Quando era Made in Italy il sound del Sol Levante, ci dice Riccardo Sada, la musica italiana faceva ballare il mondo…
Un’avventura in cui i nomi di generi e sottogeneri non cambiano. Intanto i pochi dubbi che ruotano attorno a Eurobeat e high-energy vengono sostituiti da un’indiscutibile certezza: gli italiani lo fanno meglio, questo sound da esportazione.
Quando? Beh, vediamo. Senz’altro non oggi.
Dance ad uso e consumo dei mercati stranieri e definita “strana” e “facile” perché ancorata sempre al concetto di produzione prettamente commerciale? Eccome.
Una carica di arrangiamenti, velocità sostenuta e mai al di sotto dei centoquaranta battiti al minuto; energia e melodia che vanno spesso a braccetto; riff di sintetizzatore o di pianoforte che si alternano a virtuosismi vocali. Con qualche ritocco, tutto cambia. Cambiano anche i nomi che solitamente vengono affibbiati a generi e sottogeneri musicali: eurobeat, high-energy e, qui viene il bello, techno-energy comunemente chiamato Media Sound; i primi, nati negli anni Novanta e, almeno per un certo mercato, mai morti; l’ultimo, certamente più giovane, con alle spalle un quinquennio di successi.
A ritroso, si trovano gli albori di una certa dance italiana fatta di brani assai melodici lanciati da enigmatici artisti che in seguito sono stati inghiottiti dal nulla. Una dance datata Ottanta, influenzata negli anni successivi da un’ondata tecnologica chiamata house e techno, riavvolta da morbide sonorità con l’avvento della eurobeat e del para para. Così ci si ritrova sul finire degli Anni 70, per scoprire gli aneddoti, quando negli Stati Uniti imperversa la Disco e in Italia cinque anni più tardi prende piede una nostrana discodance. Tempi in cui parecchi nuovi volti salgono alla ribalta andando a colmare un vuoto nel mondo discotecaro e comunque, considerato l’impatto e l’immediatezza di certe realizzazioni, pure radiofonico. Tempi di Gazebo, Savage, Joe Yellow, Kano, Novecento, del primissimo Raf (“Self Control”), di Spagna (“Easy Lady”), delle produzioni di Claudio Cecchetto, ovvero Taffy, Tracy Spencer, Sabrina Salerno, Sandy Marton. Facce note, poi scomparse.
Ma quando era Made in Italy il sound del Sol Levante? Tanto tempo fa…
Qualcuno di loro, degli ‘scomparsi, ovviamente, si è ritirato dal settore dancereccio. Marton vive a Ibiza. Sabrina Salerno, Spagna e Raf si sono dati alla musica italiana. Taffy è fuggita a Londra. Alcuni si sono riciclati, o meglio ibernati per un lunghissimo periodo, travolti dal ciclone technodance. Ne sono un esempio proprio Den Harrow, bloccato da vincoli contrattuali, fattosi nuovamente vivo un paio di anni fa, o Ryan Paris, riesumato dai ragazzi torinesi della Bliss Corporation, o Savage, cioè Robyx, cioè Roberto Zanetti, che stando al passo coi tempi ha partorito imitati modelli come Corona prima e Alexia dopo.
La ricetta del successo? Classica: strofa, ponte e ritornello, armonizzazioni e cori a non finire supportati dalla classica cassa in quattro\quarti. Ma a distanza di circa un decennio, la produzione e la programmazione della dance è cambiata. I dj hanno preferito spostarsi su altre sperimentazioni, verso basi differenti, più techno o house, più latine o drum’n’bass. Almeno in Italia, a meno che non si tratti di compilation per ginnastica aerobica.
Rigorosamente ad alta energia. Ma c’è un paese che ha sempre richiesto e sempre richiederà la nostra “maccheronica” dance: il Giappone, che ama follemente la melodia. Etichette come la Avex e la King, ma anche major come la Sony e la Toshiba/Emi, e numerose indies del Sol Levante, non hanno smesso di importare brani che tuttora rispettano un passato (superato?) cliché. A distanza di anni, infatti, c’è ancora chi acquista brani che certamente in altre nazioni nessuno vorrebbe più, promuovendo magari anche il para-para, balletto nazionale con mosse studiate (attraverso insegnanti o corsi in videocassetta per ragazze) che ricorda la Macarena.
