Tutti via a fare la seconda escursione. E ho visto i volti rossi e accaldati di chi aveva appena vissuto la prima. Tutta questa faccenda era firmata Briko, perché quando i festival sono fighi come JZ:RF poi piacciono anche ai brand. Parecchio.
Ma torniamo al perdersi, perché qui perdersi metà dei concerti è bellissimo. Se proprio volete organizzarvi ci sono NFC QRCODE a cura di Soundtag, con tutte le info sul programma… Ma se volete rilassarvi, perdersi va bene.
Ad esempio il live di Bassolino mi stava coinvolgendo solo fino ad un certo punto e sono andato all’apposita postazione per caricare la tessera per bere una birra (NB: non è la solita fregatura dei token: se carichi troppo, scarichi la app e ti ridanno i soldi)… e mi hanno fermato perché sotto quel palco c’era troppa gente.
E così mi sono goduto , a Jazz:Re:Found mezz’ora buona dei dj set house + live voice di altissima fattura in un’altra zona in cui vedo tutti con dei bicchieri di vino in mano.
Avverto Roberto e Matteo di Rubrasonic che sono ancora da Bassolino dicendo: “oh, non mi fanno rientrare, ma meglio così. Sto ascoltando house incredibile e c’è pure la pizza”. Mi raggiungono e faccio la mia solita figuraccia: “guarda che sono gli Handson Family, certo che son bravi”. E va beh, mica si può conoscere tutto… E infatti ho corretto. Pensavo si chiamassero Handsome.
Mi riscatto soltanto con l’ascolto completo e partecipato, con tanti altri ‘coraggiosi’ del concertone di quel mito vivente di Mulatu Astatke nell’area live. L’artista, classe 1943, suona il suo vibrafono e la sua tastiera in modo divino e stranissimo, molto africano. Spesso l’amalgama con la jazz band che lo accompagna non è perfetto. Lo ripeto: non è perfetto. Il jazz è musica americana nera, non africana e se accompagni un musicista che suona il vibrafono come fosse una kora, che è uno strumento solista… viene fuori un bel casino. Ripeto ancora: un casino, però bellissimo. In cui la bellezza passa sopra alla confusione. Soprattutto quando si sentono forte i due fiati, sempre ‘secchi’ e sempre a tempo (sax o flauto e tromba), il ritmo di batteria – percussioni e ovviamente il contrabbasso. Tutto il resto, soprattutto un pianista ‘virtuoso’ inutilmente protagonista, si riesce pian piano a dimenticarlo. Grazie a te, Mulatu Astatke, che ci hai regalato decine e decine di “Thank you so much”. Gli Dei della musica sono con te, noi mortali arranchiamo per raggiungerla.
Ho ascoltato, in poche, anche molto altro… ma interrompo qui. Tanto un “report” completo diventerebbe lunghissimo e noioso. Fateci un salto, l’anno prossimo, a questo boutique festival che esiste fin dal 2008. Ci sarà un motivo, se resiste, anzi cresce. C’è pure il glamping. E proprio di fronte a casa della signora che si lamentava un po’, c’è un piccolo bar di provincia immerso nel verde, dove può stazionare chi, tra un concerto e un dj set, vuole un po’ di sano silenzio e lontananza dal glamour, dal jazz, dall’elettronica e da tutto. Il silenzio, a volte, è d’oro. Trovatelo voi, un altro festival così. Poi fateci sapere.
Lorenzo Tiezzi x AllaDisco