“Low cost”, hai letto bene. La musica oggi è un business piccolo… un business “low cost”
Certo. Lo ripeto: La musica oggi è un business piccolo, ad altissimo valore aggiunto però. Un business che sta facendo guadagnare miliardi di dollari alle discografiche pubblicando musica presto dimenticata che però fa fare tanti stream e un business in cui grandi concerti come quelli dei Depeche Mode fanno incassare l’impossibile. Ripeto: l’impossibile. Ma andiamo con ordine e partiamo da uno che ne sa anche più di me (lo so, è dura)…
Marco Biondi, ‘vecchia’ volpe del rock radiofonico e non in Italia su Facebook qualche giorno rifletteva così, sulla musica che gira intorno, in modo dannatamente intelligente.
QUI trovate tutta la sua riflessione, io riassumo un po’… ma non troppo perché è tutto molto denso. Dopo trovate una mia riflessione sul perché tutto questo succeda
“1967 – 1977 È incredibile come la musica una volta si evolvesse così in fretta. Se penso alla musica di 10 anni fa oggi, quindi a quella del 2013, non mi sembra così diversa da quella che si sente in giro ora. C’era “Get Lucky” dei Daft Punk, Mengoni vinceva Sanremo, c’erano la Amoroso e Fabri Fibra, U2 e Onerepublic, Emma, Fedez, Lady Gaga, Ligabue, Katy Perry… Insomma, oggi viviamo di usato sicuro!
Allarghiamo ora il tempo di ulteriori 5 anni. 1967-1981, in 15 anni siamo passati da “Sgt Pepper” e tutto il resto di fine anni ì60 e siamo arrivati all’electro pop del 1981, passando per il Punk, la Disco Music, il Prog, l’Hard Rock, il Glam, l’elettronica dei Kraftwerk e di Bowie, i grandi cantautori italiani, eccetera eccetera eccetera, tutta roba che oltretutto, vedevi regolarmente in classifica.
Se andiamo oggi indietro di 15 anni, arriviamo al 2008. Era l’anno di “A Te” di Jovanotti, dell’esplosione di Giusy Ferreri, di “Viva La Vida” dei Coldplay, di Katy Perry, di Rihanna, di Ligabue e dei Negramaro, di Cremonini e di Mika, di Tiziano Ferro e Vasco Rossi…”
Cos’è cambiato, a livello di sonorità, dal 2008 ad oggi, scriviamo ora noi di AllaDisco non solo nel sound di Jovanotti ma un po’ in tutto ciò che gira intorno? Poco. Troppo poco. Certo, oggi c’è molta più urban, ma per il resto è quasi tutta la stessa cosa. E’ un fatto: la musica è “low cost”
Perché succede tutto questo? Do una mia risposta, piccola piccola (perché la musica oggi è un business piccolo).
Oggi la musica è un piccolo business molto redditizio, ad alto valore aggiunto però. Lo è per le discografiche, oggi parte di un settore (intrattenimento) in cui dominano i videogiochi. Ieri la musica pop rock era l’apice dello show biz. Oggi è un business pieno di avvocati che monetizzano subito il talento. Prima si faceva la storia. Oggi si fanno prima di tutto i soldi.
Mi spiego meglio. Oggi il prodotto musica vende tantissimo, solo che è diventato “low cost” per quel che riguarda lo streaming e robe come Sanremo. Premium sono “solo” i concerti come i Depeche Mode che costano 5 volte più di ieri e sono sold out…
ovviamente il problema arriverà tra 15 anni quando mia figlia (di 14 anni oggi) vorrà ascoltare i Depeche Mode perché si accorgerà che oggi c’è (quasi) solo musica low cost. Ma nessuna industria può lavorare pensando a 15 anni dopo. Intanto incassano. Le Major sono ricchissime.
Viviamo il crepuscolo degli dei della musica e i videogame, per fortuna o purtroppo, non creano superstar e non stanno, almeno per ora, rivoluzionando la società come è successo col rock. Vedremo. Intanto siamo messi così.
Lorenzo Tiezzi x AllaDisco