Nonostante l’Italia non consumi più questo sound, le produzioni nella maggior parte dei casi provengono proprio da team italiani (qualcuno comunque sembra faccia lo stesso in Germania e Usa, a New York e Los Angeles). Questa è vera underground, musica da sottosuolo, patinata ma che non finisce tra gli scaffali dei nostri negozi bensì in quelli di Osaka o Tokyo, dove il dj John Robinson della discoteca Velfarre viene mitizzato quasi come l’italico Albertino o il britannico Pete Tong.
Ma attenzione: il mondo para para, Eurobeat e high-energy e quello Italo disco presentano diverse differenze sia stilistiche che culturali sono vicino sino a un certo punto. Il primo, prevalentemente indicato per il mercato asiatico, e noto per i suoi ritmi veloci, melodie orecchiabili e testi spesso in inglese, ed è fortemente associato alla cultura giapponese; il secondo appartiene a un’orbita di elettronica sviluppata in Italia negli anni ’80, caratterizzata da melodie romantiche, ritmi sostenuti ma non velocissimi e l’uso predominante del sintetizzatore. Culturalmente, l’Italo disco ha avuto un impatto significativo sulla scena musicale europea degli anni ’80, influenzando artisti e produttori, mentre l’Eurobeat e l’high-energy hanno trovato una nicchia più specifica, diventando fondamentali in estremo oriente.
Ma quando era Made in Italy il sound del Sol Levante?
Tra i giapponesi delle ultime generazioni quasi nessuno non conosce il genere e la serie di compilation (in cd) “Super Eurobeat”, impostata personalmente dal CEO Masato Matsuura all’alba di Avex e plasmato l’immagine dei primi giorni della compagnia discografica come regina assoluta della musica dance. Il 250° album della serie, che aveva rappresentato la spina dorsale dell’azienda, è ricordato da Satoshi Yokota, aka DJ Boss, che ha suonato le tracce delle compilation di cui sopra come dj fin dall’inizio ed è produttore dal 2000, e da Toshiro Takano di Avex Entertainment Inc.
Nel 1990, Matsuura, allora direttore generale, fu affascinato dalla dance music europea chiamata High Energy e fondò Avex Trax per distribuire i dischi importati nei negozi di noleggio e pubblicarli come album compilation. “Inizialmente, suonavo brani della serie al Yokohama Maharaja”, dice Yokota. “Quando il locale chiuse, iniziai a occuparmi delle produzioni intorno al 2000, interagendo con le produzioni in Italia tramite Avex”. Takano incontrò Yokota durante un lavoro part-time al Yokohama Maharaja ed ebbe l’opportunità di occuparsi della compilazione dei cd.
Yokota ricorda Avex come “una piccola azienda in cui l’atmosfera era più simile a un’attività di club che a una normale azienda. ‘Super Eurobeat’, con la sua musica dance ad alta velocità, divenne una serie di mega hit grazie alle somiglianze con il J-pop. La collaborazione con Tetsuya (Komuro) produsse una serie di mega successi, come il debutto dei TRF nel ’93, portando la musica dance nei salotti. Guardavo i TRF dal loro debutto. Matsuura avviò i TRF insieme a Tetsuya e il suo punto di vista era incredibile. Portò la musica disco al livello mainstream”.
Negli anni ’90, “Super Eurobeat” si espanse dal mondo della disco alla scena J-pop. Yokota ricorda il terzo boom tra il ’99 e il ’01, quando la serie divenne popolare tra la popolazione generale, comprese le esibizioni della Disney e la conseguente diffusione prima tra i bambini e poi tra gli anziani. Nonostante il declino del terzo boom, “Super Eurobeat” ha continuato la sua serie nonostante Yokota e Takano abbiano deciso di pianificare nuovi cambi di strategia concentrandosi sulla produzione di tracce di alta qualità da rilasciare una volta all’anno e aumentando lo streaming e le pubblicazioni digitali.
