Andare avanti guardando indietro, il nuovo articolone by Riccardo Sada su AllaDisco parla di gamberi. E come sempre si vola alti.
Volontariamente o involontariamente, Calvin Harris rischia col suo singolo “Miracle”, cantato da Ellie Goulding, di riesumare tutti i fantasmi degli anni Novanta? 143 bpm di una dream house attualizzata e lo scozzese ha preso in contropiede tutti. Sembra di essere tornati a “Welcome To Tomorrow (Are Yiu Ready?)” degli Snap! e “The Mountain Of King” della coppia Digital Boy e Asia, due singoli che con l’aumento di velocità cambiarono le sorti della Eurodance dal 1994. Ma Harris non è solo, in fatto di rigenerazioni, anche David Guetta a suo modo continua a sfornare “semicover” ispirate a un trentennio fa. Indietro tutta. Ah, i super dj con l’andatura del gambero!
Allora io mi chiedo perché, invece di andare avanti, si vada sempre più indietro, rovistare nella spazzatura quando davanti possono esserci orizzonti costruttivi, propositivi, creativi e geniali. Perché i produttori di musica vanno a prendere idee dal passato quando potrebbero invece sfruttare le nuove tecnologie e nuovi orizzonti davanti a loro per creare qualcosa di speciale stratosferico?
Andare avanti guardando indietro, ma come si fa?
I produttori di musica spesso attingono dal passato perché molte delle idee e dei suoni che sono stati creati in passato sono considerati classici e hanno resistito alla prova del tempo. Ma con che risultati a livello artistico? Zero. Questi suoni e stili musicali hanno ispirato molte generazioni di personaggi e sono diventati un punto di riferimento per la musica contemporanea, che in realtà è nuova se fruita dalle generazioni più recenti. Prendiamo gli anni Novanta, sono un periodo ma proprio per i giovanissimi non è altro che un genere, un suono richiamabile e riconducibili a un precisissimo passato.
È vero, ci sono anche molti produttori musicali che utilizzano le nuove tecnologie partendo da nuovi scenari per creare qualcosa di unico e speciale. Siamo nelle annate dei super dj con l’andatura del gambero, sembra cammino in una direzione ma vanno in quella opposta a livello creativo: indietro. Il digitale ha aperto nuove possibilità per la creazione e la produzione consentendo ai più di sperimentare con suoni e strumenti mai sentiti prima. Tuttavia, la tendenza di buona parte dei produttori è sempre più legata alla ricerca di un risultato e di una posizione privilegiata rispetto alla concorrenza, e sempre più distante alla ricerca. Tutto si sta sempre più uniformando, livellando.
Ma che succede con la globalizzazione musicale?
La globalizzazione ha portato a una maggiore esposizione a nuovi stili musicali provenienti da tutto il mondo, dando ai produttori di musica l’opportunità di mescolare influenze diverse e creare qualcosa di apparentemente nuovo. Sono vecchie idee, sconosciute a molti, ma non ai nostalgici, ricondizionate e riconfenzionate per un pubblico che ama una musica usa-e-getta. Quanto dura una hit pop oggi? Molto poco. Quelle dentro le pennette Usb dei dj ancora meno. Al di là del discorso legato al consumismo, ci si ritrova dritti in un mondo dove le grandi hit sono diventate piccole nonostante generino dischi di platino o d’oro e dove la scomparsa degli evergreen viene rimessa in gioco dalle cover.
Una volta si produceva un remake per celebrarne l’originale, oggi lo si fa perché di idee si è sempre più carenti e si passa furbescamente al giro successivo, come in un continuo flusso sonoro che fa finta di essere un riconoscimento di un’era.
Andare avanti guardando indietro
La scelta di utilizzare il passato o le nuove tecnologie per la creazione musicale dipende dalle preferenze e dalle intenzioni del produttore. E dipende dalla vocazione, dal talento e dalle intenzioni sempre di quest’ultimo. Mentre alcuni artisti cercano di creare un mood nostalgico, e mentre altri cercano di rompere le barriere del suono tradizionale, sempre meno creator danno vita a qualcosa di unico, memorabile e rivoluzionario.
(Riccardo Sada x AllaDisco)