La techno nell’UNESCO ce la racconta Riccardo Sada in Sada Says
Mercoledì 13 marzo 2024, l’UNESCO ha riconosciuto la techno berlinese, insieme ad altre cinque tradizioni tedesche, come parte del patrimonio immateriale dell’umanità. Questo genere musicale, simbolo della vita notturna di Berlino da oltre tre decenni, rappresenta non solo un fenomeno culturale ma anche un movimento sociale che ha segnato la storia della città. La techno, un sottogenere rivoluzionario della musica dance, ha radici profonde nella Berlino post-muro, trovando il suo habitat naturale in spazi unici come fabbriche dismesse e magazzini abbandonati. Questa scena musicale ha attirato un pubblico globale, creando un’atmosfera vibrante e un senso di comunità tra gli appassionati di musica elettronica.
La genesi del termine “techno” è avvolta nel mistero, con teorie che collegano la sua etimologia sia alla natura puramente elettronica della musica sia a influenze storiche come la traccia “Techno City” dei Cybotron.
Sebbene Berlino sia considerata il cuore pulsante della techno europea, è essenziale riconoscere le origini del genere a Detroit, dove artisti come Juan Atkins, Kevin Saunderson e Derrick May, noti come i Belleville Three, hanno definito il suono distintivo della techno. La trasposizione di questo genere a Berlino ha coinciso con un periodo di grandi cambiamenti sociali e politici, diventando la colonna sonora dell’unificazione della città.
Epicentri della techno club culture come il Tresor, il Berghain e il Griessmühle non sono solo spazi notturni ma veri e propri simboli della libertà espressiva, punti di riferimento per la cultura techno globale. Questi luoghi hanno giocato un ruolo cruciale nello sviluppo e nella conservazione della scena techno, contribuendo a rendere Berlino la capitale non ufficiale della musica techno. La techno a Berlino trascende la musica; è un fenomeno che riflette la storia, la politica e l’identità della città. Dal suo ruolo nell’unificazione di Berlino alla sua capacità di riunire persone di diverse origini, la techno è un simbolo potente di libertà e espressione creativa.
La techno nell’UNESCO è una rivoluzione?
Di fronte alle minacce come l’estensione della Bundesautobahn 100, che rischia di demolire storici club techno, la comunità si è mobilitata per proteggere questi spazi vitali. La techno non è solo una parte della storia culturale di Berlino ma continua a essere un pilastro della sua identità contemporanea, attirando appassionati di musica e visitatori da tutto il mondo. Nella capitale tedesca, la techno non è solo musica; è un simbolo ricco di significato, essendo stata definita da critici musicali come la colonna sonora dell’unificazione della città.
Questa etichetta le è stata attribuita poiché il suo sviluppo ha coinciso con il periodo successivo alla fine della Guerra Fredda. Berlino si distingue come il cuore pulsante della cultura techno, nonostante l’origine di questo genere sia comunemente attribuita a Detroit, nel Michigan. Qui, nella metà degli anni ’80, un gruppo di musicisti ispirati dal synth-pop d’avanguardia iniziò ad integrare elementi come i sintetizzatori Kawai KC10 e Yamaha DX7, oltre a drum machine come la Roland TR-808 nelle loro composizioni, influenzati da band come Kraftwerk e Yellow Magic Orchestra.
Parentesi: le origini della techno, tuttavia, sono avvolte in un mistero di opinioni divergenti, in particolare riguardo ai pionieri del genere, spesso associati a Juan Atkins, Kevin Saunderson e Derrick May, noti come i Belleville Three di Detroit. Questi artisti hanno definito lo stile caratteristico della techno, con il suo tempo in quattro quarti, potenti linee di basso, l’uso intensivo di sintetizzatori e un ritmo incalzante che oscilla tra i 120 e i 140 bpm. L’adozione della techno di Detroit a Berlino è stata significativa, specialmente dopo la caduta del Muro, quando la gioventù ha iniziato a riempire gli edifici vuoti della zona est, trasformandoli nei primi club underground della città.
La presenza della techno a Berlino, già vibrante prima della riunificazione, ha radici nelle dinamiche culturali separate ma parallele delle due Berlino, con l’Ovest che godeva di maggiore libertà creativa e l’Est dove, nonostante le restrizioni, la musica trovava comunque un modo per fiorire, spesso sotto il controllo della censura sovietica.
Il periodo successivo alla caduta del Muro ha visto i club di Berlino trasformarsi in epicentri della cultura techno, con l’Hard Wax di Kreuzberg che diventava un faro per questo movimento, e figure come DJ Hell che emergono come influenti nel panorama musicale. L’arrivo di dj di Detroit come Jeff Mills e Juan Atkins ha consolidato Berlino come capitale della techno, con la cultura dei club che si evolve in un marchio riconoscibile, simbolo dell’identità post-muro della città.
La Clubcommission di Berlino, fondata dai proprietari dei club, si è dedicata alla salvaguardia e allo sviluppo della scena club, una missione che ha guadagnato urgenza di fronte a minacce come l’espansione della Bundesautobahn 100, che rischia di demolire spazi iconici. L’opposizione a tali sviluppi è unita a una preoccupazione più ampia per la conservazione di spazi culturali chiave, evidenziando il ruolo della techno non solo come espressione artistica ma anche come pilastro dell’identità e dell’eredità berlinesi. La techno, oltre a essere al centro della Love Parade, un evento che ha segnato la storia della città attirando milioni di partecipanti, continua a essere un punto di riferimento per la comunità globale e un simbolo dell’innovazione berlinese.