Selfie (s)comodi in discoteca, ci dice Riccardo Sada
L’uso degli smartphone nelle discoteche è un tema di crescente interesse e discussione. Negli ultimi anni, molti locali notturni hanno iniziato a limitare o vietare l’uso dei telefoni cellulari all’interno delle loro strutture per diverse ragioni. L’obiettivo principale è creare un’esperienza immersiva in cui la musica, le luci e l’atmosfera generale portano le persone a vivere il momento presente. L’uso costante dello smartphone può distrarre i partecipanti e ridurre l’intensità dell’esperienza collettiva. Inoltre, c’è una questione di rispetto della privacy: molte persone frequentano le discoteche per divertirsi in un ambiente sicuro e privato, e l’uso di smartphone per fare foto o video potrebbe violare la privacy degli altri clienti, soprattutto se questi contenuti vengono condivisi sui social media senza il loro consenso.
Un altro aspetto riguarda la qualità degli eventi. Alcuni dj, come Bob Sinclar e Tommy Vee, hanno chiesto ai locali di limitare l’uso dei telefoni per garantire che l’attenzione del pubblico sia completamente rivolta alla performance, migliorando così la qualità dell’evento poiché i partecipanti sono più coinvolti e reattivi. Selfie (s)comodi in discoteca, ci dice Riccardo Sada. Ok, continuiamo…
L’uso degli smartphone può anche rappresentare un problema di sicurezza. In ambienti affollati e bui, come le discoteche, il rischio di furti o incidenti aumenta quando le persone sono distratte dai loro dispositivi mobili. Tuttavia, ci sono anche voci contrarie al divieto degli smartphone nelle discoteche. Molte persone vedono l’uso degli smartphone come un modo per catturare e ricordare i momenti speciali della serata. Foto e video possono diventare più che dei meme: dei ricordi di una società frenetica che dimentica tutto e subito.Per alcuni, il telefono è una linea di comunicazione essenziale, che va oltre il mezzo, lo strumento: soprattutto in situazioni di emergenza, quindi limitare l’uso dello smartphone può essere visto come una limitazione della libertà personale (…).
Selfie (s)comodi in discoteca, allora? Da un punto di vista commerciale, le discoteche e i festival, o comunque gli eventi in generale, traggono vantaggio dalla promozione che i clienti fanno sui social media: video e foto pubblicati online possono attrarre nuovi visitatori e aumentare la popolarità del locale. La questione dell’uso degli smartphone nelle discoteche è complessa e coinvolge diverse prospettive. Da un lato, ci sono validi motivi per limitare o vietare i telefoni per migliorare l’esperienza complessiva e garantire la privacy e la sicurezza.
Dall’altro, ci sono ragioni altrettanto valide per consentire il loro uso, soprattutto in termini di documentazione personale e promozione. La soluzione potrebbe risiedere in un equilibrio tra queste esigenze contrastanti. Bob Sinclar? Ha ragione nel sottolineare l’esasperazione. Ma paradossalmente crea un flame e quindi un contenuto quando invece dovrebbe essere lui stesso, il primo, a consegnare esclusivamente contenuti “sonori” (produzioni, dj set). Il dj francese si era già lamentato quando alcune persone tempo fa storpiavano il testo di “Freed From Desire” trasformando la hit di Gala in un canto razzista. Quindi non è nuovo a queste rimostranze attraverso i suoi canali social. E ce lo ritroveremo in forma alla sua prossima cover in lingua italiana.
E quindi? Quindi, scusate il pippone, ma siamo in estate e bisogna pur risvegliare i leoni da tastiera e le tigri da bagnasciuga, l’uso degli smartphone nelle discoteche non è tanto una questione di dimensioni del locale, piuttosto un fenomeno culturale. Selfie (s)comodi per vincenti
Se fosse solo una questione di grandezza, si potrebbe pensare che gli smartphone siano accettati in un piccolo club ma non in un grande evento come il Tomorrowland, o al contrario, che siano permessi al Tomorrowland ma non in un club più intimo. In realtà, la decisione di limitare o vietare l’uso degli smartphone è legata a un’esperienza modaiola e coattoculturale e all’intenzione di preservare un certo tipo di atmosfera (quale, poi?). Come, invece, creare un ambiente in cui tutti sono parte di un’esperienza collettiva, dove la musica e la connessione umana sono al centro dell’attenzione, piuttosto che la documentazione e condivisione sui social media ma senza uno smartphone? Con i segnali di fumo? Con lettere celate dalla ceralacca? Andiamo a ballare in carrozza e seguiamo solo dj che usano grammofoni? Come preservare l’autenticità e l’intensità di quel momento in piena era AI?