In Olanda, a pochi chilometri da Den Haag (ovvero l’Aja), a Rijswijk, vive un amante del genere, il signor Marcel Van Den Belt, battezzatosi Marcello D’Azzurro per “l’amore” per il nostro Paese.
Trentanove anni, è l’ideatore e promotore dei “Venti d’Azzurro”. Lui stesso racconta la propria iniziativa. “Tutto è nato per passione. Sono dieci anni che stilo una personale classifica settimanale di brani dance, tutti esclusivamente italiani. E’ una mania. Questa mia chart viene inserita in una fanzine, Venti d’Azzurro, alla quale sono abbonate circa trecento persone disseminate sul globo terrestre. Ormai siamo diventati un punto di riferimento. Ho aperto qui a Ryswyk un negozio di dischi made in Italy, l’Italian Import Shop. Vendiamo molta hi-nrg. Mi dà una mano Eddy Pareggio, mio collaboratore che ogni tre settimane viene da voi in Italia per concludere accordi e aggiornarsi.
“Ho creato anche una mia label, 20 d’Azzurro, e le edizioni Venti d’Azzurro Songs. Ho un passato che mi permette di potermi muovere con disinvoltura nel settore”. Grazie a Marcello, “la dance italiana in Olanda non morirà mai”. Tuttavia, alla fine, è la solita Brescia la capitale della dance music. Anche quella di sola esportazione: quella che, in parole povere, viene realizzata ma non consumata in Italia.
Dopo aver rapidamente transitato da Desenzano dove c’è la Led Records di Luigi Stanga, uno dei tanti producer dell’ambiente, prende il via il viaggio che permette di curiosare negli studi in cui viene concepito il sound “only 4 export”.
Nella città alata c’è Giacomo Maiolini della Time Records, che un tempo, quattordici anni fa circa, spopolò in Giappone grazie alla prima ondata high-energy (e la Time si assume subito la paternità del nome) prodotta proprio dallo stesso Maiolini, affiancato dal duo Farina-Crivellente. Nonostante i cambiamenti nel corso degli anni, Maiolini e la Time – l’etichetta con il catalogo più vasto per il Medio Oriente – restano la maggiore espressione di questo genere.“In questo momento stiamo preparando i follow-up dei numerosi artisti a noi legati”, spiega Maiolini, che aggiunge: “Credo che l’Italia sia, specialmente per la high energy, il Paese-guida; non ha rivali sia per costruzione delle melodie che per gli arrangiamenti”. Competenza, soprattutto. “Sono diversi i collaboratori/produttori, tutti professionisti, che si occupano di questo genere musicale”.
Dischi, canzoni vere, niente campionamenti vocali. ..
“Una produzione High Energy nasce sempre dalla linea melodica. Una volta creata questa si fa cantare il brano e poi si procede all’arrangiamento e al mixaggio”. Ecco svelato un trucco. Nella base di Media Records, a Roncadelle, alle porte di Brescia, sino a qualche anno fa si produceva il noto Media Sound, studi che lavoravano a tempo pieno per l’etichetta più redditizia del gruppo, la Media Sound 4 Japan, che, oltre a produrre prodotto specificatamente per il Giappone (circa il 20% del totale del fatturato arrivava da lì) remixava anche i prodotti al territorio nipponico. Precisi tipi di prodotti molto energici perchè di derivazione techno ma nel contempo molto melodici. Una griffe, un trend che magari tornerà di moda anche da noi.
Il super dj?
John Robinson è un dj che ha venduto milioni di album in Giappone e nel sud-est asiatico come artista, dj, producer e remixer. Inizialmente, ha dominato la scena musicale nelle Filippine presso il primo superclub del paese, Rumors, e ha partecipato a numerosi show televisivi, diventando parte del roster della Pepsi New Generation. Successivamente, è stato la forza trainante dietro il leggendario Juliana’s Tokyo, l’equivalente giapponese dello Studio 54. Questo club ha generato una serie di cd plurimilionari prodotti da lui stesso e uno show televisivo, permettendo all’etichetta indipendente Avex Trax di crescere in un impero multimilionario. Dopo Juliana’s Tokyo, John ha collaborato con Avex per sviluppare un nuovo concept di club come il Velfarre, che ha introdotto una certa trance energetica nel mercato giapponese generando un altro boom musicale.
