di Leonardo Filomeno – 3 agosto 2015
Dai un’occhiata alle sue foto su Facebook e pensi: vabbè, anche quest’anno è a Ibiza e ovviamente si starà godendo l’isola a più non posso. In realtà, quei momenti di tregua che i social spesso fanno sembrare eterni, per lui non arrivano prima delle 8 di sera. “Di solito ne approfitto per godermi un bel tramonto. Quello di Benirrás Beach, a 10 minuti di macchina da San Miquel, è la fine del mondo”, racconta Leandro Da Silva. Al timone di m2o @ Ibiza è sempre più a suo agio. Vuoi perché è già il secondo anno di messa in onda, vuoi perché il programma viene trasmesso da quel Tantra Beach Club di Playa D’en Bossa che d’estate è un po’ il cuore pulsante di Ibiza, il posto perfetto farsi raccontare l’Isla da top dj, addetti ai lavori o semplici turisti. In più, si gode i bei riscontri di Sing It Back, rifacimento del classico anni ‘90 dei Moloko che ha dato il via ad una serie di altrettanto fortunate produzioni pubblicate negli ultimi mesi sulla celebre etichetta Loud Bit.
Quest’anno siete partiti già a luglio e andrete avanti ogni giorno alle 16 fino al 23 agosto. Insomma, il programma funziona. E prende sempre più forma.
“E come l’anno scorso, ci sarà anche la versione televisiva, ad ottobre, su m2o tv e sui canali web. Comunque sì, arrivare a luglio, quando tutto sull’isola è più tranquillo, ti permette di capire come intercettare i personaggi più importanti. Per esempio, ho già avuto il piacere di intervistare top dj come Disclosure, Stefano Noferini o Martin Solveig, veri protagonisti dell’estate ibizenca. Un dj che sto rincorrendo da quando sono arrivato è Carl Cox, che qui chiamiamo tutti amichevolmente zio Carlone. Sull’isola è un vero imperatore”.
Ma è un po’ restio alle interviste…
“No, ha solo un’agenda molto fitta. Di conseguenza diventa difficile beccarlo. Ma entro fine agosto conto di farcela”.
Il refrain più ricorrente parla di un’isola con meno turisti rispetto allo scorso anno. Solite dicerie o c’è del vero?
“Effettivamente i turisti sono di meno rispetto all’anno scorso, anche perché l’isola diventa sempre più cara. Locali come il Blue Marlin o il Destino, ad esempio, si rivolgono ad una fetta di pubblico che un tempo frequentava località come Porto Cervo. La scelta di puntare su un turismo di lusso è stata in qualche modo obbligata, in quanto si era arrivati all’estremità opposta, ossia troppo in basso. La legge che vieta gli after ormai è in vigore da qualche anno Questa è stata la prima mossa verso quel cambiamento che ha reso Ibiza meno sfasciona e più simile a posti come Miami”.
Le situazioni più underground quanto ne risentono di questo cambiamento?
“Le situazioni underground conservano uno spirito autentico, ma dietro c’è sempre il marketing. Un vero party underground, quest’estate, è Windtalkers, al Privilege, che però viene pubblicizzato ovunque con cartelloni giganti. Non c’è davvero più niente di improvvisato, non esiste più il chiringuito che apre dalla sera alla mattina. Prendi il Noname: l’han fatto chiudere. Facevano ballare gratis sulla spiaggia e non andava bene. E’ la legge del più forte. Le feste e i dj, anche qui, ormai sono dei prodotti”.
Quali sono i party underground più forti?
“Il dj che piace di più è Marco Carola. Music On, la sua festa all’Amnesia, è la più riuscita: il venerdì c’è solo lui. Il back to back della scorsa settimana tra Carola e Carl Cox ha fatto fare allo Space un pienone senza precedenti. Un altro grande party è proprio quello che Carl Cox tiene da anni allo Space. Tra le novità più interessanti, sta funzionando parecchio Hyte, la nuova festa di Loco Dice, di scena all’Amnesia. Anche Zoo Project è una situazione divertente e piena di colori, l’anno scorso ho avuto l’onore di suonare per loro”.
L’impressione è che i dj dell’isola, personaggi che per anni sono stati identificati nel mondo come il simbolo della movida ibizenca, non esistano più.
