Discorso di Fine Anno e di fine tutto (…) Riccardo Sada ci regala l’ultimo Sada Says del 2022 e come al solito è tutto da leggere. Per poi pensarci su. Oppure scegliere di non pensarci più, abbuffandosi di musica (di melma), panettone e/o gin. Ogni scelta, tranne quella di festeggiare felici ha senso.
Le profezie di Nostradamus a fine giochi, a fine anno, o comunque a fine capitolo, gettano nel panico il settore discografico e in ginocchio quello complesso e complessivo musicale perché per il nuovo anno tornano sempre a fare rumore le predizioni nell’intero segmento dell’intrattenimento. Il libro di Michel de Nostredame, scritto nel 1555, custodisce sempre delle perle che ogni 365 giorni prima vengono accuratamente riconfezionate come meme e poi smentite e spacciate come fake news.
Se il 2023 il prezzo del cibo arriva alle stelle, tanto da favorire addirittura il cannibalismo (“così in alto salirà il grano che l’uomo mangerà il suo prossimo” si legge nelle quartine) pensate cosa potrà accadere dopo. La pratica del mangiare organismi appartenenti alla propria specie è attiva già nella discografia, con i big che si stanno mangiando i brand che li hanno lanciati e consacrati.
E poiché il settore musicale è sempre un po’ l’anticamera e laboratorio di quello che succede in tutti i restanti comparti, facciamoci qualche domanda e iniziamo a guardarci dal prossimo: dietro a un sorriso può esserci un affamato all’ultimo stadio (come dietro all’ultimo sfortunato in cerca di conforto ci sarebbe un sorriso di pietà e di amore).
Tra le centellinate predizioni Nostradamus c’è la colonizzazione di Marte: il Pianeta Rosso piace ai nuovi miliardari globali e potrebbe diventare un buon ambito di sfogo per la musica terrestre che ormai è troppa e che sarebbe da ripensare più lontana da noi.
Sul discorso conflitti, finito in Ucraina, inizierà da qualche altra parte: le guerre fredde spesso sono riscaldate e diventano roventi. “Sette mesi di grande guerra, gente morta per il male” anticipato da Nostradamus può essere applicato anche alle due Coree. Quindi, tocchiamoci le balle ma niente di buono sul fronte della K-Pop che a questo punto nascerà con fatica nella propria nazione per trovare spazi nel resto dell’emisfero.
E l’ambiente? Non serve né Nostradamus né Greta Thunberg per ricordare che “la terra arida diventerà sempre più riarsa, e ci saranno grandi inondazioni quando si vedrà l’arcobaleno”. Non ci sono piani A e nemmeno piani B: c’è solo da muovere il culo e non solo in discoteca ma in strada. Viva l’attivismo, che raramente ha una colonna sonora degna.
Basta regole, quindi. È finito tutto. Accadrà di tutto. Non serve la palla di vetro per immaginare il Domani. Siamo entrati in una nuova era, ormai, quella del possibilismo, dove tutto accade e nessuno dove non ci si può più meravigliare di qualcosa.
Il Discorso di Fine Anno e di fine tutto di Riccardo Sada non è finito… per fortuna degli ottimisti (che così possono cambiare idea)
Con l’infodemia galoppante, con Salt Bae che ha condiviso la gioia in campo dell’Argentina campione del mondo, con fenomeni da baraccone che hanno più like di chi in realtà dovrebbe meritarli, con gli imprevisti quotidiani che come numero fanno fatica a trovare spazio tra le pagine dei giornali, con la mia vicina di casa che va in giro in limousine dopo che è sbarcata su OnlyFans, largo all’infinito.
Cosa cambia e cambierà sempre più, oltre le dinamiche del mercato, delle escursioni climatiche, delle irruzioni politiche? Che avremo una pioggia costante e sempre più fitta di informazioni giornaliere in un oceano già di per sé ricco. Niente regole. Sono cazzi e amari? Può essere. Basta saperlo. Le nuove generazioni no, ma quelle dalla X a quelle precedenti salteranno a pie’ pari nel neoverso, un universo nuovo fatto a misura di individuo folle in accelerazione vertiginosa.
Non più ricerca di qualità ma massa critica di quantità su cui lavorare in estrazione e sottrazione. Riceveremo tutto comodamente sul nostro device, o nel chip sottocutaneo, attraverso la nanotecnologia, godendo come ricci del finto presente. Un romanzo distopico cyberpunk? No, una realtà utopica contemporanea di facciata che ci si palesa addosso puntualmente anche quando non la desideriamo.
Il “Discorso di Fine Anno e di fine tutto” di Riccardo Sada si conclude puntando sulla tecnologia, che come sappiamo migliora la nostra vita? O no?
Presente i firewall? Bene, non serviranno più davanti alla potenza di fuoco dei grandi gruppi finanziari. Presente i disclaimer, i popup, i banner che ti appaiono sul monitor quando navighi? Perfetto, ce li trascineremo dentro la culla di Morfeo, nella notte, sotto forma di sogni che disegni altrui potranno mutare in incubi.
Altro che merdaverso, altro che web3, altro che cripte di crypto. Siamo già sull’orlo del baratro, di una transumanza di transumanesimo, con l’homo sapiens avvicendato dal fomo sapiens: fear of missing out, siamo letteralmente intimoriti di qualcosa grazie alla “paura di essere tagliati fuori” da una realtà.
Cosa ci stiamo perdendo? Semmai, come ci stiamo perdendo? Siamo nel crossover del fusi nelle macchine e, peggio, con macchine fusa nel uomo. I problema è da risolvere con la consapevolezza. Perché abbiamo delle IA che vanno quando vogliono e che generano in automatico conteinutili, ossia dei contenuti inutili. Tante immagini, tante gif, tante NFT, troppa musicaccia con la emme minuscola e scritta con un font Comic Sans in italic. Pensare che loro, le macchine, sono state progettate dall’uomo e non il contrario. E la sapete una cosa positiva? Ve la dico: sono stato ottimista. Visto cosa c’era sotto l’abete di plastica che avete in soggiorno con le lucine e inscatolato alla periferia di Shenzhen?
Buon anno