Il dj ha anche lanciato il concept “After Hours” con il brand Planet Love, dove ogni weekend si sono esibiti dj di fama mondiale come Tiësto, Armin Van Buuren, Johan Gielen e Ferry Corsten. Contemporaneamente, John Robinson ha condotto un programma di musica dance per MTV Japan e ha prodotto musica sia per sé che per aziende come IBM, Kenwood, Dunlop e Otsuka. Si è esibito due volte al Tokyo Dome, consolidando ulteriormente il suo status di icona nella scena musicale giapponese.
Il Velfarre, situato nel distretto di Roppongi a Tokyo, è stato per anni il più grande disco club dell’Asia con una capacità di 1.500 persone. Fondato da Tetsuya Komuro e da Avex Trax, il club era famoso per gli eventi legati alla dance e poteva essere affittato per eventi privati. Il club ha avuto un ruolo significativo nella scena Para Para, ospitando il primo evento chiamato Sef Hyper nel 1998. Questo evento settimanale ha cambiato nome nel corso degli anni, diventando Sef Mach! e infine Sef Gold. Hi-NRG Attack Studios ha prodotto diverse canzoni Eurobeat dedicate a Velfarre, tra cui “Velfarre 2000” e “Hey Hey Velfarre” delle Bazooka Girl.
Il locale ha chiuso i battenti il primo gennaio del 2007, dopo 12 anni di attività, a causa del mancato rinnovo del contratto di locazione del terreno e ha ospitato il suo evento finale, “Countdown to the Future”, il 31 dicembre 2006, seguito da “the Last Dance” il primo gennaio del 2007. Nel mese di luglio del 2011, Niwango ha aperto il Nicofarre nello stesso luogo ma con una dimensione più ridotta. Ma ha chiuso nel luglio 2019.
L’Eurobeat rappresenta due stili distinti di musica dance nati in Europa: una variante britannica influenzata dall’Eurodisco italiano e una forma di Italo disco ad alta energia.
Entrambi gli stili si sono sviluppati negli anni ’80, diventando poi fenomeni globali. Il trio di produttori Stock Aitken Waterman e la band pop Dead or Alive hanno reso popolare l’Eurobeat negli Stati Uniti e nel Sud-est asiatico, dove veniva commercializzato come hi-NRG (pronunciato “high energy”). Per un breve periodo, ha condiviso questo termine con la prima musica freestyle e l’Italo disco. Negli anni ’70, musicisti Eurodisco come Silver Convention e Donna Summer erano popolari in America. Negli anni ’80, l’Eurobeat britannico si caratterizzava per una produzione altamente raffinata e una semplicità musicale, con testi simili al Bubblegum Pop, melodie accattivanti e strutture canzoni elementari. Bananarama e Mel & Kim sono esempi di canzoni completate in un solo giorno, come raccontato da Pete Waterman.
Le canzoni Eurobeat sono caratterizzate da testi e melodie semplici, spesso con un’introduzione di chitarra seguita da un potente riff di sintetizzatore. La struttura tipica include un’introduzione, una sezione strumentale (synth o sabi), il primo verso (A melo), il ponte (B melo), il ritornello, un’altra sezione strumentale, e una terza parte (C melo), ripetuta più volte durante la canzone.
Il produttore britannico Ian Levine ha riconosciuto il nuovo stile hi-NRG emergente dall’Europa con il singolo “You’re a Beat” degli Eastbound Expressway. Il termine Eurobeat è stato usato commercialmente per descrivere i successi prodotti da Stock Aitken Waterman per artisti come Dead or Alive, Bananarama, Jason Donovan, Sonia e Kylie Minogue, pesantemente influenzati dall’Italo disco britannico.
Negli Stati Uniti, era un termine generico per gruppi dance ed electropop del tempo come i Pet Shop Boys.
