AGGIORNAMENTO – secondo RIMINI TODAY (…), il Cocoricò quest’estate non riuscirà ad aprire. E’, come l’articolo di RN però non scrive, una discoteca al chiuso, e l’apertura delle disco al chiuso ad oggi è senza data. Non ci sarà per l’estate 2021, come del resto per l’estate 2021, anche la Rimini Beach Arena, che è uno spazio all’aperto. E perché non si possono fare concerti? Ovviamente no, visto che i concerti si possono fare. Il problema sono i concerti in piedi senza posto assegnato (di cui non parla nessuno), anche quelli, come il ballo, per ora senza data e modalità di ripartenza.
Il crowdfunding del Cocoricò ha superato i 110.000 euro.
Non ci credi? Clicca QUI e se vuoi sostieni pure tu la “repubblica discocratica”, sennò no. Fai come ti pare. Leggi se vuoi QUI un altro articolo sul tema.
Qui sopra ho riscritto il titolo di queste righe perché questo sarà un articolo breve e spero denso. Pieno di tante domande e basta. Perché di verità assolute ne ho poche e le mie idee magari sono solo mie. Ma i fatti parlano.
Mentre i media parlano solo di: discoteche sì!, discoteche no!; mentre il SILB incontra il Governo per le (ipotetiche) riaperture (e ancora nessun protocollo è stato non dico approvato, ma almeno sperimentato),
mentre la stagione estiva 2021 si riempie di un sacco di piccole cose molto carine, ma non di ballo e di musica da vivere saltando con gli amici, il mito del Cocoricò resiste. Almeno lui.
E’ tanto? Sono tanti 110.000 euro? E’ poco? E’ la cifra giusta? Quanto avrebbe potuto raccogliere il Cocoricò facendo questa raccolta fondi nella primavera 2020, o ancora meglio nell’autunno inverno 2020 – 21, quando della riapertura delle discoteche non parlava nessuno e soprattutto, quando tutti quanti non siamo diventati un po’ meno aperti alle donazioni pro questo o quello?
Lo scrivo in piccolo perché è solo una mia idea / ipotesi. Se questo crowdfunding fosse stato lanciato in un momento più adatto avrebbe potuto avere un’eco grande 5 volte quella che sta avendo. Ma sono solo ipotesi. Veniamo ai fatti, che parlano.
Una cosa è certa: della raccolta fondi / crowdfunding del Cocoricò, la discoteca italiana più famosa perché l’unica negli ultimi anni a creare almeno un’area di mito legato ai contenuti ovvero alla musica e non solo una bella disco contenitore da spingere e comunicare perché ospitava questo o quel top dj (che poi dopo x mesi suonava nel locale accanto) non sta scrivendo nessuno, nel settore e fuori dal settore. (tranne ovviamente i più bravi e tra questi segnalo il giornalista più letto dal sottoscritto, ovvero Damir Ivic di Soundwall e Rolling Stone, etc. Leggi QUI).
Sugli splendidi social parliamo d’altro. Eppure, eppure, eppure… il Cocoricò incassa.
Incassa perché il mito della discoteca legato alla musica da discoteca e non al dinner show lounge commerciale revival innovativo concertistico pop da classifica (lo so che non sto mettendo virgole, me ne frego, ne metto una dopo), il mito della discoteca, capperi…
Non è morto.
Bisogna solo capire, oggi, se la discoteca così com’era e come forse tornerà (chissà quando, chissà) non sia invece già morta e che resti solo il mito. Anche questo potrebbe essere vero.
Ma per ora, accidenti, alla faccia di chi credeva il contrario, il mito della disco stile Cocoricò c’è ancora.