I nuovi brani e il loro effetto sulla gente… com’è?
Durante numerosi concerti e infiniti dj set, si verificano momenti in cui i partecipanti nell’area principale o sulla pista da ballo decidono di riporre i propri cellulari, che fino a quel momento erano stati utilizzati per registrare video di successi come hit del momento. Questo fenomeno si verifica quando gli artisti propongono nuove canzoni che non sono ancora diventate popolari, discostandosi dagli evergreen. Il pubblico desidera ascoltare, ballare e cantare, preferendo quindi immortalare nei propri dispositivi solo i vecchi successi. Questa tendenza si riscontra non solo negli show dei grandi artisti pop e rock, ma anche nella musica dance elettronica. I nuovi brani faticano a radicarsi nella mente degli ascoltatori, a meno che non appartengano a una fan base particolarmente devota. Questa situazione potrebbe essere attribuita alla diffusione di una sovrabbondanza di informazioni e alla continua produzione e proliferazione di brani musicali.
I nuovi brani e il loro effetto sulla gente. Perché piacciono di più le vecchie canzoni?
Le vecchie canzoni continuano a dominare il mercato musicale statunitense, rappresentando circa il 70% delle vendite. Sorprendentemente, i 200 nuovi brani più popolari in classifica costituiscono regolarmente meno del 5% degli stream totali. Questo dato è significativo, considerando che tre anni fa rappresentavano circa il 15%. Non significa che il pubblico abbia smesso di ascoltare nuova musica, ma sembra che i nuovi brani abbiano più difficoltà a catturare l’attenzione degli ascoltatori.
Un fenomeno interessante è l’espansione massiccia del mercato dei cataloghi musicali negli ultimi anni.
Importanti acquisizioni sono state effettuate, come l’acquisizione del catalogo editoriale di Bob Dylan da parte di Universal Music Publishing, che ha ottenuto i diritti sulle sue opere musicali per 300 milioni di dollari nel dicembre del 2020. Numerose altre operazioni di alto profilo hanno coinvolto artisti come Bruce Springsteen, David Bowie, Sting, Leonard Cohen e Paul Simon. Grazie all’intervento di società di investimento legate all’alta finanza, sono stati movimentati capitali per diversi miliardi di dollari. Il passato viene percepito come più interessante e redditizio rispetto al presente nell’industria musicale. Questa tendenza evidenzia la sfida che i nuovi brani devono affrontare per farsi strada e competere con i successi consolidati.
Nell’epoca dello streaming, che privilegia principalmente gli artisti di nuova generazione, le cui canzoni sono ascoltate in modo compulsivo dai giovani, per un artista di spicco con una lunga storia alle spalle, pubblicare un nuovo album di brani inediti può sembrare un compito quasi noioso.
Inoltre, le stesse case discografiche sembrano essere meno interessate a nuovi lavori da parte di artisti “classici”, molti dei quali hanno espresso pubblicamente il senso di smarrimento che stanno vivendo. Alcuni di questi artisti hanno dichiarato di non sapere nemmeno cosa fare in questo contesto. Attualmente, molti di loro non hanno nemmeno un contratto discografico, o i loro precedenti contratti erano molto lunghi e ora sono scaduti. Si è registrato un cambiamento totale nel mercato.
I nuovi brani e il loro effetto sulla gente, riassumendo, qual è?
A meno che non si verifichi qualche evento particolare in grado di generare interesse mediatico intorno al progetto, le case discografiche sembrano disinteressate. Un esempio può essere un tour. Non importa se poi, durante i concerti, vengono suonate solo poche canzoni del nuovo album: il disco diventa solo una carta d’identità, una sorta di pretesto per giustificare l’inizio di un nuovo tour. In questo scenario, gli artisti “classici” si trovano di fronte a una sfida significativa per riuscire a mantenere la loro rilevanza nel panorama musicale contemporaneo dominato dagli artisti emergenti.
(Riccardo Sada per Sada Says / AllaDiscoteca)