Mario Draghi - AllaDiscoteca

Presidente Draghi, lei è al Dopoguerra. Noi dei locali siamo ancora in trincea… Anche se abbiamo perso

Ciao discotecari, pubblico qui su AllaDisco una lettera che invio a titolo personale (non rappresento che me stesso) a Draghi. Vi faccio sapere se e cosa mi risponde.

Gent. Presidente Mario Draghi,

nel lungo e molto articolato discorso al Parlamento non ha citato ovviamente le discoteche, le attività che per prime sono state chiuse il 22 febbraio 2020, ovvero un anno fa.

Le disco fanno parte della lunga e sconclusionata filiera dell’intrattenimento, quella di cui in qualche modo anche chi scrive fa parte, visto che facevo e faccio ancora (almeno un po’) il comunicatore in questo settore.

Lo capisco, non poteva mica citare tutto e tutti.

Certo, la cultura l’ha citata, ma la cultura è alta. Noi siamo il basso, il divertimento e autiamo anche il turismo… ma siamo anche la ri – creazione, la creazione di qualcosa di nuovo che di notte e di sera, nei locali, fa nascere amori ed amicizie che spesso durano una vita.

Sono fiorentino. A Firenze, soprattutto in zona Santa Croce, sono i locali che fanno divertire i tanti ragazzi americani che vengono nella mia città a studiare e divertirsi. Non è che ci pensa Michelangelo. E oggi chi lavorava in quei locali non lo fa più e non ha nessuna prospettiva.

Siamo l’Italia, il turismo ci sarà sempre”, ci dice. Ma quando lo dice, pensa anche a noi dell’intrattenimento? Posso sbagliarmi ma non credo. Per cui glielo ricordo. Ci siamo anche noi e siamo importanti. Perché i ragazzi li facciamo divertire noi, in sicurezza.

Siamo stati i primi a chiudere, noi dei locali e non saremo solo gli ultimi a riaprire. Questo è ovvio. In un anno, come era prevedibile in un paese invecchiato come il nostro, la discoteca è diventata il simbolo del male. Perché ci vanno solo i ragazzi e sono attive quando i buoni (vecchi e adulti) dormono.

Per via di spesso solo presunti eccessi dell’estate scorsa e di tanti giornalisti / star dei social (ovvero di “giornalisti”), le discoteche sono diventate per i media il luogo del male. In realtà lo erano anche prima. Ora sono l’unico luogo del male.

Ma dalle disco non è partito alcun contagio reale. La scorsa estate e oggi, le province di Lecce e di Sassari, dove ci sono la Praja di Gallipoli e il Billionaire di Porto Cervo, erano e sono ancora tra le meno colpite dal Covid-19 in assoluto. Il resto sono chiacchiere buone per chi è malati di infodemia, ovvero molti italiani, soprattutto tra chi ha la mia età o qualche anno in più dei miei 49.

Non è colpa mica sua, Pres. Draghi, ma mi premeva farglielo sapere.

Ma chi è che le sta scrivendo? Mi chiamo Lorenzo Tiezzi, sono un PR (ufficio stampa, non quelli che portano le persone nei locali), uno sfigato con partita IVA. Non rappresento nessuno. Non sono un dj, anche se ho scritto un libro, Faccio After, i cui proventi sono andati interamente a dj in difficoltà. Molti dj importanti si stanno salvando con i diritti SIAE. Troppi altri no.

Non ho un mio locale e i titolari dei locali hanno già i loro sindcati (SILB, Asso Intrattenimento). E i gestori hanno avuto i loro ristori, tanti o pochi. Non so fare una stima precisa, ma credo che il 40% delle disco al chiuso potrebbe non riaprire. Spero si renda conto della dimensione di questa tragedia economica.

Io, come umile partita IVA del settore più colpito (intrattenimento, spettacolo) ho avuto gli stessi aiuti dei notai.

Ho già pagato molto di più tra tasse ed INPS, nel 2020, di quanto ricevuto come aiuto a fondo perduto. E non perché ho fatturato molto. Posteggiatori, baristi, ragazze e ragazzi immagine, ballerini, PR (…) spesso manco hanno avuto quegli aiuti. E hanno cambiato per sempre lavoro, sempre che abbiano trovato un altro.

Concludo. Lei ha detto: “Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione”.

Mario Draghi - AllaDiscoteca
Il presidente del consiglio Mario Draghi al senato, Roma, 17 febbraio 2021. (Agf)

Se permette, qui si sbaglia e di grosso.

Lei, i manager, i politici, i dipendenti statali, tutti i pensionati italiani, i dipendenti a tempo indeterminato di grandi aziende, i dipendenti RAI (etc) siete al Dopo guerra. E l’avete combattuta, questa guerra al Covid-19, come categoria, pochissimo. Solo nelle retrovie, quasi sempre. Troppo spesso solo a chiacchiere. Senza danni economici reali. Con il vostro bel futuro intatto. E spesso gridando pure: “STATE A CASA!” a caso.

Noi dell’intrattenimento, ed altri, troppi, siamo ancora in trincea. Per tutti. Troppi sono ancora sotto le bombe, presidente. E sappiamo che questa guerra non possiamo vincerla. Combattiamo perché da sempre non sappiamo far altro che andare avanti, anche quando quasi tutto è perduto.

Troppi stanno combattendo da soli, spesso derisi dalla “bella” società italiana che già ieri pagava più i medici degli ingegneri, cosa che come lei senz’altro sa, in Germania non succede mica.

Lo spirito di sacrificio di cui parla lei, caro presidente, l’abbiamo già finito tutto. Molti hanno finito anche le lacrime.

Ci faccia vedere con i fatti, che citarlo a parole è sempre facile, il ben noto spirito di sacrificio della classe dirigente italiana e dell’Italia garantita tutta, anche per noi dell’intrattenimento e per chi non ha manco la forza per gridare la sua disperazione.

Lorenzo Tiezzi (www.alladiscoteca.com; www.lorenzotiezzi.it)

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