“L’Amour Toujours” è un capolavoro immortale. Per questo l’ascolteremo anche a Sanremo.
Chi dice il contrario di musica non capisce niente. “L’Amour Toujours” di Gigi D’Agostino è un capolavoro eterno. E’ bella anche se la canto io. Sarebbe splendida anche cantata da Elodie, sarà splendida cantata da Mara Sattei e Noemi. Mi è capitato una volta di litigare non poco con un amico che di musica capiva sulla qualità di questa (immortale, ripetiamolo) canzone. Non dirò mai chi litigavo, se non ad amici strettissimi… perché a tutti capita di dire cavolate, accecati dai propri gusti. Anzi sono certo che adesso, dov’è, ha capito il suo errore. Io, qui sotto, con voi, di errori ne faccio ogni giorno e ben peggiori.
E perché ascolteremo il capolavoro del maestro Gigi D’Agostino e non, che so, qualche hit di Gala? E’ semplice. La musica dance italiana anni ’90 funzionava ma era spesso brutta. No. Molto brutta. Ma facciamo un passo indietro.
Il livello delle produzioni dance in tutto il mondo da anni è 2/10, mentre il pop è almeno 7/10. Quando arriva gente come Miley Cyrus o Adele sempre 8.5/10. Ieri, negli anni ’90, era la filiera della dance a produrre musica di qualità. Se vi capita date un’occhiata alla docu serie del funambolico Sergio Sygma Marini, che si chiama quasi come questo sitarello, ovvero Alla discoteca, su Prime. “Alla discoteca offre anche un abbinamento inedito, con una mini-fiction, in ogni episodio, racconterà il percorso di una ragazza alla ricerca di un padre misteriosamente scomparso”, perché Sergio sa scrivere, produrre musica e raccontare.
E si capisce, sentendo parlare gente come i Datura oppure Maury Lobina degli Eiffel 65 (unico autore di testo e musica di “Blue”, ricordiamolo), che a quei tempi in studio ci stava gente con due attributi così, proprio come negli anni ’80, quando tra i protagonisti c’era Roberto Turatti, geniale (e modestissimo!) creatore di buona parte delle hit anni ’80 che ho personalmente ballato. Da Den Harrow a Stefano Secchi è tutta o quasi roba sua.
E oggi invece che succede? Niente capolavori come “L’Amour Toujours” all’orizzonte? No. Proprio no. Oggi i dj sono soprattutto un fenomeno promozionale, più che musicale. L’esempio è Guetta, che sta su promuovendosi h24. E’ un mago della self promotion. Ed è pure simpatico.
Tornando per un attimo ai magici (per le casse di alcuni dj e per quelle di tanti titolari di locali) anni ’90 ed usciamo nel mondo. Se oggi i dj sono diventati TOP e superstar, è soprattutto grazie a ciò che è successo nel mondo dell’elettronica. Mica in Italia.
Oggi invece dominano cover spesso mal fatte e, se va bene, grandi artigiani come Purple Disco Machine (che abbiamo intervistato). La musica è diventata ‘merce’ per trovare sponsor o serate e nel mondo sono riusciti a creare un linguaggio musicale, la musica urban, che qui in Italia proprio non capiamo / sentiamo. Per fortuna qualche eccezione c’è (Sfera, i party Mamacita e Vida Loca, Salmo), ma mediamente la qualità produttiva della dance italiana anni ’80 – ’90 (pur applicata a ‘canzoncine’ come quelle di Cappella, Usura, 49ers, FPI, etc) è lontana anni luce. Ecco perché nel mondo funzionano i Maneskin, mica i dj italiani “pop” (nella techno per fortuna il discorso è diverso).
I dj “pop” sono diventati un fenomeno degli anni 2000 e 2010 (un fenomeno soprattutto commerciale e non musicale) grazie agli anni ’90. Anni, nel mondo, sperimentatori folli e molto ROCK come Daft Punk, The Chemical Brothers, Propellerheads, Fatboy Slim, Underworld, Prodigy, Massive Attack, Moby (etc).
Erano gli anni ’90. E che roba si faceva in Italia allora, quando il mondo faceva musica che toccava l’eternità o quasi? Si faceva robetta. Per questo la dance italiana di quel periodo, tranne “Blue”, è stata giustamente dimenticata. Pur efficace, era musica molto brutta.
“L’Amour Toujours” invece era già da subito bellissima e non fu considerata, all’inizio, una hit, dalla Media Records che doveva pubblicarla. Non ricordo più se me lo disse Gigi D’Agostino o proprio Gianfranco Bortolotti, con cui ho lavorato a lungo. Ma cosa fece Media Records, che GFB gestiva con Diego Leoni? La pubblicò lo stesso, per accontentare l’artista e perché “non si sa mai”. Oggi invece si fanno, in ambito dance, tutte cose “pronte per il dancefloor”. Il risultato è che sono pronte soprattutto per essere dimenticate.
Attenzione, chiariamoci: “Freed from Desire” (che vuol dire liberata dal desiderio e non fritta) di Gala & Molella è un pezzo geniale e altrettanto eterno. Come “L’Amour Toujours”. Solo che Gala e Molella realizzarono un inno da stadio che fa muovere il bip e divertire. Come “La Bamba” o “La Macarena”. Gigi ci tocca l’anima. C’è differenza? Commerciale no. Musicale direi di sì.
Chi non sente una differenza di qualità artistica tra i due pezzi qui sotto è sordo e può cambiare sito / blog. Sia chiaro: chi scrive ammira moltissimo anche Molella, genio del sound e del divertimento.
E quindi chiudiamola qui. Sentire “L’Amour Toujours” a Sanremo, pur malcantata da Mara Sattei e Noemi, sarà bello. Lo farò brindando alla scomparsa dei dj come fenomeno “creativo”. Arriverà, chissà quando, qualcuno che sconvolgerà tutto. Ora è meglio il silenzio.
Lorenzo Tiezzi x AllaDisco