Selfie (s)comodi? Il giornalista e scrittore Andrea Benedetti da Facebook ha ricordato che tutto torna e che Mike Banks, dj e produttore statunitense specializzato in techno, aveva già intravisto questa necessità negli anni ’90, quando intuiva che gli artisti avrebbero dovuto diventare più indipendenti e capaci di gestire autonomamente la loro arte.
Questo discorso è oggi più attuale che mai, visto il declino della discografia tradizionale e l’importanza crescente di performance live e della gestione diretta dei propri diritti e della propria immagine. La domanda (probabilmente e quindi) è: la capacità di un artista di gestire la propria carriera non è solo un plus ma una necessità in un mondo in cui le vecchie strutture di supporto si stanno erodendo? Forse. Alle nuove generazioni tuttavia questa cosa frega poco. I giovanissimi per lo più ignorano o cercano di organizzarsi in modo più indipendente e consapevole durante le serate e avvertono in queste lagnanze solo bagliori di un settore che non sa più cosa dire e fare. Il resto è solo un pianto di anziani e talebani del vinile che, ovviamente e giustamente come disco rotto, ripetono che si stava meglio quando si stava peggio.
Okay, Bob Sinclar ha espresso il suo sostegno alla crescente tendenza a vietare i telefoni nei club, affermando che “le persone dovrebbero vivere il momento, non catturarlo”.
Questo sentimento riflette un cambiamento significativo in atto nella scena musicale, con più artisti come Afterlife e Meduza che implementano politiche di divieto di telefono durante le loro esibizioni. La tendenza può essere fatta risalire all’iconico Berghain di Berlino, uno dei primi club a introdurre una rigida regola “niente telefono”. In un’epoca dominata dagli smartphone, il Berghain ha preservato un’esperienza autentica, libera da distrazioni digitali, rendendolo un locale leggendario in cui la privacy e l’immersione totale nella musica sono fondamentali. Nell’ultimo decennio, le norme sociali sull’uso del telefono sono cambiate radicalmente.
Ciò che una volta era considerato maleducato, ovvero usare un telefono in contesti sociali, è ora diventato un luogo comune. Interrompere qualcuno mentre sta filmando o scattando foto è visto come maleducato, ma nei club e nei concerti, questo comportamento è andato troppo oltre. Ora intere folle sembrano più interessate a documentare il momento che a viverlo realmente. Artisti come Cosmo, Meduza, James Hype e Tale Of Us sono in prima linea in questo movimento, creando eventi in cui non è consentito l’uso del telefono. Cosmo, durante il suo recente tour, ha sottolineato l’importanza di vivere il momento senza distrazioni e il pubblico ha risposto positivamente.
Allo stesso modo, Meduza e James Hype hanno adottato una politica “niente telefono” per i loro eventi “Our House”, una mossa audace per artisti che fanno molto affidamento sulla visibilità online.
Tale Of Us ha fatto notizia con la sua decisione di vietare i telefoni ai loro spettacoli Afterlife all’Hï Ibiza. Questa scelta ha suscitato scalpore, poiché gran parte del loro successo è dovuto alle straordinarie immagini che accompagnano le loro esibizioni. Tuttavia, questa mossa potrebbe segnalare un ritorno alle origini, concentrandosi di più sulla musica e meno sullo spettacolo visivo.
Nel 2024, la “no phone policy” sta guadagnando slancio, non solo come status symbol, ma come necessità per artisti, registi e frequentatori di club. Viviamo in un’epoca di stress costante e FOMO, e l’uso incontrollato dei telefoni ha trasformato molti momenti speciali in occasioni mancate. Questa tendenza potrebbe essere la risposta a una società sempre più distratta e meno consapevole. I critici sostengono che vietare i telefoni viola la libertà personale, ma nella frenesia digitale odierna, questo potrebbe essere l’unico modo per riscoprire l’importanza di vivere veramente il momento senza la mediazione di uno schermo. Resta da vedere se questo movimento rappresenti un cambiamento di paradigma o una tendenza passeggera.
Ma per coloro che hanno vissuto un concerto senza distrazioni, la differenza è chiara: più immersione, più divertimento e una connessione più profonda con l’evento. Forse non dovremmo aspettare di essere costretti a mettere via i nostri telefoni per riscoprire il piacere di vivere il momento.
(Riccardo Sada x Sada Says x AllaDisco)