Hai presente che sono gli NFT? Sai che qualcuno ci sta puntando anche per i party?
Sono dei Non Fungible Token, dei “gettoni” che prendono vita nel digitale, dei certificati per godersi robe varie (opere d’arte, etc), certificati la cui autenticità è garantita tramite blockchain (leggete qui: https://www.agendadigitale.eu/documenti/a-cena-col-rapper-via-nft-come-la-blockchain-cambia-il-rapporto-tra-fan-e-musicisti/)..
Ecco, ben ultimi come spesso accade, i titolari di club ed organizzatori di eventi si stanno buttando in questo mondo. Ho assistito alla presentazione di Club Animals (vedi foto principale), gli NFT del Rocket di Milano, che non sono proprio i primi ma tra i primi, (da qualche tempo c’è pure Bored Party, festa che spesso prende vita al #Costez di Telgate (BG) e che regala un NFT a chi prenota un tavolo (vedi qui sotto)
Notate una certa somiglianza grafica tra i diversi animali da party, quelli del Rocket e quelli di Bored? Ovvero, secondo voi, come quasi sempre accade i nottambuli non sono molto originali? Boh, vedete voi, cattivoni che non siete altro.
Prima di tutto vi consiglio una riflessione che ho regalato a ReWriters. “I rave: controcultura o solo illegalità?”, date un occhio, leggete (magari anche il libro) e soprattutto pensate con la vostra testa, che l’argomento del giorno non sono più i rave, già dimenticati e sepolti, perché sono una roba divertente e poco politica…
E perché parlo di Rave, per poi parlare d’altro… Perchè i rave sono un gran bel casino e sono divertenti, sono aggregazione, proprio come un “semplice party reggaeton” … mica come gli NFT, roba digitale e quindi anti – fisica.
Sto facendo un po’ di confusione? No, basta leggere. Gli NFT sono uno straordinario mezzo di incasso per chi fa qualcosa di forte, per chi ha un brand forte non legato all’aggregazione e al sudore. Tipo: l’artista Damien Hirst, tra i più pagati al mondo, ha trasformato in NFT alcune opere fisiche che aveva creato e poi ha PUBBLICAMENTE DATO FUOCO alle sue opere.
Se anche noi clubbettari faremo robe di questo tipo, chiaramente dopo essere diventati Damien Hirst, ci faremo almeno un po’ notare come brand… ma non dobbiamo dimenticare che il nostro prodotto, come produttori di divertimento, NON è l’arte, da godere anche singolarmente o in famiglia, belli tranquilli.
Noi discotecari siamo molto più simili ai ristoratori (che INCASSANO soprattutto quando metti le gambe sotto il tavolo al ristorante), anche se noi siamo più sul lato casino e loro su quello esperienza.
Non possiamo neppure fare come chi gestisce i brand del calcio, che somma all’incasso dello stadio quello delle dirette tv. Noi dobbiamo vendere l’emozione di vedere da vicino ballerine, dj e performer e conoscere persone nei locali durante gli eventi. Gli NFT possono solo essere merchandising digitale, ovvero qualcosa che magari si vende pure bene (vedremo, secondo me non sarà così ma posso sbagliare), ma lontano dal nostro prodotto principale.
E quindi sì, W anche gli NFT, se però sono innovativi e fanno parlare di noi, non dimenticando che i mezzi da usare per portare i ragazzi della prossima generazione nei locali dovrebbe / potrebbe essere Tik Tok (che invece noi clubbettari mica usiamo).
Per non parlare poi di Meta, ovvero di “party” da vivere con il visore, a distanza. NO. Disco e party sono sudore, aggregazione, sesso e amore da vivere di persona (come i concerti, del resto). Tutto il resto va bene, ma solo come pubblicità e/o eccezione… se non li facciamo belli creativi, sbagliamo tutto.
E chiaramente sbagliamo quasi sempre tutto.
Lorenzo Tiezzi x AD