Sanremo è la pancia degli italiani, ci spiega il nostro Riccardo Sada in un Sada Says memorabile e pure celebrativo / riassuntivo. Leggetelo tutto che vi fa bene. Prima, dopo e durante la Kermesse.
Quello 2022 è stato indubbiamente un Festival tutto da ballare, con il semi twist di Gianni Morandi e “Apri tutte le porte”, con La Rappresentante di Lista e “Ciao Ciao” e soprattutto con Dargen D’Amico e “Dove si Balla”. Quello partito da ore targato 2023 anche. E lo sarà sempre di più: maggiormente moderno, contemporaneo e giovane, il Festival ha un target svecchiato ed è ormai una cosa che fa fico; dalla disinvolta direzione artistica di Claudio Baglioni nel 2018 e nel 2019 sino alle ultime scanzonate canzonette dell’epopea autografata da Amadeus. Una conferma è la co-conduzione con un ringiovanente e ringiovanito e sopra citato Gianni Morandi e l’apertura e la chiusura di con Chiara Ferragni, senza contare le partecipazioni di Francesca Fagnani, Paola Egonu e Chiara Francini.
Perché Sanremo e Sanremo. O no?
Il festival vede e vedrà momenti felici e infelici, assurdi e bucolici, iconici e buffi, spesso incredibili e indimenticabili ma alcuni cancellabili dalla mente. Dai “Fiumi di Parole” dei Jalisse, coppia che qualcuno vorrebbe nuovamente sul palco, sino agli annunciati guest di quest’anno, la band-duo dei Depeche Mode e Ornella Vanoni, passando per (il collegamento di) Volodymyr Zelens’kyj, presidente dell’Ucraina, e sì, di acqua davanti al Teatro Ariston ne è passata.
Se Scavolini è (nella figura delle testimonial delle sue cucine) la più amata dagli italiani, Sanremo è la pancia degli italiani.
Una specie di sunto della morale tricolore accompagnato da un borsino di quello che va e non va nel Bel Paese. In generale, la pancia degli italiani è una frase che si riferisce alla tendenza dei nostri connazionali all’essere emotivi e al basare le decisioni su istinti e sentimenti, piuttosto che su ragionamenti logici. Sanremo e il suo Festival manifestano questa turbata e italica espressione. La kermesse ligure rappresenta a tratti la verità e i segni indelebili dell’espressione culturale di tutti noi, un bigino dello stato d’animo che la popolazione sta vivendo contemporaneamente col periodo di svolgimento della manifestazione stessa.
Acqua reflua, acqua per il popolo.
Venerdì 10 febbraio, nella serata delle cover, la competizione canora sverserà sulla platea un commovente e sofferto omaggio a Gigi D’Agostino: Mara Sattei e Noemi, accompagnate da un arrangiamento orchestrale, porteranno sul palco dell’Ariston uno dei brani più famosi del dj torinese, “L’Amour Toujours”. Anna Oxa risponderà con la stessa dose di lacrime unendosi al dj iLjard Shaba per “Un’emozione da Poco”, Ditonellapiaga farà ballare grazie una pioggia di groove attraverso “Salirò” di Daniele Silvestri. Coma_Cose e Baustelle si dimeneranno liquidamente con “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri. Olly con Lorella Cuccarini scivoleranno via sulle note di “La Notte Vola” e il piedino terrà il ritmo. Però lo scroscio finale sarà per le sorelle Iezzi, perché Paola & Chiara con il dj e produttori Mark & Kremont mostreranno la loro vocazione al beat dance sfruttando un medley di loro successi (scommettiamo che chiuderanno con “Festival”?).
Il Festival compie 73 anni e sembra un’anziana signora iper liftata.
Maquillage a non finire nella sferica scenografia, iniezioni di botox nella scaletta che deve scorrere via come l’olio manco fossimo a un talent su Mediaset. Tuttavia, ha i suoi colpi in canna: permette di scoprire le evoluzioni della musica italiana contemporanea, punta sulle esibizioni dal vivo quando sempre più (mezzi) artisti stanno puntando su live in semi playback; offre un intrattenimento a 360 gradi; snocciola con verve e leggerezza la cronaca come fosse un tg d’antan; permette coinvolgimenti (in)diretti con il Fantasanremo; aggrega come se fosse in campo la Nazionale azzurra; permette di godere di show di ospiti internazionali; ricalca la storia e tradizione del festival; e, tra un mazzo di fiori e l’altro portati sul palco, permette alla municipalità locale di tirare il fiato in merito alle casse.
E per chi piace la dance? Beh… alla Kermesse ce n’è. O no?
“A noi che piace la dance” e a quelli che si emozionano di quella nostrana e degli anni Novanta, il panorama ha costantemente offerto influenze dettate dalla musica elettronica e dagli attori del comparto negli ultimi decenni. Con l’arrivo di un dj come Jovanotti con “Vasco” nel 1989 e con quello degli Eiffel 65 nel 2003 con “Quelli che non hanno età”, con DJ Francesco nel 2004 e le sue “Era bellissimo” e “Francesca”, il Festival ha sempre più goduto nel trasformarsi in discoteca, anche quando non avrebbe dovuto farlo. Nel 2012 Gigi D’Alessio e Loredana Berté hanno collaborato con Mario Fargetta per una versione remixata di “Respirare”. Bob Rifo e Raphael Gualazzi hanno presentato “Liberi o no” e “Tanto ci sei” nel 2014.
Nel 2018, l’apoteosi con Michelle Hunziker che da discutibile presentatrice dimostra di non (ri)conoscere il dj Stefano Fontana, noto come Stylophonic e a cui chiede cosa sia la dance (Fontana risponde con un “è Disco music contemporanea”, top!). Tuttavia, la scena musicale italiana è stata invasa dalla dance grazie alla partecipazione di artisti come Giorgio Moroder, Robin Schulz e Samuel dei Subsonica. Nel 2020 l’esibizione di Dardust rinfresca gli animi ed Eugenio in via di Gioia, Elodie, Junior Cally e Levante fanno la loro parte.
Il synth dei primi Bluvertigo è stato riportato in auge da Bugo e Morgan con “Sincero”. Elettra Lamborghini ha fatto sculettare il pubblico con “Musica (e il resto scompare)” grazie a Michele Canova. Il sound moderno, influenzato dai computer, è stato anche espresso in brani come “Tikibombom” di Levante. Achille Lauro è stato un caso a parte con il suo brano dance ispirato agli anni ’80 e ’90 e la sua personalità unica che ha influenzato la scena. Ah, cambiando discorso, vogliamo scommettere che vincerà Rosa Chemical?
Riccardo Sada x AllaDisco
PS qui sotto noi di AD vi mettiamo un dj che a Sanremo è andato in giuria a rappresentare tutti noi scioperati & perditempo della dance. Si chiama Claudio Coccoluto e ci manca. Parecchio.