I produttori britannici Mike Stock, Matt Aitken e Pete Waterman, influenzati dalla cultura dei club underground britannici e dalla musica soul americana, hanno creato un ibrido musicale con melodie italiane e un tocco di Eurobeat. Questa formula musicale ha avuto un grande successo nel Regno Unito negli anni ’80. Colonna sonora della cultura dei nightclub Para Para, popolare fin dai primi anni ’80, grazie ad Avex Trax, etichetta discografica giapponese, è stata rilanciata la serie di compilation “Super Eurobeat”, collaborando con etichette italiane come A-Beat C, Time e Delta, riaccendendo la popolarità dell’Eurobeat in Giappone.
L’anime “Initial D” utilizzò regolarmente la musica Eurobeat durante le scene di corsa, portando il genere all’attenzione dei fan degli anime al di fuori del Giappone.
Il videogioco “Dance Dance Revolution” di Konami ha incluso molte tracce del genere contribuendo alla sua popolarità. Anche altri giochi come “Beatmania” e “ParaParaParadise” hanno caratterizzato il movimento. Il J-Euro comprende vari tipi di musica dell’area Euro prodotta in Italia e reinterpretata da artisti giapponesi con testi in giapponese. Questo stile è diventato popolare nella scena Para Para dal 2000, con artisti come Ayumi Hamasaki e MAX che hanno dominato le classifiche. Le etichette giapponesi hanno collaborato con produttori italiani per remixare canzoni J-pop in stile Eurobeat, creando una fusione unica di culture musicali.
Il Para Para (パラパラ) è invece la danza sincronizzata che ha avuto origine in Giappone e si distingue per i suoi movimenti specifici e coordinati per ogni canzone, simile al line dancing. Nato negli anni ’80, durante la diffusione dell’Italo disco e dell’Euro disco in Europa, il Para Para si è evoluto con l’avvento della new wave e del synthpop in Giappone. Tuttavia, è solo alla fine degli anni ’90 che ha iniziato a guadagnare popolarità fuori dal Giappone. Il Para Para è strettamente legato all’Eurobeat. L’artista e produttore italiano Dave Rodgers, ovvero Giancarlo Pasquini, ha plasmato molti di quei successi dance, diventando onnipresente nel paese e ha descritto questo ballo come l’unico modo per tenere il passo in pista con l’Eurobeat, causa del suo ritmo veloce.
Coinvolti sono principalmente i movimenti del corpo superiore in sincronia con un ritmo four-on-the-floor, con coreografie specifiche per ogni brano. Il Para Para ha iniziato a diffondersi nelle discoteche di lusso durante il periodo della bolla economica giapponese. “Dal 1985 al 2002, la mia musica era ovunque, in Giappone; per le strade, nei negozi di musica, al Tokyo Disneyland”, dice Pasquini a Patrick St. Michel sul blog di Bandcamp. “L’entusiasmo era molto alto e non credo di aver capito esattamente cosa stesse succedendo in quel periodo”. L’Eurobeat era la spina dorsale del J-pop nei Novanta.
Arrivato per la prima volta alla popolarità in Giappone negli Ottanta grazie all’interesse club-driven per i generi dance come Hi-NRG e Italo Disco, l’Eurobeat divenne un fenomeno.
Compilation come la serie Super Eurobeat della Avex proponevano nuove canzoni mensilmente, mentre le star giapponesi cavalcavano il suono fino alla cima delle classifiche. Alla fine del decennio, aveva persino ispirato un proprio tipo di danza, chiamata para para, incentrata sui movimenti delle mani. “La mia società produceva circa 18-24 canzoni al mese. Ero molto concentrato e impegnato”, ricorda Pasquini.
Molte di quelle canzoni finirono nelle uscite di Super Eurobeat, interpretate da Dave Rodgers o da uno dei tanti artisti che produceva e scriveva. Altre finirono con le allora emergenti star del J-pop come Namie Amuro o il gruppo maschile V6 o divennero parte della colonna sonora della serie anime Initial D, dove le scene di auto che eseguivano curve precise erano accompagnate dall’Eurobeat pulsante di Rodgers.
“Penso che Dave Rodgers abbia imparato e acquisito tutti gli elementi necessari per fare successi negli anni ’80”, dice Akira Yokota, meglio conosciuto come DJ BOSS, performer di Eurobeat che ha lavorato alla serie Super Eurobeat di Avex dall’inizio degli anni 2000.