“E’ così, Ibiza è un festival ogni notte, un posto in cui trovi di tutto: di conseguenza i dj locali passano in secondo piano. Artisti come Sebastian Gamboa, Dj Oliver o Pippi, un tempo istituzionali, oggi si limitano ad aprire qualche serata, spesso non vengono manco citati, perché contro hanno gente come Hardwell, Avicii o Steve Aoki. E’ come se una piccola squadra di calcio scendesse in campo contro il Real Madrid”.
Invece le feste dance che vanno per la maggiore quali sono?
“Avicii all’Ushuaia fa sistematicamente sold out. Idem per F*** Me I’m Famous! di David Guetta al Pacha, che resta il party numero 1 dell’isola. Per quanto riguarda i biglietti, devi procuratene uno parecchi giorni prima, e non è detto che siano sempre reperibili, nonostante l’ingresso arrivi a costare fino a 70-75 euro”.
Il club rivelazione dell’estate?
“Direi il Sankeys: negli anni scorsi è partito un po’ in sordina, ma questa sembra essere proprio la sua stagione”.
Una delle rubriche più interessanti del programma è quella sulla festa del giorno. La tua fiesta del dia qual è?
“Beh, Solomun al Pacha fa davvero la differenza, in fatto di gusto musicale, originalità e interazione con la pista. Anche il party Together della Defected all’Amnesia e quello di Luciano al Destino mi piacciono molto”.
La spiaggia più bella in assoluto?
“La più bella è Cala Comte. La più figa, anche perché ancora poco conosciuta, è Sa Caleta, praticamente sotto l’aeroporto”.
E Sa Trinxa dove la mettiamo?
“Sa Trinxa mi piaceva negli anni scorsi, ormai è troppo inflazionata, pare Milano Marittima”.
Chi vuole sentirti suonare ad Ibiza, dove ti trova?
“In queste settimane potete trovarmi all’Active di San Antonio, dove metto i dischi durante il pre-party del Cream. E, ovviamente, al Tantra Beach di Playa D’En Bossa”.
Qui ti senti più Leandro Da Silva o Leo Aguiar? A proposito, da dove deriva questo secondo nome che utilizzi da tempo nei contesti più underground?
“Beh, dipende sempre dalle situazioni, dal tipo di pista che hai davanti. Leo Aguiar, in realtà, è una parte del mio nome, visto che mi chiamo Leandro Da Silva Aguiar. All’inizio della mia carriera proponevo solo musica underground. Con l’approdo a Radio Deejay, nel 2004, sono arrivate proposte di lavoro che andavano in una direzione diversa. E nel momento in cui ho cercato di riprendere quel discorso, essendo l’underground un mondo abbastanza snob, ho fatto fatica a proporre la musica degli esordi come Leandro Da Silva. Per questo motivo ho deciso di intraprendere una carriera parallela come Leo Aguiar”.
Come Leandro Da Silva ormai sforni un singolo dopo l’altro (l’ultimo, in ordine d’uscita, è Watch U Move, sempre su Loud Bit, ndr) e il bel remake di Sing It Back dei Moloko sta facendo il giro del mondo.
“Diciamo che che i feedback sono tanti e importanti. Da Mike Mago che mi manda il video in cui suona Sing It Back al Nameless a un mito come Tom Novy che mi chiede di persona una collaborazione dopo avermi supportato per mesi, fino all’inserimento del singolo nella compilation dell’Hakkasan di Las Vegas. Inoltre, il pezzo è da 6 mesi nella Top 100 House di Beatport, un record di permanenza che sono orgoglioso di condividere con hit internazionali come Intoxicated di Martin Solveig….”.
Insomma, cavalcare il filone della future house si è rivelata una gran mossa.
“I sottogeneri non durano all’infinito, ma per la Future House è davvero un gran momento. Ormai è il mainstream e in giro ad Ibiza non si sente altro. Per rendersene conto, basta andare ad una serata di Steve Aoki. Vedere un dj come lui abbracciare questo tipo di sonorità, ti fa capire che un certo tipo di EDM da festival ormai ha fatto il suo tempo”.
Chiudiamo con un consiglio culinario, di solito la sera dove ceni? Segnalaci un posto speciale.
“Sicuramente il Divino, un ristorante a due passi dal porto: fanno dell’ottima carne e anche gli involtini col prosciutto sono buoni. Mai, però, come il gazpacho, una zuppa di pomodoro: sono impazzito per questo piatto, è veramente la fine del mondo”.