di Leonardo Filomeno – 09/01/2020
Nel mondo mainstream (Meduza) e pure in quello dei club (Roberto Surace, Mattei & Omich, Dirty Channels o Micky More & Andy Tee) i produttori italiani di musica house in grado di ottenere riscontri Oltralpe, e magari di farsi notare da etichette leggendarie, stanno di nuovo aumentando. Nella maggior parte dei casi si tratta di veri e propri ‘team’ di produzione, gli stessi che negli anni ‘90 rappresentavano il presupposto base per qualsiasi disco che ambisse a superare i confini del nostro territorio. E se all’interno della squadra c’era pure un musicista un po’ sgamato, tanto meglio, il risultato nella maggior parte dei casi garantito.
Il primo interessante exploit del 2020 è quello del progetto Milk Bar, nato in Puglia da un’idea del dj e produttore Silvio Carrano e condiviso sin dai primi ruggiti con un altro ‘mago’ della produzione e del mixer come Marcello Lepore aka Marcel. Anche a questo giro hanno coinvolto il collega toscano Francesco Santarini, in più c’è il sassofonista Antonio Contino. In poche settimane il loro singolo “Manhattan” è balzato al primo posto della Top 100 House di Beatport, mecca indiscussa per dj producer di ogni angolo del pianeta. Era da un po’ che lo si vedeva in alto nella Hype Chart dello stesso portale. I primi giorni dell’anno sono stati decisivi per questa formazione, che ha deciso di fare in proprio, pubblicando “Manhattan” su Total Freedom +, etichetta gestita dallo stesso Carrano.
L’idea è semplice ma estremamente efficace: un sax che non si dimentica, un po’ sulla falsariga di Lil’ Louis & the World’s “I Called U (The Conversation)”, un beat che incalza, un sample vocale che ipnotizza. Intendiamoci: non è una cover del brano citato, non senti le stesse note, quindi sfugge decisamente al trend un po’ asettico del solito ripescaggio. Più che altro si stravolgono elementi ‘del passato’ in modo finalmente più smaliziato, modalità che in questi anni i produttori di nuova generazione non sempre hanno colto appieno (con i risultati che sappiamo).
Racconta Carrano al telefono: “Antonio Contino è un mio conterraneo. Possedevo da anni queste sue registrazioni, ma non avevo idee su come arrangiarle. Un giorno, ho aperto per curiosità il progetto ed il puntatore dell’arrange si è posizionato casualmente su quel riff. Ho interpellato Marcel, e una volta incassato il suo ‘sì’, l’abbiamo proposto a Santarini, dj in forte ascesa, per realizzare assieme il follow-up della nostra ‘Bansuri’”.
Milk Bar è un progetto che unisce nuova e vecchia scuola, il collante è la musica: “E’ complicato proporre novità assolute, perché i dj, soprattutto in italia, non rischiano, e programmare un brano che non sia già un successo conclamato è virtù di pochi” ragiona Carrano. “I nostri colleghi più giovani dovrebbero iniziare a cogliere la vera essenza del nostro lavoro, ossia divulgare la buona musica. E i direttori artistici, spesso incompetenti, dovrebbero fidarsi. La gente mica scappa via se non usi i mash-up di Elettra Lamborghini”, sorride il dj producer pugliese.
Sul suono del futuro per la Total Freedom Recordings le idee sono chiare: “Continuiamo a produrre musica per i dj e per i club, diamo voce alle idee che possono provenire da esordienti o da nomi affermati della scena. Oggi la vera sfida è seguire ogni artista della famiglia, aiutarlo a creare un sound che lo identifichi e, da lì, sviluppare un progetto di crescita”, è il ragionamento di Carrano.
Un’ultima battuta sulla house odierna: “Si è involuta rimanendo ferma su se stessa e sui classici riproposti in qualsiasi salsa. Se ‘Get Get Down’ di Paul Johnson lo suona Peggy Gou è di tendenza, se lo suona un dj normale viene guardato come un rincoglionito che fa revival. Nella ricchezza delle sfumature del genere e nelle possibilità infinite che ci offre la tecnologia dobbiamo trovare nuove storie da raccontare, senza accontentarci di quelle già scritte”, è la sacrosanta riflessione finale.
di Leonardo Filomeno – 09/01/2020