C’è un programma radio FM dedicato alla musica che ballare (dance e dintorni) che va in onda da trent’anni con la voce e l’energia dello stesso speaker / dj? Si c’è.
E’ International Dance, in onda dai primi anni ’90 ai oggi, marzo 2021. E’ lo show di Pietro Gagliostro. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare almeno un po’ della sua passione assoluta per la musica. Tutta quanta, infatti, in una sola intervista non ci sta mica. Trent’anni di musica, a parole, non si possono mica raccontare… Almeno un po’ del giusto mix, però, anche a parole, si sente bene. Eccome.
Com’è nato il tuo programma radiofonico, International Dance?
International Dance nasce nel settembre del 1990, dopo tre anni di esperienza come dj e speaker su Radio Antenna Sud di Palmi. Cambiando emittente, approdando a Radio King International, cambiai nome al mio programma, che prima si chiama “Dance No Stop”. Decisi, insieme alla direzione artistica della nuova radio, di mantenere sia la parola Dance, dal nome della vecchia trasmissione, sia la parola International, l’ultima parola della nuova radio…
Ci racconti brevemente chi sei?
Mi chiamo Pietro Gagliostro, ho 52 anni e vivo a Palmi (RC), una piccola cittadina carina e ricca di musicisti e appassionati di musica. Pur facendo radio da 34 anni in maniera professionale nella vita faccio altro. Nulla però mi ha impedito in tutti questi anni di coltivare la mia grande passione per la radio e la manipolazione del suono. Sin da piccolo avevo sempre con me un radio registratore portatile con il quale mi dilettavo a registrare qualunque cosa e a cimentarmi nei montaggio su audio cassetta inoltre il sintonizzatore del mio hi-fi era acceso almeno 10 h al giorno su emittenti che proponevano musica dance. La radio e la musica erano proprio la mia passione e nonostante i sogni e le speranze di poter entrare a far parte di una radio quest’ultimi mi sembravano lontani dalla mia portata.
Come è cambiato attraverso gli anni il tuo programma, International Dance?
International Dance, che nel 2021 compie 30 anni, lo dividerei esattamente in tre decadi. Nel primo decennio ho preso confidenza con le tecniche da dj, che ho imparato da solo. Internet non c’era ancora e i corsi per dj non erano alla mia portata. Era il momento in cui le nuove tecnologie di messa in onda si affacciavano al mondo della radiofonia. Fare un mixato in radio era e resta ancora oggi ben più complesso di una performance dal vivo.
Nei primi due anni del secondo decennio, 2000-2010, ho un momento di difficoltà dettato dal fatto che avevo cominciato a lavorare. Stavo completando l’università e avevo poco tempo per la mia trasmissione che, però, non avevo mai abbandonato, in più la mia decisione di abbandonare il vinile per passare alle mixate con i cdj. Alla fine fu un periodo di assestamento e, comunque, di ulteriore arricchimento tecnico.
L’ultima decade è, invece, un cambiamento radicale studiato e pianificato nei dettagli. Ho deciso di puntare in alto utilizzando i miei studi di settore, le mie conoscenze di marketing, le mie abilità specifiche che applico giornalmente al lavoro. Per questo ho capito in anticipo che la figura del dj, nella mia zona, non avrebbe avuto un vero futuro. Trasmettere in radio, invece, era e rimane un grande privilegio che non tutti hanno compreso.
E’ stato un limite per te, vivere e lavorare in Calabria?
Per me e per tanti amici e musicisti che conosco, lavorare in Calabria è stata ed è ancora una grande limitazione. Oggi però molte cose sono almeno un po’ cambiate. In realtà è la mentalità della gente di questa regione, comunque povera di posti di lavoro, ad essere per molti anni la vera limitazione. O forse bessuno nella vita ti regala nulla e devi rimboccarti le maniche e ingegnarti per andare avanti e raggiungere i tuoi obiettivi. Io sono riuscito in tal senso e non mi sono fatto di certo condizionare dall’ambiente che, di sicuro, non t’incoraggia a metterti in gioco.
Come vedi i dj e la musica dance in questo periodo? E com’era invece la scena 30, 20 o 10 anni fa?
I dj professionisti, in questo momento, se la passano proprio male….purtroppo il lockdown non permette di poter lavorare e tanti colleghi devono fare altro per sbarcare il lunario. Se la situazione non dovesse cambiare a breve si rischia il collasso totale del settore della nightlife. La musica dance non se la passa proprio meglio.
I fasti degli anni 90 / 2000, non torneranno mai più; ormai tutto e alla portata di tutti e questo a causa anche di troppa tecnologia che ha appiattito e inflazionato il settore. Oggi fare un disco è alla portata di tutti, basta una daw, un buon ghost producer, un po’ di marketing ben pagato e il gioco è fatto. E’ scomparsa la voglia d’impegnarsi a realizzare dischi di un certo livello. Molti perdono tempo a fare inutili mashup, a copiare la struttura dei dischi di successo per farne degli altri o a fare i remix triti e ritriti di tracce famose. Ormai tracce di massa senza un futuro. Su 100 demo che ricevo in una settimana 95 li si può tranquillamente cestinare.
Specifichi che in International Dance non vengono usate “diavolerie tecnologiche” e che è in qualche modo “tutto live”. E’ questo che fa la differenza?
Sono nato in un periodo in cui c’era poca tecnologia. Quest’ultima mette un po’ tutti nelle condizioni di essere aiutati nelle performance. Riduce drasticamente la necessità di possedere doti tecniche ed elimina almeno il 70% degli errori di mixaggio.
Per quanto mi riguarda, pur essendo old school, sono passato senza rimpianto alla strumentazione digitale… ma non rinuncio mai alla performance live, che dev’essere il punto di forza del dj. Oggi il dj invece troppo di estetica e molto meno di sostanza. La vera differenza sta nel non copiare gli altri, nel distinguersi per quello che si fa e nello studiare sempre le cose che si fanno. Il duro lavoro fatto con amore rappresenta la vera differenza.
Come vorresti che si evolvesse in futuro International Dance?
Non lo nascondo più da anni: punto in alto con il mio International Dance e so di poterlo fare e di raggiungere degli obiettivi che ho individuato. L’evoluzione del mio format negli ultimi 10 anni parla chiaro: tanti ospiti che mi hanno dato fiducia accettando di essere ospiti in trasmissione, il grande interesse delle radio che mandano in onda la mia trasmissione (sono passate da una a undici in meno di due anni). L’evoluzione, più che un desiderio, rappresenterà una certezza e toccherà la qualità del prodotto finale che dovrà essere ulteriormente perfezionato, affinato, integrato, consolidato ed evoluto rispetto alle trasmissioni in circolazione.
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