Daniela Santanchè, discotecara DOC, diventa ministro…
Non si sa bene per come e perché, visto che a ballare andiamo o siamo andati un po’ tutti, ma in Italia la discoteca è sempre una roba un po’ di destra. Come il cesso. Pardon, il gabinetto (lo cantava il geniale Gaber, il cesso è sempre in fondo a destra).
Perché questa equazione disco uguale destra? E’ semplice, come la rima cesso e successo, ovviamente: si sa che in Italia chi ha successo e quindi ‘fa i soldi’ non può che essere soprattutto di destra e per fare vedere i propri soldi non c’è la discoteca. E diciamolo: in Italia, Ralf escluso, quasi tutti coloro che fanno far tardi sono almeno un po’ di destra. Un pochino, dai. O almeno liberisti, liberali e libertari o sempre più anarchici come chi scrive.
Ricordo e ricorderò per sempre la campagna anti discoteche del fantastico PD, che nell’agosto 2020 faceva post contro il ricorso dei gestori, disperati, alla seconda chiusura dei locali. “RICORSO RESPINTO, HA VINTO LA SALUTE”. Bene. Se ieri abbiamo perso alla grande, oggi vinciamo. E dobbiamo festeggiare, perché Daniela Santanchè è, almeno un po’, una dei nostri.
Perché sì, oggi vinciamo e dobbiamo festeggiare. Anche controvoglia. Perché non poteva che capitare con un governo di destra che avessimo, noi piccoli e poveri discotecari itagliani (con la g) un nostro ministro, ovvero Daniele Santanchè (nella foto con Ben Dj), imprenditrice alla guida del mitico Twiga di Marina di Pietrasanta (loro scrivono Forte dei Marmi, ma è a Marina di Pietrasanta).
Per noi discotecari d’ogni orientamento politico (io voto e voterò sempre solo radicale, diciamo che sono appena appena lontano da Meloni & co), una discotecara al governo, è un’ottima notizia. Erano decenni, dai tempi del mitico gaudente Gianni de Michelis, autore di una indimenticabile Guida alle discoteche italiane, che non avevamo uno/a dei nostri al potere.
Ovviamente, le discoteche non fanno solo parte della filiera del turismo, come hotel e ristoranti. Sarebbero, anche quelle più “commerciali” come la Praja o Villa Papeete di quella della cultura. Popolare? Certo, popolare.
Ma siamo in Italia, per cui la cultura è solo museale e vagamente ‘di sinistra’, per cui niente… Ci prendiamo almeno il turismo.
Bene, mentre festeggiamo, AllaDisco, che non conta niente e non rappresenta nessuno fa già le sue richieste, che inoltreremo subito al ministro/a (di questi tempi è difficile capire come le persone vogliono essere chiamate). Daniela Santanchè prendi appunti (si scherza…)
Cosa dovrebbe fare una ministra discotecara al turismo nei primi 3 mesi? Ecco tre proposte concrete di AllaDiscoteca. Leggetele. So che sembrano folli, ma non lo sono.
1) Abolire l’imposta sugli intrattenimenti che una cosa semplicemente ridicola e solo italiana. Sono un sacco di soldi per i gestori e pochissimi per lo stato. Si tassino i produttori di videogame e contenuti tv, che incollano agli schermi tutta Italia. Andare in discoteca fa muovere il sedere ed è una bella attività fisica.
2) Far sì che l’applicazione dell’Articolo 100 con cui i prefetti chiudono troppo spesso le discotche ‘preventivamente’ sia utilizzato quando serve davvero. Ovvero, nel caso delle disco, quasi mai.
3) Far sì che i gestori di discoteche, che creano luoghi di incontro reali e fisici per i giovani, prendano non pochi contributi dallo stato appunto per il loro ruolo sociale. E con loro tutti coloro che lavorano nella (sgangherata!) filiera dell’intrattenimento. In Italia non si fanno figli per mille motivi, ma almeno in discoteca nascono amori (e amicizie). Non si farà cultura, mentre si balla (giammai!) ma almeno un po’ di movimento orizzontale e verticale (sesso, certo, sesso) molti dei partecipanti alle serate poi lo fanno o vorrebbero farlo.
Lorenzo Tiezzi x AllaDisco