Aggiunge che Rodgers ha individuato come usare la melodia come un modo per far sentire i giapponesi, facendoli piangere o condividendo un senso di esultanza.
“Ha applicato questo come produttore negli anni ’90 e lo ha perfezionato con le sue canzoni”. Il J-pop di quel decennio non aveva bisogno di vendersi all’estero; il mercato domestico era in piena espansione, quindi il lavoro di Rodgers di quel periodo è rimasto principalmente in Giappone. Tuttavia, il suo lavoro e l’Eurobeat in generale si sono dimostrati rilevanti come mai nell’era dei social media.
Una volta segno di tempi passati, l’Eurobeat sta ora godendo di una spinta di attenzione in Giappone poiché gli atti pop si rivolgono allo stile come un modo per distinguersi e gli artisti più giovani, cresciuti con il suono, hanno la possibilità di giocarci da soli, soprattutto quelli che si dilettano nel mondo esagerato dell’hyperpop. Al di fuori del paese, la connessione dell’Eurobeat con l’anime ha contribuito a dargli nuova vita come meme negli anni 2010, quando video di vari incidenti veicolari erano accompagnati dai contributi di Rodgers a Initial D (“Eurobeat Intensifies” è una frase online).
“Penso che le giovani generazioni usino le mie canzoni per sognare e usare la loro immaginazione attraverso i testi che mi piace usare”
“I meme possono connettere molti giovani, usano la mia musica perché hanno trovato anche l’energia, la positività e la felicità di cui hanno bisogno per avere una vita migliore”, conclude Pasquini. Anche se l’Eurobeat si è ritirato dal gusto mainstream all’inizio del 21esimo secolo, Pasquini non ha mai smesso di esplorare lo stile. Ha lanciato la sua etichetta, Dave Rodgers Music, che include un progetto per ri-registrare i suoi più grandi successi dando nuova e fresca vita a queste canzoni mitiche.
Così, la documentazione visiva delle coreografie di questo periodo è scarsa, rendendo difficile l’apprendimento delle danze originali. Il secondo boom (1993–1995) è arrivato da club come Xenon, Twinstar e King & Queen, diventati centri nevralgici per il Para Para. Avex Trax ha rilasciato il primo video ufficiale di Para Para, “ParaPara Kyouten 0”, nel 1994, consolidando ulteriormente la popolarità nel ballo. Dal 1999 al 2001 la terza ondata di popolarità del Para Para, in gran parte attribuita alla performance televisiva di Takuya Kimura, membro degli SMAP. Questo periodo ha visto la produzione di numerosi video commerciali di Para Para da parte di Avex e altri concorrenti. Il quarto boom (2005–2010) ha visto un’aggressiva campagna di marketing da parte di Avex con serie come “Gazen ParaPara!!” e “We Love TechPara”. Il picco è stato raggiunto nel 2007 con l’esplosione del fenomeno ani-para, che ha portato coreografie su remix di canzoni anime.
Dopo il 2010, la popolarità del Para Para è diminuita, con una notevole riduzione delle nuove reclute. Tuttavia, l’avvento di YouTube ha permesso alla comunità di continuare a condividere e apprendere le coreografie, mantenendo viva la tradizione anche senza il supporto delle principali etichette musicali. Oltre al tradizionale Para Para, sono emerse varianti come il TechPara (danzato su hyper techno) e il TraPara (su musica trance). Inoltre, sono nati i “maniac” routine, coreografie non ufficiali create da appassionati che hanno arricchito ulteriormente il repertorio del Para Para.
Mauro Farina (anni fa con Giuliano Crivellante), è padre e padrone di SAIFAM di Lugagnano, Verona.
E ha detto del genere: “Abbiamo sempre fatto tutto nei nostri studi, i Factory Sound, Universal Studios e Mela Studios. Siamo musicisti e produttori e abbiamo puntiamo ancora sull’hi-nrg, che pubblicavamo sulle nostre label specializzate 21st Century Records, Radiorama Productions, Asia Records, 3B Boom Boom Beat, in modo da differenziare ogni genere musicale”. Ricordi? “Ken Martin, FCF e gruppi di produzione come i Contini e Rodgers. Con Boom Boom Dollars, di cui sono state fatte più di 100 versioni, sono state vendute ben mezzo milione di copie, garantendoci il ‘Dance Music Award Best Eurobeat 1989’. Abbiamo stampato milioni di ellepì. Siamo noi i precursori dell’Eurobeat e i primi a produrla”.
