Capienza - Ragazzi vittime covid-19 - alladiscoteca

Capienza delle disco al 50%? Cominciamo da zero che è meglio

La disco situazione non è certo riassunta dalla capienza che magicamente e splendidamente è salita fino al 50% dall’11 ottobre secondo regio decreto (pardon, decreto presidenziale) dell’illustrissimo pres. Draghi.

C’è chi gioisce. C’è chi salta. C’è chi giustamente dice che è impossibile campare con il solo 50% di capienza . E c’è chi sta zitto, forse la cosa più sensata da fare.

Ci fosse uno, solo uno che dice che le capienze dei locali da ballo e dintorni in Italia sono da sempre troppo basse. Perché sembra derivino dal liscio. I locali francesi o spagnoli o tedeschi, con uguale superficie e stessi dispositivi di sicurezza possono far entrare molte più persone. Dopo la tragedia della Lanterna Azzurra nelle Marche di ampliare le capienze non si parla più e ovviamente è vero che diversi gestori della capienza del loro locale se ne fregano e fanno come gli pare… così come è vero che la politica e le forze dell’ordine amano molto questa situazione vaga, così possono tenere sotto scacco le discoteche.

Perché si sa, eddai, che Covid o non Covid ‘ste disco sono il male.

E dall’altra parte, certi gestori, durante la scorsa estate se ne sono fregati altamente delle regole, viste le multe ridicole per chi le infrangeva (400 euro e 5 giorni di chiusura, perfetto per ripartire il weekend successivo, no?)

Sarebbe bene ricordarsi, nell’ora di questa super ripartenza (con capienza al 50%, una sorta di incubo per ogni gestore), da cosa veniamo, pre Covid e pre problemi: eravamo già nella melma, noi dell’intrattenimento danzante.

Eravamo vecchi come queste due parolacce: intrattenimento e danzante.

Poveri noi. Ora più che ripartire dobbiamo inventare tutto. Di nuovo. Anche perché è dagli anni ’90 che la discoteca fa sempre più o meno le stesse cose. E ha francamente annoiato.

Poca innovazione, tanti problemi, un sacco di dj a spasso, tanti locali aperti poco e niente… Ma ce lo ricordiamo, almeno noi del settore che c’era da cambiare quasi tutto? Boh.

Come cantava l’eterno Edoardo Bennato, una volta pure insieme all’immenso GIGI DAG “Un giorno credi di essere giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli e devi… cominciare da zero”. Per chi non se la ricorda ecco qui sotto un promemoria.

Invece di fare proposte, cosa noiosa e presuntuosa, ho deciso di fare un breve elenco delle cose che non vorrei più vedere in discoteca dall’11 ottobre 2021 in poi, data della mitica riapertura limitata al 50%. di capienza.

Pronti? Vai che andiamo!

  1. Fila fuori dai locali – ci sono le App come Dice. Basta biglietti cartacei, basta PR che fanno perdere tempo.
  2. Locali che non comunicano per tempo. Bisogna far sapere prima cosa succede in un locale, come fanno a Ibiza, come fanno gli organizzatori di concerti da sempre
  3. Target medio alto“. Non sono mai esistiti i locali con target medio alto. O sei il Just Cavalli (lusso) oppure sei un locale per tutti. E meno male che ci sono i locali per tutti.
  4. Dj senza fantasia. Le playlist siamo capaci di farcele da soli. Cari dj, osate un po’.
  5. Show senza fantasia e senza qualità. Non bastano più le cubiste. Gestori sveglia.
  6. Deep techno anche basta. La scena elettronica è diventata piuttosto piatta, spesso osano più star come la bella e brava Nina Kraviz che i dj ‘underground che dovrebbero farlo. E invece tutto è molto standard.
  7. Locali vicini che fanno la stessa programmazione a 3 mesi di distanza (come se se i dj che “Fanno gente” potessero essere solo quelli.
  8. Locali che sottopagano camerieri e resident per strapagare la ‘star del momento’ in console.

(…)

Buona ripartenza, in c. alla balena a tutti.

Lorenzo Tiezzi x AllaDiscoteca

PS leggi qui su quanto il COVID ABBIA UNITO IL CLUBBING ITAGLIANO (e poi ridi o piangi, vedi tu)

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