ADEsso cosa cambia? Lo splendido Riccardo Sada, nella sua rubrichetta / rubricona su AD Sada Says ci regala un po’ di (sanissimo) pessimismo sul comunque splendido Amsterdam Dance Event. Chi non legge scemo è. E chi non è d’accordo, pure.
Dopo il primo numero dedicato alla smania tecnologica del music business (che è un po’ poco business, a volte), ecco che il prode Sada a sfata il mito dell’ADE, l’Amsterdam Dance Event. Anzi lo esalta, ma in modo oggettivo…
Per chi frequenta assiduamente il mondo della musica elettronica, dal djing al clubbing passando per la produzione discografica e le attività che tirano di più come NFT, metaversi e criptovalute, l’Amsterdam Dance Event è un’indiscutibile istituzione, una specie di vino buono, ben confezionato che più invecchia e meno mai si critica, anzi, si celebra, si osanna e si consuma con parsimonia. Tuttavia, l’Amsterdam Dance Event non è un vino, è una realtà fatta di altre realtà, un insieme di attività e contenuti che possono o meno piacere. E che creano engagement.
La pandemia, con gli eventi in remoto, ha dato una bella sberla mettendo in mostra la fragilità del settore espositivo (lo si è notato non solo nella musica ma in tutti gli eventi internazionali).
Ora, l’Amsterdam Dance Event, che da qui in poi chiameremo ADE, dopo l’ottima edizione del 2019, dopo lo stop del 2020 e a seguito della contenuta kermesse in sordina del 2021, si trova a un doppio bivio: espandersi o ridursi. Non solo: accettare che gli appuntamenti serali o notturni prendano il sopravvento sulla facciata diurna fatta di panel formativi e informativi. In sintesi, a bocce ferme e in un’analisi affrettata, si nota un certo cannibalismo, perché il b2c si sta divorando il b2b o comunque lo sta spingendo in un angolo relegandolo a una specie di ratto da laboratorio.
ADEsso cosa cambia? Riccardo in Sada Sada Says ci regala un po’ di (sanissimo) pessimismo… e continua così…
L’Amsterdam che per cinque giorni viene invasa da clubgoers alla ricerca dell’experience e del party specializzato o al piccolo club con musica di nicchia, gongola. Ma non fa più i conti con l’affluenza del passato in fatto di mattinate e pomeriggi alla ricerca del promo, della hit o dell’artista da mettere sotto contratto. L’ADE poteva diventare il Midem della musica elettronica ed è invece diventato un mostro che che aggrega festival e discobar. Flyer come se piovesse. Cosa significa questo? Che vediamo sempre più un ADE attivissimo al calar del sole, l’ADE di Batman ma non di Bruce Wayne. Notando poi che i contenitori (discoteche, piccoli club, festicciole, disco bar e grandi live) avranno un contenuto musicale sempre più mirato, tirare le somme è diventato ancor più facile.
Le conference focalizzate sull’industria musicale servono a fare chiarezza sugli affari ma qui ce ne torniamo in Italia con più domande che risposte…
Tutto questo da una parte è un bene perché è stimolante ma dall’altra è un male. Decade l’utilità di un investimento che ti fa consumare un budget riservato a pernottamenti, trasferimenti e azioni di marketing. Quisquilie fino alla fine del vecchio millennio, ma oggi, nell’era dei 100mila brani caricati quotidianamente su Spotify, una spesa insostenibile ai più. I soliti volti che girano davanti alla sede del Felix Meritis, in una Keizersgracht costantemente invasa dai lavori in corso, sono un po’ una comfort zone; ci si fa una chiacchiera veloce e poi? Poi niente, ti sale lo sconforto. Ronza dentro alla testa una strana sensazione, come di condivisione di vuoto e instabilità.
Il range e la proposta musicale si stanno di pari passo allargando sconfinando in cose più o meno interessanti, più o meno viste, nuove tecnologie e nuove prospettive di mercato.
Cose fashion. Ma è come cercare un ago in un pagliaio. Ci si fa confondere dai turisti stranieri che animano la città e dai dj “wanna be” che si fanno i selfie davanti a gonfaloni gialloneri o ai canali. Però è distrazione pura.
ADEsso cosa cambia, con alle spalle questa edizione? Nulla.
Siamo daccapo. A parte il ventenne che è venuto a spaccarsi durante i suoi party a ritmo di droghe più o meno leggere, birre ed altro, e a parte qualche storico discografico dalle spalle larghe che barcolla ai confini del quartiere a luci rosse, c’è rassegnazione nell’aria. Non ci sono più le orgie discografiche di una volta. Ci sono sveltine sonore per mediocri commedianti.
Abbiamo aperto questo scritto con una domanda. Facciamo altrettanto per la chiusura. Pertanto, che fare in sede, in presenza, qui nei Paesi Bassi, quando hai già fatto tutto online?
Riccardo Sada per Sada Says