Anche Bruno Rosellini, con la sua metà Fabrizio Baldoni, fece furore in Giappone circa dieci anni fa. “Iniziai nell’84. Con Fabrizio, che con me è il co-autore, Danilo Ballo e Nando Bonini, abbiamo da tempo un team. Negli Anni ‘80 avevamo inaugurato l’importazione della dance italiana”. Chi non ricorda “Cha Cha Cha” dei Finzy Contini, disco d’oro nell’85 in Francia (Carrere) e nell’86 in Giappone (King)? “Nell’88, la Siae giapponese, che si chiama Jasrac, ci premiò con il ‘Foreign Composition Award’. Ai tempi battemmo artisti come Prince, Madonna e Michael Jackson”. Ora Rosellini collabora con la King, “con la quale abbiamo iniziato una nostra collana che si chiama ‘Hyper Euro’”.
Ma quando era Made in Italy il sound del Sol Levante? Tanto tempo fa…
Laurent Gelmetti, in arte Newfield, ai tempi titolare della Delta, ex proprietario dello studio Sonic Temple, è stato un tecnico del suono divenuto in seguito programmatore e musicista. Ha vissuto a Brescia ma è nato nella regione di Ardennes, a nord-est della Francia. “Eravamo in pochi a fare questo tipo di musica: Time, A-beat-C e Delta. E l’obiettivo comune era quello di entrare nell’ambitissima SuperEurobeat della Avex, la compilation per eccellenza”. Per anni, il tandem Accatino e Rimonti, del Live Studio di Alessandria, ha detto parecchio nel settore. “Siamo musicisti pure noi. E diciamo subito che non è stato facile restare a certi livelli: il mercato ha attraversato momenti di agonia anche per il motivo per cui c’erano troppi operatori occasionali che vi ruotavano attorno”.
Il futuro della musica para para, Eurobeat e high-energy è soggetto a molteplici influenze, inclusi i cambiamenti nelle tendenze musicali, la tecnologia e la cultura globale. Con l’avanzamento della tecnologia musicale, questi generi potrebbero beneficiare di strumenti di produzione più avanzati, permettendo suoni più complessi e innovativi. La realtà virtuale e aumentata potrebbero anche essere utilizzate per creare esperienze musicali più immersive, combinando musica, danza e visualizzazioni interattive.
È possibile che la musica para para, Eurobeat e high-energy si fondano con altri generi musicali.
Potremmo vedere influenze da EDM, K-pop, e altri stili di musica elettronica, creando nuovi sottogeneri e suoni ibridi che attraggono un pubblico più ampio. Questi generi potrebbero continuare a crescere a livello globale, grazie alla facilità di distribuzione musicale online. Artisti e produttori da tutto il mondo potrebbero contribuire con le loro interpretazioni uniche, arricchendo il panorama musicale di questi generi. Potrebbe esserci un ritorno alle radici classiche di questi generi, con un enfasi sulle sonorità degli anni ’80 e ’90, ma con una produzione moderna.
Questo potrebbe attrarre sia i nostalgici che le nuove generazioni.
Con la crescente popolarità delle piattaforme di streaming e social media, le comunità online dedicate a para para, Eurobeat e high-energy potrebbero espandersi. Eventi virtuali e concerti live streaming potrebbero diventare più comuni, permettendo agli appassionati di tutto il mondo di connettersi e celebrare questi generi. Collaborazioni tra artisti internazionali potrebbero diventare più frequenti, portando nuove influenze culturali e stilistiche. Queste collaborazioni potrebbero generare nuove forme di espressione musicale e aumentare la visibilità globale di questi generi. Film, serie TV, e videogiochi potrebbero continuare a utilizzare brani para para, Eurobeat e high-energy nelle loro colonne sonore, mantenendo viva l’attenzione su questi generi e introducendoli a nuovi pubblici.
(Riccardo Sada x Sada Says x AllaDisco)