Geo From Hell torna con “Drown”, che è sì una cover, ma finalmente una cover sorprendente, spiazzante, a metà tra i generi. A noi di AllaDisco piace davvero molto. Se non vi piace e preferite i soliti mash up, beh, fatti vostri. Leggete questa bella intervista fino in fondo, visto che proprio alla fine ci fa capire quant’è maniaco… di che? Ovvio, della musica.
Iniziamo però con un bel copia e incolla dal sito di Radio Deejay, che oggi di dj parla poco e niente. Articolo d’antan, datato 2014, 10 anni fa. “Geo from Hell è il nome d’arte di Andrea Georgiou. È nato e cresciuto a Ravenna, ma, nelle sue vene scorre il sangue greco. Geo from Hell è stato il vincitore della prima edizione del talent di Sky Uno HD TOP DJ. Geo debutta ora nel mondo discografico con un singolo e un video, Confusion. In esclusiva per voi, ecco in making of”… Di acqua ne è passata tanta da allora. Geo oggi è uno dei più stimati dj italiani. 10 milioni di visualizzazioni su YouTube, oltre 250.000 follower su Instagram, chissà quanti su TikTok. Perché Geo è matto, senz’altro. Però in console sa sempre come stupire con grande tecnica, ottima selezione e grande cuore. Hai detto niente. Visti i tempi che corrono è più che abbastanza.
Noi di AllaDisco invece vi facciamo ascoltare “Drown“, il suo nuovo singolo appena uscito su UMM, la storica label house italiana di Gianfranco Bortolotti, il creatore di Media Records, oggi rilanciata con successo anche grazie al contributo creativo di Gianluca Motta.
“Drown” è una cover di brano rock dei Bring Me the Horizon, ma non è certo la solita cover house dance, che calligraficamente porta senza creatività un brano in 4/4 con la cassa dritta sotto, come da sempre capita nella house. Non è musica porno, ovvero quella musichetta dance un po’ buttata là a cui ci stiamo abituando. Qui c’è roba, c’è emozione.
La versione di Geo From Hell, in cui spicca la voce di Dave Deaf (bello il nome questo artista, che si chiama sordo…), è totalmente diversa dall’originale, così energico e sguaiato. Dave Deaf sussurra, Geo from Hell non picchia, dà forma alla sua ansia, quella che abbiamo tutti o quasi, con classe, con stile. E’ un’ansia contenuta in cui Geo non vuole affogare (Drown vuol dire affogare).
Non so se questo pezzo sarà una hit, so che è una hit per me. Perché come la mitica cover dei Cake mi fece capire quant’era bella “I will surivive” di Gloria Gaynor, c’è voluta la bella cover di Geo, così diversa dall’originale nell’intenzione, così pop e così elettronica, a farmi capire che “Drown” mi piace. Perché solo la musica ci può salvare. Certo, perché per me è ovvio. Quando va tutto male, e a molti capita spesso, tipo tutte le mattine, c’è solo la musica che ti salva. I normali a noi della musica ci interessano.
Bene, dopo tutte queste chiacchiere più o meno inutili perché molto personali, eccoci a tu per tu con Geo from Hell.
Ascoltarlo parlare è un piacere, molto diverso da quando è protagonista in console. Parla a voce bassa, ragiona e ascolta. Non è affatto il tipico dj italiano. Proprio per questo è resident da tempo del Cocoricò, tra le disco italiane più importanti di sempre.
“Ho sempre amato l’originale dei Bring me the Horizon e dopo aver trovato una versione voce e chitarra acustica ci ho costruito una base sotto”, spiega Geo from Hell. “Il risultato mi piaceva per cui ho cercato su YouTube una voce che potesse interpretarla e ho trovato Dave Deaf, che tra l’altro è italiano. Aveva già interpretato una bella cover del brano”.
Fin qui, tutto standard. Ma Geo è tutto tranne che standard.
“Invece di urlare, ho chiesto a Dave di cantarla in modo ‘piatto’… e così è nata. E’ un disco in cui la cassa spinge forte e si contrappone alla voce, che è dolce, in fondo. La canzone è un ibrido che non so collocare. E’ un brano quasi da aperitivo, più che da cuore della serata, semba quasi deep house, però non lo è. Ha il suo mood, chi lo ama lo ama, chi lo odia può farlo. Senz’altro mi rappresenta, è un pezzo introspettivo”.
Geo From Hell, che obiettivi hai con questo brano?
“L’obiettivo di un artista e di un discografico non credo debba essere solo quello di far ballare. Dobbiamo cercare di creare musica che diventi la colonna sonora di chi ci ascolta. La musica è un amplificatore, amplifica sia i momenti belli sia i momenti brutti. Ecco vorrei che ‘Drown” fosse un boost per i sentimenti di chi lo ascolta”.
La musica non sempre regala felicità, quindi?
“Ovviamente no. A me piace, a volte, anche essere ‘sotto’ un certo stato d’animo ed amplificarlo con la musica. Succede quando sono triste e quando sei carico. Come ascoltatore, ascolto da sempre di tutto. Ho iniziato ascoltando i Pink Floyd grazie a mio padre, Ozzy Osbourne, etc… Lo spettro della musica elettronica mi interessa, ma non è certo l’unico genere che amo. Sono un chitarrista, ho fatto il conservatorio, adoro il metal e non solo. Ascolto di tutto, purché sia buono… ma in auto è soprattutto metal. Anche tanto metal strano e di nicchia”.
Che cosa deve fare un dj per prima cosa?
“Da malato di mente quale sono, credo che ogni dj debba essere prima di tutto un ricercatore. Cercare cose nuove o vecchie ‘fighe’ è invece putroppo una faccenda dimenticata, o quasi. Non ricerco mash up, ma canzoni originali che tirino giù la pista. Tipo un pezzo dei PleasureKraft che ho proposto al Mugello, una chicca che gira a 60 BPM (di solito i pezzi dance hanno una velocità almeno doppia, sulle 125 battute per minuto, NDR). Non seguo più le chart, non mi interessano… ma passo circa 3 ore al giorno su Beatport, ad ascoltare ogni singola produzione che viene pubblicata”.
Ho capito bene? Tu, Geo From hell, tutti i giorni passi 3 ore al giorno circa ad ascoltare tutte le nuove uscite di Beatport?
“Sì, è quello che faccio. Ascolto musica di ogni genere, soprattutto da quando lavoro al Cocoricò, un locale in cui spesso sono in console per ore ed ore. Se non riesco a farlo per 2 giorni, ci passo 6 ore, se sono 3 giorni, ancora peggio… Per me però è diventata quasi una malattia. Poi magari compro solo 4 dischi, ma sono proprio quelli che mi servono e che mi serviranno a lungo“.
(Lorenzo Tiezzi x AllaDisco)